La risposta del Segretario Pd di Pantelleria, Angelo Fumuso alle critiche dopo la sua riflessione sull’agricoltura sull’isola
Dopo la pubblicazione ho avuto come prevedevo della condivisioni e dei critici. Volevo precisare che dopo aver assistito al dibattito sull’agricoltura trasmesso online, ho notato la pochezza del dibattito sviluppatosi, ed ho voluto dare un mio contributo.
Voglio segnalare la bibliografia di questo articolo:
- articoli scritti sul “il Panteco”,
- appunti di interviste e discussioni con Don Vito Valenza e l’enologo dell’Agricoltori Associati.
- Appunti e interviste al “Consorzio Siciliano”, cioè la vecchia cantina, come una volta s’intendeva.
- Articoli e una discussione con Veronelli, notissimo esperto di vini e consulenti in tante riviste del settore. A lui si devono i DE:CO, per dirne una.
- Appunti di un corso POR sullo sviluppo economico dell’isola a cui sono intervenuti il compianto Giovanni Casano, enologo dell’Agricoltori Associati e poi del Consorzio Siciliano ed infine consulente della “Pellegrino”, Saro Capadonna del Capperificio di Pantelleria che ci tenne una relazione sull’economia del cappero e del moscato.
- Le relazioni di quel corso.
- Mi sono incontrato con gli agronomi, compresa la dott.ssa Graziella Pavia.
- Appunti dei confronti e discussioni col dott. Antonio Parrinello direttore del Parco sul tema Agricoltura nell’isola e suo sviluppo.
- Oltre a qualche altro incontro e discussione.
Non sarò un “esperto”, un ingegnere gestionale specializzato nel settore agricolo, ma qualcuno l’ho conosciuto, e tutti dicono che bisogna che le aziende isolane devono almeno raddoppiare la produzione e vendita per renderle sane e stare bene sul mercato.
Come tutti i Panteschi ho raccolto l’uva, ho aiutato gli uomini nella potatura e pulizia dei terreni, quando mio padre era diventato vecchio, per non dargli un dispiacere di lasciare i terreni “gerbi”. Questo per dire che non sarò un esperto, ma uno che segue e si interessa del problema da oltre quarant’anni, sì!
Secondo i miei due interlocutori la crisi dell’Agricoltura non esiste!
I contadini si lamentano per natura e poi hanno tantissime agevolazioni: comprano i mezzi meccanici a meta prezzo e poi hanno l’iva al 10%, tanto per dirne una.
Per quanto riguarda il prezzo, loro non ne hanno di problemi. Loro producono e loro decidono il prezzo; l’IGT loro lo vendono a € 65,00 e €110, l’uva a DOC.
L’uva passa la possono vendere a qualunque prezzo a secondo delle annate, anche a € 2.000,00 al quintale. Il mercato del moscato è saturo e lo devono svendere a €12.00 – 10.00 a bottiglia. È più redditizio il mercato del cappero e quello dell’origano, che si può vendere a molto, se non ricordo male a €120,00 al quintale.
Io, il Sindaco Campo, il direttore del Parco Antonio Parrinello, gli agronomi da me interpellati e tutte le persone che hanno preso parte al dibattito, ahimè sbagliamo tutti!
Comunque alla fine della discussione le nostre proposte sono:
- attenzione ai terreni incolti,
- favorire forme cooperativistiche tra giovani per combattere la frammentazione del territorio e poter accedere a finanziamenti,
- riprendere il Passitaly per la promozione del moscato,
- diminuire le tasse dei rifiuti per chi fa uso di compostiere ed altre macchinari che favoriscono la produzione di concime.
Su questo sono d’accordo. Le giudicano utili!
Ho voluto riportare questa discussione in quanto ho l’impressione che accanto all’agricoltura ufficiale, ce ne sia una secondaria fatta da hobbisti, da gente da secondo lavoro, che in questa crisi sono riusciti a creare delle loro strade, tutte personali, e che su questa crisi creano i loro guadagni. Purtroppo sono loro la pietra di trasversale a qualsiasi iniziativa ufficiale che s’intraprenda.
Non parlo delle due persone che mi hanno risposto naturalmente, ma loro mi hanno fatto intravedere questa categoria.
La crisi oggi come allora non si vince da soli, ma creando forme di associativismo che erano e sono le cooperative; siano esse di lavoro che di trasformazione, cioè le cantine. Oltre all’immissione di giovani bisogna curarne la loro entrata ufficiale nel mondo della agricoltura e non da hobbisti o da secondo lavoro.
Questa situazione non è nuova per Pantelleria, cioè quella di una parte (pietra) trasversale. Dobbiamo andare indietro al periodo della sindacatura di Don Giovanni Errera per trovare l’esempio più calzante ed estremista.
È rimasta memorabile la storia di Don Giovanni Errera, primo Sindaco Socialista eletto in un operazione milazziana, in cui il MSI di Mommo Secchi, diede un apporto decisivo, per abbattere il Sindaco Almanza ex podestà e poi sindaco dopo la rivolta del ’48 pantesco. Rivolta che aveva fatto rimuovere il Sindaco Valenza, giunta che se non ricordo male era di tendenze di “Azione e Libertà”. Basta leggere le cronache del vecchio “Panteco” che ricostruisce quelle giornate e avanza il sospetto che quella rivolta fu pilotata per abbattere il Sindaco, con false informazioni su tasse e baghelle agricole varie.
Tante volte “Don Ciuvanni” si presentava di notte, in vestaglia e in piedi sopra le vasche alla Cantina vecchia, dove veniva macinata l’uva, per sorvegliare che non venisse buttata della nafta per inquinare il mosto d’uva e renderlo inutilizzabile.
Allora si diceva che coloro che guadagnavano dalle sensalerie, erano la pietra di mezzo alla cooperativa che seguiva fini sociali e non di lucro personale.
Allora c’era il dualismo Almanza-Don Giovanni Errera come più tardi tra Salvatore Gabriele e Alberto Di Marzo. Lotta allora come nel recente passato, senza esclusione di colpi. Basta parlare con qualche anziano di famiglia per farvi raccontare di come erano affollati i comizi e di come la gente era accalorata e pasionaria a quel dualismo.
Celebri sono stati i comizi in cui il Sindaco Almanza dava del “coatto”, dell’avanzo di galera e della contro replica. “Io sono orgoglioso e me ne vanto del mio periodo di galera. Detenuto in quanto antifascista, con le mani pulite! Lo stesso può dire il Sindaco Almanza?”
Allora il popolo di sinistra era numeroso e agguerrito! Si racconta che nel giorno del suo insediamento, Don Giovanni diede un calcio all’unica poltrona ch’era quella del Sindaco e si sedette nella sedia di legno come tutti i consiglieri, da quel giorno e per sempre.
La famiglia Errera è sempre stata una famiglia socialista molto radicale. Don Giovanni e il Ministro, i personaggi più di spicco, erano cresciuti assieme a Saragat e tanti personaggi socialisti in esilio.
E allora oggi come allora, attenti alle pietre trasversali!
Angelo Fumuso
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