Lo scrittore siciliano, Gaetano Basile, durante la sua permanenza a Pantelleria, ospite del Comitato Preziosa Pantelleria, ci ha parlato del suo libro, del suo rapporto con Pantelleria e della cucina pantesca che si sta perdendo
di Flavio Silvia
Durante il caffè letterario di domenica 5 maggio presso la Mediateca Comunale, abbiamo avuto l’occasione, in esclusiva per Pantelleria – Punto a Capo Online, di porre delle domande inerenti al libro e non, allo scrittore Gaetano Basile, che in tale occasione ha presentato il suo libro “La vita in Sicilia al tempo dei Borbone”.
Signor Basile, quali sono le tematiche che affronta in questo nuovo libro?
Il libro parla semplicemente della vita quotidiana in Sicilia all’epoca dei Borbone, però racchiude tutte quelle curiosità e storie incredibili che in altri libri non ho trovato. Di libri sui Borbone in circolazione ce ne sono ben 196, però tutti parlano di Napoli e delle sue storie, oppure della Calabria e della Puglia. La Sicilia viene citata soltanto quando il Re Ferdinando si rifugiò a Palermo e poi quando scoppiano i primi moti indipendentisti, ignorando che quelli furono i primi moti europei, quelli che portarono ad infiammare l’Europa intera e che in genere vengono sottovalutati.
Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Ho vissuto 12 anni a Napoli e i Borbone a Napoli sono ancora “vivi”, tangibili. Un secondo motivo è, senza dubbio, che a me, quando qualcuno viene descritto troppo cattivo, incuriosisce. Voglio vedere cos’è vero e cosa no dietro questa cattiveria. Ad esempio, ho scoperto che i Borbone furono persone normalissime, hanno avuto lati buoni e altri meno buoni. Sono passati alla Storia come “cattivi”, perché la storia la scrivono i vincitori.
C’è qualche curiosità o aneddoto che vuole raccontarci del libro?
Sono tutti aneddoti particolari e giustamente c’è stato un caro amico, collega e giornalista, che ha detto: “Gaetano Basile ha riscritto Chi e Novella Duemila però in edizione 1800!’ In effetti, sono andato a raccogliere anche quello che, oggi, sarebbe il gossip dell’epoca.
C’è qualcosa, un evento, un monumento o un luogo di Pantelleria che le potrebbero ispirare un libro ambientato o riguardante l’isola?
Inerente alla storia dei Borbone no. L’unica notizia che ho trovato rilevante è stato il restauro del castello Barbacane fatto in epoca borbonica. Non penso sia un’isola che abbia ancora “odore” di Borbone. È un’isola che invece profuma di antichissima civiltà, di un’inno alla natura. Diciamo che Pantelleria è tutt’altra cosa. Pantelleria è molto più vasta, molto più importante, molto più emozionante.
Come ha trovato l’isola durante questa sua visita?
Io sono già stato a Pantelleria. Conosco bene l’isola e la realtà che Pantelleria vive. Diciamo che c’è il lato positivo e il lato negativo. Per quanto riguarda il lato negativo l’ho trovata molto trascurata in certi aspetti. Un aspetto positivo è che oggi è frequentatissima, è sulla cresta dell’onda grazie anche ai VIP che vi si sono stabiliti. È un’isola che va curata con molta attenzione. Qui ho anche girato un documentario televisivo, portando 75 giornalisti di fama internazionale. Pantelleria è un’isola dal fascino assolutamente unico. Un’altra isola come Pantelleria non esiste. In questi giorni, poi, con la Primavera che inizia, ho trovato un’isola nera con dieci mila colori.…
Cosa pensa della cucina e delle tipicità pantesche?
La cucina pantesca è stata dimenticata. Le racconto un’aneddoto. Andando in un ristorante dell’isola, ho chiesto dei piatti panteschi che avevo assaggiato negli anni scorsi. Ho chiesto se era possibile rifare due piatti che mi avevano colpito profondamente, la pasta con le patelle e la pasta con i granchietti delle scogliere. La risposta è stata: “Mii, e cu è chi i va pigghià?”
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