Per la legge dei grandi numeri, come si aspettavano un po’ tutti, è passata oggi…
Gaspare Inglese, Doc Pantelleria-Sicilia: una mediazione al ribasso!
17/07/2019 1 Di RedazioneTorna a scriverci Gaspare Inglese e, citando supereroi e Camilleri, riprende il ragionamento sulla questione del DOC Pantelleria, ampliando ed approfondendo la lettera precedente (leggi).
Dall’epica dell’agricoltura dei vigneti eroici all’effetto “gregge”
Gentile Direttore,
nel ringraziarla ancora una volta per l’ospitalità e per l’opportunità datami di condividere gli aspetti dialettici che hanno coinvolto la nostra Comunità sulle modifiche al disciplinare DOC (o DOP), vorrei portare all’attenzione dei lettori interessati, alcuni ulteriori aspetti osservati, essendomi “amminchiato”(*) sul tema, come dice il buon Camilleri!
Dalla lettura dei Disciplinari dei vini DOP e IGP italiani, ed in particolare di quelli di nostro interesse pubblicati sul sito del MIPAAF [https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/4625], nonché del Dlgs 61/10 “Tutela delle denominazioni di origine e delle indicazioni geografiche dei vini”, in attuazione dell’articolo 15 della legge 7 luglio 2009, n. 88, condivido ciò che segue.
Il Consorzio Volontario di Tutela e Valorizzazione dei vini a DOC dell’Isola di Pantelleria, costituito dai suoi Soci Imbottigliatori e Vinificatori e Soci Viticoltori, grazie all’elevato grado di rappresentatività nel territorio (almeno il 40% dei viticoltori ed almeno il 66% della produzione), può ambire all’autorizzazione “erga omnes”, secondo quanto disposto dal Dlgs 61/10.
Un Consorzio così autorizzato, nell’interesse di tutti i produttori anche non aderenti, può:
a) definire, previa consultazione dei rappresentanti di categoria della denominazione interessata, l’attuazione delle politiche di Governo dell’offerta, al fine di salvaguardare e tutelare la qualità del prodotto DOP e IGP, e contribuire ad un miglior coordinamento dell’immissione sul mercato della denominazione tutelata, nonche’ definire piani di miglioramento della qualità del prodotto;
b) organizzare e coordinare le attività delle categorie interessate alla produzione e alla commercializzazione della DOP o IGP;
c) agire, in tutte le sedi giudiziarie ed amministrative, per la tutela e la salvaguardia della DOP o della IGP e per la tutela degli interessi e diritti dei produttori;
d) svolgere azioni di vigilanza, tutela e salvaguardia della denominazione da espletare prevalentemente alla fase del commercio.
Del resto perché non prendere il “meglio” di quanto offerto dall’attuale sistema di regole, come ha già fatto il consorzio di tutela Vini DOC Sicilia, che nasce proprio grazie allo stesso testo legislativo che così recita:
“.. È consentita la costituzione di consorzi di tutela per più denominazioni di origine ed indicazioni geografiche purché le zone di produzione dei vini interessati, così come individuate dal disciplinare di produzione, ricadano nello stesso ambito territoriale provinciale, regionale o interregionale, e purché per ciascuna denominazione di origine o indicazione geografica sia assicurata l’autonomia decisionale in tutte le istanze consortili..”
DOP e IGP
Appare interessante altresì notare come un consorzio così riconosciuto possa proporre l’inserimento nel disciplinare di produzione, come logo della DOP o della IGP, il marchio consortile precedentemente in uso, ovvero un logo di nuova elaborazione. Il logo che identifica i prodotti DOP e IGP è detenuto, in quanto dagli stessi registrati, dai consorzi di tutela per l’esercizio delle attività loro affidate. Il logo medesimo e’ utilizzato come segno distintivo delle produzioni conformi ai disciplinari delle rispettive DOP o IGP, come tali attestati dalle strutture di controllo autorizzate, a condizione che la relativa utilizzazione sia garantita a tutti i produttori interessati al sistema di controllo delle produzioni stesse, anche se non aderenti al consorzio. La modifica in DOC PANTELLERIA – SICILIA , rientra in tale casistica o apre la strada a tale percorso?
I numeri
Dal punto di vista dei numeri che coinvolgono la DOC Sicilia e la DOC Pantelleria salta agli occhi che la composizione ampelografica dei vini DOC Sicilia bianchi, sia tardivi che spumanti (anche di zibibbo), può essere sempre integrata da altri vitigni a bacca bianca, idonei alla coltivazione nella regione Sicilia nella misura del 50%.
La densità minima di nuovo impianto, sempre di Zibibbo, in Sicilia è circa il 60% superiore di quella pantesca, mentre se la resa % e la produzione specifica per ettaro sono similari, così non avviene per la produzione massima di vino ( in litri per ettaro), che è in media 10 volte superiore rispetto alla produzione DOC Pantelleria. Questo è un valore non di poco conto.
Credo che tutto questo debba essere coscientemente ponderato dai Soci del Consorzio DOC Pantelleria, e in generale dalla Comunità, anche solo in un semplice rapporto costi – benefici tra le produzioni DOC Pantelleria, DOC Sicilia e il futuro prossimo DOC Pantelleria – Sicilia, cercando di comprendere quali siano effettivamente i soggetti che beneficeranno del marchio Pantelleria in questo scenario. Anche alla luce di questi dati penso che la motivazione secondo cui il brand “Sicilia” sia più conosciuto nel mondo, anche solo per fatti squisitamente turistici, rispetto a quello dell’Isola di Pantelleria non sia una motivazione lealmente spendibile!
La decisione assembleare di aprire alla Doc Sicilia si palesa come un riuscito tentativo di mediazione al ribasso, in cui l’Isola di Pantelleria ci mette “solo” il Glamour dell’epica coltivazione.
L’Uomo Ragno, supereroe dei fumetti, diceva: ”da un grande potere derivano grandi responsabilità”. Ma qui si assiste alla saga di un manipolo di così detti eroi (definizione data dall’esterno e associata alla tecnica di coltivazione in ambiente per certi versi estremo) i cui superpoteri pare siano stati inibiti dalla caduta di un misterioso meteorite con residui di Kryptonite che generano effetti fatali o nocivi, a seconda del colore, come su Superman (altro supereroe della saga Marvel Comics).
Di che lamentarsi?
In fondo diverremo portatori sani e “volontari”, con missione “erga omnes”, di una copertura vaccinale anche nei confronti di chi era fortunosamente lontano dal luogo dell’impatto con il pianeta Krypton. In questo modo i soggetti a “rischio” godranno dalla copertura immunovaccinale (pena solo il sacrificio di effettuare qualche “richiamo” di tanto in tanto), al fine di non incorrere in troppo bassi livelli di copertura, mantenendo così l’auspicato “effetto gregge”!
Alla fine della fiera è proprio vero che di eroi di mestiere c’è ne è ben pochi al mondo proprio perché non han certezza di riuscire.
(*)Camilleri, in “Il gioco della mosca” raccolta di aneddoti, dando questa definizione: “Si dice che una persona amminchìa quando si intestardisce su una posizione difficilmente sostenibile a lume di ragione”.
Punto a Capo Onlus è l’editrice di PUNTO A CAPO ONLINE, PUNTO A CAPO SPORT e PANTELLERIA NOTIZIE. La Redazione è nella sede operativa, a Marino (Roma). La Redazione Pantesca si ritrova periodicamente a Pantelleria. La Redazione è aperta anche se non sempre ‘fisicamente’. Infatti, essendo i collaboratori tutti volontari, lavorano quasi sempre da casa.
Il giornale è un progetto condiviso ed un patrimonio comune completamente non profit, senza alcuno scopo di lucro, tenuto da volontari e chiunque può partecipare. I cittadini che vogliono scriverci possono farlo all’indirizzo email info@pantellerianotizie.it o tramite Whatsapp al numero 333 3876 830 Le lettere devono essere accompagnate sempre da foto.
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1 commento
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Gentile signor Inglese, leggendo i suoi due interventi, ho molto apprezzato il suo tono pacato e la sua volontà di capire questioni che hanno risvolti tecnico-giuridici complessi.
E proprio per questo, ho il vivo desiderio di segnalarle che le posizioni alle quali infine perviene, temo siano viziate da un fraintendimento iniziale.
La Doc Pantelleria non cambia in nessuno dei suoi pilastri fondamentali: 1) la denominazione non cambia, resta “Doc Pantelleria”, 2) non cambia il territorio da cui devono provenire le uve, resta “Pantelleria”, 3) non cambia l’uva, resta lo Zibibbo, 4) non cambia nessuna tipologia o tecnica di vinificazione.
Pertanto, l’ipotesi da lei fatta per quanto apertamente frutto di un ragionamento iperbolico… “fossimo stati nelle condizioni di importare il moscato d’Alessandria dalla provincia di Trapani, incrementando il numero delle bottiglie prodotte da parte di tutte le cantine appartenenti al Consorzio, con la clausola però di inserire la dicitura Sicilia alla DOC Pantelleria, e sotto l’egida erga omnes della DOC Sicilia, quale sarebbe stata la risposta attesa dal mercato?” è del tutto infondata e impossibile.
Infatti, perché un vino si fregi della denominazione “Pantelleria Doc” la precondizione è che sia ottenuto solo ed esclusivamente da uve coltivata e vinificate a Pantelleria. Insomma, l’introduzione della facoltà di utilizzare la “menzione geografica più ampia ” non modifica alcuna regola relativa a come i vini Pantelleria Doc devono essere prodotti e quindi l’uva NON si può prendere dalla provincia di Trapani e da nessun luogo diverso da Pantelleria; non è che “aggiungo Sicilia e allora posso prendere anche uva dall’isola grande”. La menzione “Sicilia” a seguire Pantelleria Doc, è un riferimento geografico che da un lato permette al consumatore di avere un’informazione in più, e dall’altro, al produttore di avere opportunità promozionali che si aggiungono a quelle che il Consorzio Pantelleria può offrire.
Allo stesso modo, le rese e gli uvaggi dei vini “Pantelleria Doc” restano quelli previsti dal disciplinare di “Pantelleria”… non c’è alcun ribasso. Se si vuole produrre un vino “Pantelleria Doc” lo si può fare SOLO rispettando le regole del “Pantelleria Doc”, regole che NON sono cambiate. La novità è che puoi scrivere che Pantelleria è in Sicilia. Se si vuole, visto che è anche facoltativo. Grazie per l’attenzione. Distinti saluti. Baldo Palermo