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Ci scrive un lettore Pantesco: dopo il naufragio del catamarano francese, più attenzione per le regole in mare
10/04/2019Gentile Direttore,
voglio condividere con Lei ed i Suoi lettori una riflessione personale sugli eventi che, qualche settimana fa, hanno portato al recupero dell’equipaggio di un catamarano francese da parte della Guardia Costiera della nostra bella isola di Pantelleria.
Ho avuto modo di esprimere già questa mia stessa opinione su Facebook e vorrei estendere il ragionamento anche ai lettori.
Amo il mare e anche io ho un’imbarcazione e la gente di mare sa che rispettare i divieti in caso di avverse condizioni atmosferiche significa innanzi tutto salvaguardare sé stessi, ma anche gli eventuali soccorritori.
Chi conosce queste acque, come tanti velisti e regatisti, dice non a caso che sono le acque più difficili del Mediterraneo.
Quando, l’11 marzo scorso, c’è stato il naufragio del catamarano francese, era sconsigliato uscire in mare, eppure i proprietari hanno deciso di farlo.
Vi invio una foto molto significativa del risultato di questa decisione.
Questa è la motovedetta più grande in dotazione alla Capitaneria che è stata protagonista del salvataggio dell’equipaggio.
Oggi è ancora rotta dopo quell’episodio, grazie a questi signori francesi che hanno inteso interpretare a modo loro la calma apparente di quelle ore, che invece era solo un giro di vento, a seguito del quale sarebbe arrivato il maestrale come uno tsunami.
Inutile dire che in una situazione ed in una posizione in mezzo al Canale di Sicilia come quella di Pantelleria, questa motovedetta risulta fondamentale e dopo un mese non è ancora disponibile.
Per colpa dell’avventatezza di questi signori, abbiamo rischiato la vita di 5 soccorritori inutilmente e stupidamente e ora l’isola è senza la barca, che dovrà essere riparata a spese della comunità.
Non capisco perché non venga impedito dalle autorità a questi diportisti di lasciare il porto con tali previsioni…
Il mare di Pantelleria è rispettato da tutta la gente di mare esperta, locale ed internazionale, sapendo che qui repentinamente cambiano le condizioni meteo e nel giro di un’ora o due ti puoi ritrovare in mezzo ad un uragano senza la possibilità di rientrare.
A chi, quindi, saluta questa vicenda e quanto successo poi in modo positivo, tranne ovviamente che per il comportamento esemplare della Guardia Costiera, dico che non vedo nessuna conclusione positiva.
L’ospitalità che ci caratterizza e di cui siamo orgogliosi, ci ha reso protagonisti in questa come in altre occasioni poco piacevoli e così deve essere, però ci vuole anche rispetto delle regole e del luogo, oltre che del mare.
Mi chiedo, se una barca italiana in Francia avesse fatto lo stesso, cosa sarebbe successo?
Cordiali saluti,
Giuseppe Busetta
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Ho letto la flippica contro chi affronta il mare in condizioni avverse.. Due domande: 1 – il catamarano francese dov’è? Sembra dalla nota che l’imprudente uscita in mare autorizzi qualcuno a fregarsi il catamarano. 2 – la motovedetta è rotta. Si sta dicendo che soccorrere qualcuno equivalga a rompere le motovedette? Esse sono fatte di burro?
Gentile Signor Vicario,
rispondiamo dalla Redazione alle sue domande, anche se le riteniamo poco pertinenti.
1. Perché il lettore che ci scrive dovrebbe sapere dov’è il catamarano? E il fatto che non si trovi il catamarano cambia qualcosa nell’oggetto delle sue riflessioni?
2. Forse lei non ha capito bene cosa il lettore ci sta dicendo e che può essere valido per milioni di altri esempi: se non si seguono le regole messe per salvaguardare le persone, si rischia la propria vita, si mettono in pericolo i soccorritori e si rischia di fare danni gravi alla comunità. Solo per non aver rispettato le regole.
Non è un caso, ad esempio, che questi comportamenti siano stati condannati da molti enti quali Protezione Civile, Soccorso Alpino, ecc. tanto che si parla di far pagare i soccorsi a quanti, pur avvertiti di non intraprendere alcune azioni, mettono a repentaglio la propria vita e quella dei soccorritori.
Saluti,
La Redazione
È scritto a chiare lettere che la vedetta di soccorso si è rotta nelle operazioni di recupero del catamarano francese. Che le spese della riparazione del guasto imprecisato saranno a carico dei panteschi. Il battello della Capitaneria si rompe quando o è decrepito oppure quando non viene fatta la manutenzione ordinaria. Mai e poi mai dipenderà dalla nazionalità dei naufraghi. Questo per quanto riguarda uno dei due punti, quello della categoria della nave traghetto sempre rotta.