Gentile Direttore,
voglio condividere con Lei ed i Suoi lettori una riflessione personale sugli eventi che, qualche settimana fa, hanno portato al recupero dell’equipaggio di un catamarano francese da parte della Guardia Costiera della nostra bella isola di Pantelleria.
Ho avuto modo di esprimere già questa mia stessa opinione su Facebook e vorrei estendere il ragionamento anche ai lettori.
Amo il mare e anche io ho un’imbarcazione e la gente di mare sa che rispettare i divieti in caso di avverse condizioni atmosferiche significa innanzi tutto salvaguardare sé stessi, ma anche gli eventuali soccorritori.
Chi conosce queste acque, come tanti velisti e regatisti, dice non a caso che sono le acque più difficili del Mediterraneo.
Quando, l’11 marzo scorso, c’è stato il naufragio del catamarano francese, era sconsigliato uscire in mare, eppure i proprietari hanno deciso di farlo.
Vi invio una foto molto significativa del risultato di questa decisione.
Questa è la motovedetta più grande in dotazione alla Capitaneria che è stata protagonista del salvataggio dell’equipaggio.
Oggi è ancora rotta dopo quell’episodio, grazie a questi signori francesi che hanno inteso interpretare a modo loro la calma apparente di quelle ore, che invece era solo un giro di vento, a seguito del quale sarebbe arrivato il maestrale come uno tsunami.
Inutile dire che in una situazione ed in una posizione in mezzo al Canale di Sicilia come quella di Pantelleria, questa motovedetta risulta fondamentale e dopo un mese non è ancora disponibile.
Per colpa dell’avventatezza di questi signori, abbiamo rischiato la vita di 5 soccorritori inutilmente e stupidamente e ora l’isola è senza la barca, che dovrà essere riparata a spese della comunità.
Non capisco perché non venga impedito dalle autorità a questi diportisti di lasciare il porto con tali previsioni…
Il mare di Pantelleria è rispettato da tutta la gente di mare esperta, locale ed internazionale, sapendo che qui repentinamente cambiano le condizioni meteo e nel giro di un’ora o due ti puoi ritrovare in mezzo ad un uragano senza la possibilità di rientrare.
A chi, quindi, saluta questa vicenda e quanto successo poi in modo positivo, tranne ovviamente che per il comportamento esemplare della Guardia Costiera, dico che non vedo nessuna conclusione positiva.
L’ospitalità che ci caratterizza e di cui siamo orgogliosi, ci ha reso protagonisti in questa come in altre occasioni poco piacevoli e così deve essere, però ci vuole anche rispetto delle regole e del luogo, oltre che del mare.
Mi chiedo, se una barca italiana in Francia avesse fatto lo stesso, cosa sarebbe successo?
Cordiali saluti,
Giuseppe Busetta
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