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Intervista a Diego Maggio sul libro su Pantelleria presentato ad Albano laziale

Abbiamo intervistato Diego Maggio, autore marsalese del libro ‘Conosci tu il paese dove…’, ambientato a Pantelleria e presentato sabato 4 maggio al Museo Diocesano di Albano laziale.

A cornice dell’evento la degustazione dei più noti brand di passito pantesco e una narrazione affascinante sulla bellezza, la ricchezza ed il fascino della Perla Nera nelle parole dell’Autore.

di Fran­ce­sca Marrucci

Saba­to 4 mag­gio pres­so il Museo Dio­ce­sa­no di Alba­no lazia­le (RM) si è tenu­ta la pre­sen­ta­zio­ne del libro di Die­go Mag­gioCono­sci tu il pae­se dove...’, una nar­ra­zio­ne che vede come pro­ta­go­ni­sta l’I­so­la di Pan­tel­le­ria, le sue uni­ci­tà, la sua gen­te, i suoi pro­dot­ti, in spe­cie quel­lo che vie­ne dal­la vite, Patri­mo­nio del­l’U­NE­SCO: il vino.

Il Pas­si­to di Pan­tel­le­ria, rap­pre­sen­ta­to dai più noti e quo­ta­ti brand del­la Per­la Nera, è sta­to anche pro­ta­go­ni­sta del­la degu­sta­zio­ne fina­le all’e­ven­to, insie­me alle ciam­bel­le al vino castel­la­ne: Don­na­fu­ga­ta, Pel­le­gri­no, De Bar­to­li, Vini­so­la, Coste Ghir­lan­da e Ema­nue­la Bono­mo.

L’in­con­tro è sta­to intro­dot­to da Rober­to Libe­ra, stu­dio­so e Diret­to­re del Museo, che ha dato il ben­ve­nu­to all’Au­to­re e ha espres­so apprez­za­men­to per il gra­di­men­to del pub­bli­co che ha riem­pi­to i posti in sala. Ad intro­dur­re Die­go Mag­gio e la sua squi­si­ta nar­ra­zio­ne, inve­ce, ci ha pen­sa­to Fran­ce­sca Bian­chi, con un pre­zio­so con­tri­bu­to di Rober­to Tum­ba­rel­lo.

Abbia­mo inter­vi­sta­to l’Au­to­re, Die­go Mag­gio, che vi pro­po­nia­mo anche in alcu­ne par­ti del suo inter­ven­to nel video di segui­to, sul­la sua pas­sio­ne per Pantelleria..

La passione per il vino e per la vite è stato il pretesto per scrivere storie, raccontare terre e popoli, illustrare paesaggi per lei, come in quest’ultimo libro. La peculiarità e l’unicità di Pantelleria quanto deve alla sua vite, patrimonio dell’Unesco?

La vite e il vino costi­tui­sco­no per me stru­men­ti per la tra­smis­sio­ne del pen­sie­ro e dei sen­ti­men­ti. La mia fami­glia, le mie ori­gi­ni, le radi­ci di quel che sono, tro­va­no fon­da­men­to  pro­prio nel­la pian­ta più bel­la e più uti­le del­la sto­ria uma­na, non­ché nel­la bevan­da del­la socie­vo­lez­za, del­l’a­mo­re, del benes­se­re fisi­co e spirituale.

Pan­tel­le­ria e la sua vigna, dun­que, rap­pre­sen­ta­no non un imma­gi­na­rio sim­bo­li­co, ma il para­dig­ma del­la medi­ter­ra­nei­tà vis­su­ta, del­la fati­ca assur­ta a cifra di un’i­so­la tan­to dif­fi­ci­le quan­to straor­di­na­ria e coinvolgente.

Scon­giu­ra­re il len­to dete­rio­ra­men­to di que­sto patri­mo­nio signi­fi­che­rà sal­va­re le radi­ci degli uomi­ni e del­le vigne, con­ser­va­re l’e­spres­sio­ne più anti­ca del­l’a­gri­col­tu­ra mon­dia­le e lasciar con­vi­ve­re quel micro eno-siste­ma con la sua stes­sa storia.

La pra­ti­ca agri­co­la del­la col­ti­va­zio­ne ad albe­rel­lo crea un sen­so di con­ti­nui­tà, un lega­me tra i mem­bri del­la comu­ni­tà pan­te­sca. Con la depre­ca­bi­le spa­ri­zio­ne del vigne­to, ver­reb­be reci­so l’ul­ti­mo cor­do­ne ombe­li­ca­le che lega Pan­tel­le­ria alla sua più resi­sten­te tra­di­zio­ne: che sin dai tem­pi dei Feni­ci è sta­ta l’a­gri­col­tu­ra, nel­l’am­bi­to del­la qua­le il vigne­to ha avu­to un ruo­lo sovra­no. Va invo­ca­ta l’attenzione del­la comu­ni­tà inter­na­zio­na­le sul­la soprav­vi­ven­za di que­sta auten­ti­ca “civil­tà”: che con­ti­nui a lega­re con­tra­da a con­tra­da, non­ni a nipo­ti, l’isola alla sua sto­ria plurisecolare.

Da dove nasce l’idea di abbinare le immagini dell’isola alla narrazione?

Il rac­con­to che si dipa­na in que­ste pagi­ne è accom­pa­gna­to da tan­te imma­gi­ni che pun­ta­no al… det­ta­glio del par­ti­co­la­re, den­tro il sog­get­to: colo­ri appe­na accen­na­ti, o for­tis­si­mi, un sas­so o un ramo che ren­do­no esat­ta­men­te come una diste­sa pra­te­ria, un ango­lo di un cor­ti­le o di un molo, ripro­du­co­no tut­to l’e­te­ro­ge­neo pano­ra­ma iso­la­no. Una sto­ria, la mia, che ho volu­to lega­ta da imma­gi­ni, amo­re, ter­ra, fan­ta­sia in cui i per­so­nag­gi cita­ti, sicu­ra­men­te veri e inten­zio­nal­men­te resi uni­ver­sa­li, fra dam­mu­si e archi, maio­li­che e bou­gan­vil­le, sono vici­ni a chi leg­ge: sì da con­sen­tir­gli di goder­si l’isola del ven­to, con tut­ti i suoi chi­lo­me­tri­ci muret­ti di pie­tra lavi­ca e i miste­rio­si sesi, costrui­ti dai pri­mi pan­te­schi cin­que mil­len­ni addietro.

E’ per que­sto che gli uomi­ni, i pro­ta­go­ni­sti del rac­con­to, tor­na­no tut­ti fami­lia­ri. Li si può sen­ti­re pre­sen­ti, qua­si fisi­ca­men­te. Attra­ver­so il nar­ra­re dei sen­si che ho cer­ca­to di uti­liz­za­re, dei per­so­nag­gi pan­te­schi sem­bra di sape­re un po’ tut­to: la fati­ca, le spe­ran­ze, la tena­cia, il corag­gio, la nostal­gia, il tur­ba­men­to, il dolo­re, la gio­ia, la malin­co­nia, gli affet­ti, i lega­mi, l’amore, i rap­por­ti, l’orgoglio, le appar­te­nen­ze, la soli­tu­di­ne, il pas­sa­to, il pre­sen­te… Ogni scat­to foto­gra­fi­co e ogni fram­men­to di paro­le tra­du­co­no un sen­so e rac­con­ta­no un sentimento.

Ha già presentato il libro a Pantelleria?

Sì, que­sto libro mi è sta­to già fat­to pre­sen­ta­re due vol­te a Pan­tel­le­ria: entram­be all’in­ter­no del Castel­lo. E ogni vol­ta ho “sen­ti­to” cir­co­la­re fra i nume­ro­si pre­sen­ti un fre­mi­to di orgo­glio deri­va­to dal sen­so di appar­te­nen­za a quest’isola.

C’è la possibilità che scriva un altro libro con Pantelleria come protagonista? E se sì, quale sarebbe il tema che vorrebbe toccare?

Ha tro­va­to così feli­ce con­fer­ma la mia ini­zia­le intui­zio­ne seguen­do la qua­le ho volu­to, scri­ven­do, inau­gu­ra­re un nuo­vo approc­cio di sin­to­nia e di gra­ti­tu­di­ne nei con­fron­ti di que­sto habi­tat che spes­so mi ha fami­liar­men­te ospi­ta­to come se ne fos­si anch’io nativo.

Attri­bui­sco già ai diver­si altro­ve che vedran­no con­te­stua­liz­za­ti i miei suc­ces­si­vi rac­con­ti, la con­ti­nui­tà di un desi­de­rio del­l’a­ni­ma che, a par­ti­re da Pan­tel­le­ria, si tra­dur­rà nel descri­ve­re la vita che scor­re nei mil­le pae­si di que­sto nostro uni­co Pae­se. E ne farò rega­lo cor­dia­le a colo­ro che ho impa­ra­to ad ama­re e dei luo­ghi che ho inten­sa­men­te vissuto.

 

 

Foto di Die­go Mag­gio e Fran­ce­sca Marrucci

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