Il Consorzio Tutela e Valorizzazione di Vini doc di Pantelleria propone di cambiare la denominazione aggiungendo ‘Sicilia’.
Un pericolo per il prodotto isolano e il Sindaco Vincenzo Campo lancia l’allarme e un appello agli agricoltori panteschi.
di Angelo Fumuso
Il CDA del Consorzio Volontario per la Tutela e la Valorizzazione dei vini a Doc nell’isola di Pantelleria ha indetto una riunione dei soci per cambiare il Disciplinare del DOC Pantelleria, introducendo la parola Sicilia.
Gli omicidi, in Sicilia si compiono sempre in estate, in silenzio e senza testimoni e così sta accadendo per la riunione del CDA del Consorzio di Tutela di Pantelleria.
In pieno silenzio si sta uccidendo il DOC Pantelleria, infliggendo il colpo mortale all’Agricoltura Pantesca.
“L’hanno fatto apposta! Fare la riunione di domenica e addirittura il giorno delle Elezioni Europee; molti non andranno alla riunione. Già ci vanno in pochi, figuriamoci ora!” ha detto un agricoltore nella riunione indetta dall’Amministrazione al Circolo Stella Trieste.
E il colmo, o l’ironia di questo omicidio, è che l’autore si chiama Consorzio di Tutela di Pantelleria.
Da Doc Pantelleria a Doc Pantelleria-Sicilia
Ma quali interessi cura questo Consorzio? Dovrebbe, in teoria, curare gli interessi Panteschi, ma nella riunione di un mese fa al Circolo “La Tinozza” si era paventata la questione, che oggi è diventata realtà: il CDA del Consorzio è praticamente in scadenza di mandato e per il giorno di domenica 26 maggio, il giorno per le votazioni Europee, aveva indetto una riunione dei soci.
Al punto 3 dell’Ordine del Giorno, c’era l’approvazione del cambio del Disciplinare, da Doc Pantelleria a Doc Pantelleria-Sicilia. L’hanno definita ‘un’occasione importante’, economicamente parlando, perché la Doc Sicilia dalle 29 milioni di bottiglie vendute è passata alle 88 milioni di bottiglie: sbalorditivo!
Mentre in tutta Italia c’è la corsa a dotarsi di marchi geografici d’origine controllata, IGP, DOC, o similari, per creare quella nicchia virtuosa che veicoli assieme al territorio, i suoi prodotti, a Pantelleria, con questa decisione del Consorzio, avviene il contrario!
Sindaco e agricoltori preoccupati
Altra cosa allarmante è che prima è stato rinviato e poi praticamente annullato l’incontro col Sindaco di Pantelleria, Vincenzo Campo, che chiedeva delucidazioni e un rinvio della discussione.
Aggiungiamo che molti soci nelle varie riunioni, si sono lamentati dell’uso ‘disinvolto’ della politica delle deleghe, pratica molto discutibile.
Inoltre, appare a molti inopportuno che questo CDA, in scadenza di mandato, ponga in questo momento una problematica di tale portata senza che ci sia prima un minimo di approfondimento e senza fare delle riunioni preliminari di coinvolgimento dei soci e della popolazione.
Il Sindaco di Pantelleria, Vincenzo Campo, sulla questione è stato chiaro e non ha nascosto la preoccupazione per le decisioni del Consorzio nell’intervista che ci ha rilasciato.
Perché è pericoloso quello che propone il Consorzio?
Quello che sta facendo il Consorzio di Tutela di Pantelleria, a nostro parere, provocherà negli anni futuri un danno enorme alla nostra isola. Il Consorzio di Tutela sta tentando di aggiungere alla dizione DOC PANTELLERIA, la parola SICILIA. Ci si potrebbe chiedere cosa cambia? Cambia tutto! E questa richiesta la stanno supportando con delle argomentazioni che sono alquanto discutibili.
Cosa vuol dire?
Passando sotto il DOC SICILIA, passiamo sotto un ombrello più grande che dà maggiore visibilità ai nostri prodotti, almeno così ci dicono. Il DOC SICILIA è passato in poco tempo da 29 milioni di bottiglie a 88 milioni di bottiglie. Se vi dicono questo, penserete subito che conviene. Ma questi dati sono letti in maniera errata. Non viene detto, infatti, che la produzione di vini del tipo Grillo e del Nero D’Avola sono passati da vini IGT a vini DOC nel 2017. E quei 50 milioni e più di bottiglie sono passate in campo DOC. Quindi nessun boom di crescita, ma solo un artificio tecnico.
Ma i soggetti artefici di questo successo, dimenticano che nello stesso periodo, l’IGT siciliano è diminuito di circa 50 milioni di bottiglie. Per cui il saldo positivo dell’imbottigliamento, si riduce a normalissimi 5 milioni, sui 235 milioni circa di bottiglie commercializzate (semplicemente un aumento reale di poco più del 2% e non dell’artefatto aumento del 173% solo sulla DOC).
Questo succede perché nel 2018 il vino Grillo da tavola ed il Nero D’Avola non possono essere più classificati come vini IGT, ma DOC. Insomma hanno cambiato solo l’etichetta.
È previsto un aumento di 5 milioni bottiglie, ma io direi che è una percentuale normalissima, un aumento fisiologico per la Sicilia, che ha tantissimi marchi pregiati. È una svendita dell’immagine della nostra isola per favorire la vendita e la commercializzazione dei vini prodotti in Sicilia.
Significa sdoganare il DOC Pantelleria per renderlo ancora di più uno specchietto per le allodole a beneficio e trascinamento delle vendite dei vini siciliani.
Io lancio un appello a tutti gli indecisi di andare alla riunione che sarà indetta dopo domenica. Sentite tutto quanto ha da dire il Consorzio di Tutela, ma soprattutto bloccate questo indirizzo che creerà solo danno all’isola a scapito della nostra agricoltura.
Di cosa ha davvero bisogno il vino di Pantelleria?
Noi non abbiamo bisogno del DOC Sicilia, abbiamo bisogno di promuovere e commercializzare il nome Pantelleria! Ciò non può prescindere dalla tutela e valorizzazione di questo nome e del prodotto che rappresenta.
Questo CDA che in pratica è dimissionario si presenta con una modifica importante e sostanziale che dovrebbe essere, razionalmente, demandata al nuovo.
In cosa critica il consorzio?
Faccio un esempio che può rendere bene l’idea. Se andiamo sul profilo Facebook del Consorzio “Vini Pantelleria DOC”, vediamo delle foto scattate durante la manifestazione di degustazione da poco indetta. Foto non rubate, ma foto pubblicate ufficialmente dal responsabile del sito.
L’evento si è tenuto alla Pellegrino, dove hanno fatto la degustazione di questi giorni; una bella tavolata e nello sfondo, un po’ sfocata su uno schermo, la foto del vino Gibelè con uve non prodotte nella nostra isola.
Ricordo che il consorzio si chiama ‘Consorzio di tutela’, che dovrebbe significare che è un consorzio di tutela e promozione, ma così la tutela e la promozione non esiste.
Perché nessuno dice niente su questa situazione?
Ci troviamo in una situazione difficile, i piccoli imbottigliatori fuggono da tutti i lati, i produttori sono in balia degli eventi e soli nel prendere decisioni così importanti.
La contrattazione dell’acquisto dell’uva annualmente non avviene in modo collettivo, ma con accordi personali. Dove sono finiti gli accordi interprofessionali? Cosa fa il Consorzio per promuovere questi accordi? Io li pretenderò, perché 12 anni senza una concertazione sul prezzo, sono una follia.
Ma perché il Consorzio sta agendo in questo modo?
Dietro tutto questo c’è la volontà di fare assomigliare questo vino al vino siciliano.
Prendiamo il disciplinare del DOC Sicilia. Quando è stato fatto questo disciplinare, sono state incluse tutte le uve riconosciute tranne lo Zibibbo. Non c’è, perché lo Zibibbo arriva nel 2015. E questa modifica che oggi propongono, comincia da lì. Così si è fatto diventare lo Zibibbo un prodotto siciliano e ora vogliono fare diventare il DOC Pantelleria, Doc Sicilia.
Non c’è bisogno del DOC Sicilia, i nostri prodotti sono conosciuti, abbiamo bisogno di valorizzarli e di essere aiutati nella loro commercializzazione. Rischiamo di non essere più i padroni dell’immagine di quest’isola, regalandola agli altri, e di uccidere l’economia di questo settore e il futuro dell’Agricoltura a Pantelleria. Facciamo attenzione!
Sindaco, lei però in una recente riunione, aveva detto che avrebbe cercato una mediazione con il Consorzio…
Io ho cercato di chiedere un incontro al CDA del Consorzio. Ci dovevamo vedere sabato pomeriggio e poi l’hanno rinviato alla fine dei lavori dell’assemblea con il nuovo CDA eletto.
Cosa consiglia di fare adesso?
Ribadisco il concetto che bisogna andare alla riunione, quando sarà indetta. E bisogna andare tutti. Sentire cosa dicono e, se non c’è una logica trasparente, contrastare questo progetto, per il bene dell’isola.
Sono stato commissario del PSI e segretario del PD di Pantelleria. Uno dei fondatori dello storico mensile “Il Panteco”.
Sempre presente dal primo numero in videotape, al numero unico con Pier Vittorio Marvasi, Capo Redattore del Resto del Carlino, alla rinascita con Tanino Rizzuto giornalista de “L’ora” per la provincia di Trapani, durante gli anni di piombo della mafia.
Sono stato autore di numerose inchieste e servizi in quegli anni. Mi definisco ora e sempre un militante, convinto che a Pantelleria l’unico atto rivoluzionario sia l’informazione, che aiuti ad essere liberi e a pensare con la propria testa.