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M5S Pantelleria: ‘Vogliamo un Parco Nazionale serio e realmente funzionale”

Pre­mes­so che sia­mo a favo­re del Par­co Nazio­na­le come stru­men­to di svi­lup­po eco­no­mi­co, di sal­va­guar­dia del­le tra­di­zio­ni e dell’ecosistema iso­la­no, il Movi­men­to 5 Stel­le di Pan­tel­le­ria cre­de che uno dei fini del­la sua isti­tu­zio­ne sia rida­re pie­na digni­tà e benes­se­re socia­le ai suoi abitanti.

Un Par­co che sia in gra­do di affron­ta­re le sfi­de che com­por­ti­no il cam­bio di para­dig­ma socia­le ed eco­no­mi­co del nostro territorio.

Che sia in gra­do di rida­re quel sen­so di Comu­ni­tà che sto­ri­ca­men­te ha ret­to la vita dell’Isola.

Che sia in gra­do di tra­ghet­ta­re la comu­ni­tà Pan­te­sca da una eco­no­mia linea­re, fat­ta di con­su­mo e spre­co, a quel­la più con­so­na e tra­di­zio­nal­men­te vis­su­ta da una comu­ni­tà rura­le, soste­ni­bi­le e circolare.

Fat­ta que­sta dove­ro­sa pre­mes­sa, onde evi­ta­re faci­li frain­ten­di­men­ti, cer­chia­mo di svi­sce­ra­re il nodo del­la que­stio­ne par­ten­do da un pre­sup­po­sto per noi fon­da­men­ta­le, in mate­ria di Par­co Nazio­na­le o di un area pro­tet­ta in genere.

Nel­le aree pro­tet­te esi­sto­no tut­ta una serie di nor­me e vin­co­li che ser­vo­no a tute­la­re il ter­ri­to­rio, l’am­bien­te, la flo­ra, la fau­na e non ulti­me le comu­ni­tà che ivi risie­do­no. La nor­ma giu­ri­di­ca, ma soprat­tut­to il buon sen­so, ci dice che già nel­le pri­mis­si­me fasi dell’avvio di un tale pro­ces­so, sia fon­da­men­ta­le coin­vol­ge­re a tut­ti i livel­li e con tut­ti gli stru­men­ti par­te­ci­pa­ti­vi le popo­la­zio­ni loca­li affin­ché si evi­ti­no di crea­re dei con­flit­ti socia­li che, di fat­to, rischia­no di ren­de­re vana ogni idea di tutela.

Que­sti pro­ces­si ser­vo­no prin­ci­pal­men­te ad evi­ta­re che si pos­sa divi­de­re la comu­ni­tà. Sap­pia­mo che quan­do, di fat­to, si inci­de sul­le abi­tu­di­ni con­so­li­da­te del­le per­so­ne, spes­so si crea­no degli schie­ra­men­ti: favo­re­vo­li, con­tra­ri, dubbiosi.

È per que­sto che è di pri­ma­ria impor­tan­za orga­niz­za­re seri pro­ces­si par­te­ci­pa­ti­vi che coin­vol­ga­no la base socia­le altri­men­ti, lo riba­dia­mo, il sen­so di appar­te­nen­za del­la comu­ni­tà, fon­da­men­ta­le soprat­tut­to in un’i­so­la, si disgre­ga, nuo­cen­do a tutti.

Con­si­de­ra­to che il nostro Par­co è arri­va­to, costi­tui­to, orga­niz­za­to e peri­me­tra­to sen­za che di fat­to la Comu­ni­tà ne sapes­se nul­la, per ovvia­re a tut­ti i pro­ces­si par­te­ci­pa­ti­vi omes­si, “qual­cu­no” ha pen­sa­to bene di ini­zia­re una gran­dio­sa atti­vi­tà di pro­pa­gan­da e di crea­zio­ne del Con­sen­so, così da far tene­re la boc­ca chiu­sa a colo­ro che l’idea del Par­co non l’hanno mai digerita.

Che si cer­chi il con­sen­so dei “famo­si“ por­ta­to­ri di inte­res­se è anche legit­ti­mo, ma crea­re il con­sen­so con atti a dir poco “licen­zio­si”, cre­dia­mo sia intel­let­tual­men­te scorretto.

Venia­mo ai fatti:

Qual­che gior­no fa, nei loca­li del castel­lo, è sta­ta indet­ta una riu­nio­ne infor­ma­ti­va con i cac­cia­to­ri, rela­to­re un fun­zio­na­rio dellI’ISPRA, e natu­ral­men­te il Pre­si­den­te del Par­co, con­si­de­ra­ta la sua cre­di­bi­li­tà, ha man­da­to avan­ti il SUO Diret­to­re, per ini­zia­re “l’operazione stra­te­gi­ca” vol­ta ad otte­ne­re “il consenso”.

Ed ecco com­pa­ri­re “L’Operazione Coni­glio Selvatico”.

Che la sovrab­bon­dan­za di tale ani­ma­le sia un serio pro­ble­ma per l’agricoltura è un fat­to risa­pu­to e cer­ta­men­te meri­to­rio di atten­zio­ne da par­te del­le isti­tu­zio­ni. L’idea dell’ Ente Par­co è quel­la di sfrut­ta­re un serio pro­ble­ma eco­no­mi­co con­ver­ten­do­lo in un’opportunità di crea­zio­ne del consenso.

Per­tan­to si ini­zia a gio­ca­re con la seman­ti­ca: i cac­cia­to­ri diven­ta­no dei Sele-Con­trol­lo­ri. Con l’avallo di un auto­re­vo­le ente come l’ISPRA, si allar­ga­no le maglie dell’arte vena­to­ria e, quin­di, non esi­ste più un perio­do per cac­cia­re, si pos­so­no uti­liz­za­re siste­mi di cac­cia da anni vie­ta­ti, siste­mi, per inten­der­ci, degni dei miglio­ri brac­co­nie­ri (cat­tu­ra con le reti, cat­tu­ra not­tur­na con l’utilizzo di fon­ti luminose.…).

A casa nostra que­sto si chia­ma “brac­co­nag­gio”. Ma per quel “male­det­tis­si­mo” Con­sen­so,  tut­to que­sto è nor­ma­le, auto­riz­za­to e con­sen­ti­to. Meto­di alter­na­ti­vi? Ovvia­men­te ven­go­no appe­na men­zio­na­ti, così da non dare ecces­si­vo distur­bo al “Con­sen­so”.

Quan­to sopra fa il paio ad un’altra ope­ra­zio­ne stra­te­gi­ca e cioè, l’utilizzo dei fito­far­ma­ci (gli­fo­sa­to per gli esper­ti), per leg­ge nel­le aree pro­tet­te vie­ta­to. One­sta­men­te, ci sarem­mo aspet­ta­ti, per ini­zia­re a risol­ve­re la que­stio­ne, l’avvio di un per­cor­so edu­ca­ti­vo e tec­ni­co da offri­re agli agri­col­to­ri per accom­pa­gnar­li ver­so una con­ver­sio­ne seria al bio­lo­gi­co, dove pre­ve­de­re anche l’utilizzo di con­tri­bu­ti eco­no­mi­ci per aiu­tar­li in que­sto pas­sag­gio. E inve­ce, per abbre­via­re i tem­pi e per crea­re il famo­so “Con­sen­so”, nasce il prin­ci­pio del­la “Modi­ca quantità”.

Con un ordi­nan­za del Diret­to­re del Par­co, di fat­to si auto­riz­za l’uso del­la “medi­ci­na”, ma in modi­che dosi. Si auto­riz­za­no di fat­to gli agri­col­to­ri ad uti­liz­za­re il 10/15% del­la dose con­si­glia­ta nel­le istru­zio­ni d’uso del diser­ban­te stesso.

Imma­gi­nia­mo già gli orga­ni­smi pre­po­sti al con­trol­lo (i “Ver­di”) ad anda­re in giro con la vali­get­ta del pic­co­lo chi­mi­co a con­trol­la­re nel­le “pom­pe” dei con­ta­di­ni la rea­le dose utilizzata.

Quin­di, di fat­to vie­ne auto­riz­za­to l’uso del diser­ban­te con buo­na pace di tut­te le regole.

Mora­le del­la favo­la? Di fat­to ci tro­via­mo un Par­co dove si auto­riz­za il brac­co­nag­gio e l’uso dei fitofarmaci.

A que­sto pun­to noi ci doman­dia­mo: se que­sti due prin­ci­pi base di ogni area pro­tet­ta ven­go­no in manie­ra così spre­giu­di­ca­ta­men­te cal­pe­sta­ti, si con­fer­ma l’ipotesi di tan­ti che que­sto Par­co ser­ve ad altro (sti­pen­di, posi­zio­ni, viag­gi, abbuf­fa­te ecc.)? Noi non ci voglia­mo credere.

La nostra pazien­za, però, è qua­si al capolinea.

Le fina­li­tà del Par­co sono det­ta­glia­ta­men­te ripor­ta­te nell’art. 3 del­lo Sta­tu­to e chie­dia­mo a viva voce che la sua Gover­nan­ce non solo lo rileg­ga, ma che lo impa­ri a memo­ria, per­ché stia­mo anco­ra aspet­tan­do un pia­no per la tute­la del pae­sag­gio, per la con­ser­va­zio­ne, il restau­ro, il recu­pe­ro e la valo­riz­za­zio­ne del pae­sag­gio sto­ri­co – agra­rio, dei cen­tri e dei nuclei abi­ta­ti loca­liz­za­ti all’interno del Par­co (sen­tie­ri, stra­de, muret­ti, dam­mu­si, ter­raz­za­men­ti, reim­pian­to ecc.), tut­te fina­li­tà del Par­co con­te­nu­te al com­ma 2 pun­to a) dell’articolo, sal­ta­te a piè pari.

Sie­te anco­ra fer­mi alle chiac­chie­re, voglia­mo i fat­ti, una pian­ta orga­ni­ca e gen­te che impe­gni il suo tem­po per recu­pe­ra­re quel patri­mo­nio mate­ria­le ed imma­te­ria­le che rischia l’estinzione.

M5S Pan­tel­le­ria

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