Giosuè Calaciura, autore di ‘Pantelleria, l’ultima isola’, vince il Premio Presìdi del Libro a Taranto

Giosuè Calaciura, autore di ‘Pantelleria, l’ultima isola’, vince il Premio Presìdi del Libro a Taranto

08/04/2019 0 Di Francesca Marrucci

L’Autore di ‘Pantelleria, l’ultima isola’ ha vinto ieri il Premio Presìdi del Libro a Taranto con il nuovo romanzo ‘Tram di Natale’

di Fran­ce­sca Marrucci

Gio­suè Cala­ciu­ra con il roman­zo “Tram di Nata­le” (Sel­le­rio, 2018), ha vin­to ieri a Taran­to, nel­la pre­sti­gio­sa cor­ni­ce del Tea­tro Fusco, la ter­za edi­zio­ne del Pre­mio Pre­sì­di del Libro’.

L’au­to­re di ‘Pan­tel­le­ria, l’ul­ti­ma iso­la’, è sta­to pre­mia­to dal­la pre­si­den­te dell’associazione Pre­sì­di del libro Anna­ma­ria Mon­ti­na­ro, per la sto­ria di un tram, che si fa imma­gi­na­re come iso­la di luce nel buio del­la not­te di Nata­le, viag­gia nell’estrema peri­fe­ria. Den­tro por­ta un miste­ro, fra­gi­le e abban­do­na­to. Sal­go­no pove­re per­so­ne che han­no fini­to la giornata.

Ori­gi­na­rio di Paler­mo, Cala­ciu­ra è gior­na­li­sta e scrit­to­re. Col­la­bo­ra con Rai Radio3, quo­ti­dia­ni e rivi­ste. Tra i suoi ulti­mi lavo­ri ricor­dia­mo La peni­ten­za (2016), e il sag­gio Pan­tel­le­ria, l’ultima iso­la (2016). Con que­sta casa edi­tri­ce Bam­bi­ni e altri ani­ma­li (2013), Bor­go Vec­chio (2017) e Il tram di Nata­le (2018).

Attual­men­te si occu­pa anche del­la tra­smis­sio­ne radio­fo­ni­ca di Rai Radio 3, Farenheit.

La moti­va­zio­ne che ha accom­pa­gna­to la vin­ci­ta di Cala­ciu­ra: “Richia­man­do il Can­to di dic­ken­sia­na memo­ria, il roman­zo dà vita ad un’umanità dolen­te che nel­la not­te di Nata­le si rac­co­glie in un tram come un pre­se­pe viag­gian­te. Ognu­no por­ta den­tro di sé una sto­ria rac­con­ta­ta con sen­si­bi­li­tà straor­di­na­ria in una lin­gua rea­li­sti­ca e insie­me liri­ca che resti­tui­sce l’urgenza, la pro­fon­di­tà e le con­trad­di­zio­ni del nostro tem­po. Lo sco­po è quel­lo di affer­ma­re che la socie­tà ha una sostan­za uma­na irri­nun­cia­bi­le e di mostrar­ne il tena­ce desi­de­rio di esistere.”