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Speciale Palinuro: intervista al Comandante Andrea De Natale

Comandante Palinuro Andrea De Natale

Comandante Palinuro Andrea De Natale

Andrea De Natale, Comandante della Palinuro, ci ha raccontato la vita di bordo e il suo rapporto con Pantelleria.

“Il Comandante di una nave è proprio come il Sindaco di un piccolo Comune…”

di Fla­vio Silvia

Duran­te la sua per­ma­nen­za a Pan­tel­le­ria in occa­sio­ne del­la Set­ti­ma­na del Turi­smo Soste­ni­bi­le dal 18 al 20 luglio, orga­niz­za­ta dal Comu­ne di Pan­tel­le­ria, Asses­so­ra­to al Turi­smo, abbia­mo avu­to modo di visi­ta­re la Nave Pali­nu­ro e cono­sce­re par­te del suo gio­va­ne equi­pag­gio. A bor­do si sono tenu­te varie ini­zia­ti­ve di cui vi dare­mo con­to nei pros­si­mi gior­ni, ma un’im­por­tan­za par­ti­co­la­re l’ab­bia­mo volu­ta riser­va­re all’in­ter­vi­sta con­ces­sa­ci dal Coman­dan­te del velie­ro, Andrea De Nata­le, che ci ha par­la­to del­la vita a bor­do e del suo rap­por­to con Pantelleria.

Quanto è importante essere il Comandante di questa storica nave della Marina Militare e quanto lo è in particolare per lei?

È una bel­la respon­sa­bi­li­tà, per­ché si ha in mano un valo­re mate­ria­le sen­z’al­tro impor­tan­te e un valo­re uma­no ine­sti­ma­bi­le, per­ché il com­pi­to prin­ci­pa­le di que­sta nave è di adde­stra­re il per­so­na­le, for­ma­re i nuo­vi mari­nai. È come ave­re del­la cre­ta in mano e si è diret­ta­men­te respon­sa­bi­li del­la mate­ria fini­ta. Quin­di è una dop­pia responsabilità.

Qual è la routine giornaliera sulla Nave Palinuro?

Il coman­dan­te di una nave è come il Sin­da­co di un pic­co­lo Comu­ne. A bor­do del­la nave c’è il cuo­co, l’i­drau­li­co, l’e­let­tri­ci­sta… quel­lo che ser­ve in un pic­co­lo Comu­ne, con la dif­fe­ren­za che per la mag­gior par­te del tem­po gal­leg­gia­mo, quin­di sia­mo iso­la­ti dal resto del mondo.

Si vive la solitudine in mare?

A vol­te sì, ma è dif­fi­ci­le. Con­si­de­ri che in 70 metri di nave ora sia­mo in 120, ma fino alla set­ti­ma­na scor­sa era­va­mo 140. Non si ha mol­to spa­zio per sé. Ovvia­men­te ci sono anche momen­ti in cui è anche pia­ce­vo­le sali­re in coper­ta la sera, la not­te, ad ammi­ra­re cie­li stel­la­ti come quel­li che si vedo­no in cer­te loca­li­tà come Pan­tel­le­ria, dove non c’è l’in­qui­na­men­to lumi­no­so tipi­co del­le cit­tà. Per chi ama i momen­ti di rifles­sio­ne, si può anche tro­va­re il tem­po di resta­re soli con sé stes­si. Poi è una nave a vela, quin­di è silen­zio­sa e que­sta cosa in qual­che modo con­ci­lia il pro­ces­so di riflessione.

Quanto spesso la Palinuro va a vela?

Sem­pre. Qual­che vol­ta ci aiu­tia­mo con il moto­re se c’è poco ven­to, ma si va sem­pre a vela.

Qual è il ruolo della Palinuro nella tutela e la difesa del mare?

Un ruo­lo mol­to impor­tan­te. Sia­mo una nave pla­stic free e non è mol­to dif­fi­ci­le, visto che esi­sto­no bot­ti­glie che non sono pla­sti­ca, ma ci asso­mi­glia­no in tut­to e per tut­to e sono fun­zio­na­li come la pla­sti­ca. Cer­to la pla­sti­ca per­mea la nostra vita, quin­di la tran­si­zio­ne ad una flot­ta com­ple­ta­men­te pla­stic free sarà lun­ga, ma inarrestabile.

Come si addestrano i cadetti a bordo?

Si adde­stra­no a fare la nor­ma­le vita di bor­do, ma per loro è tut­to una pri­ma vol­ta. Quin­di, per fare ciò che a noi vie­ne total­men­te natu­ra­le, loro devo­no appren­de­re la miglio­re manie­ra per far­lo, segui­re i con­si­gli. Si par­te dal bas­so pro­prio per poter capi­re, una vol­ta che si sta più in alto, qua­li sacri­fi­ci si chie­do­no ai pro­pri uomi­ni, quin­di impa­ra­no tut­te le mano­vre manua­li tipi­che di un velie­ro, per­ché qui di auto­ma­ti­smi non ce ne sono. Dal ruo­ta­re i cape­sta­ni a mano, che sareb­be­ro i ver­ri­cel­li che ser­vo­no a pesa­re le cime di ormeg­gio o apri­re e chiu­de­re le vele… tut­ti lavo­ri di fati­ca che però non sono umi­li. C’è una bel­la dif­fe­ren­za: nes­sun lavo­ro è umi­le. Que­sto pro­ces­so di fati­ca, dif­fi­col­tà e anche un po’ di sof­fe­ren­za fa sì che si crei que­sto sen­ti­men­to di appar­te­nen­za e lega­mi spe­cia­li di soste­gno reci­pro­co. In que­sto caso dicia­mo che si ‘for­ma un cor­so’.

Infine torniamo a Pantelleria. C’era mai stato prima? E che pensa della nostra isola?

C’e­ro già sta­to nel 2008, undi­ci anni fa. Io sono un pilo­ta di eli­cot­te­ri, oltre che Uffi­cia­le di Mari­na, e nel 2008 venim­mo qui con una sezio­ne di 3 eli­cot­te­ri per quel­la che allo­ra era l’i­ni­zio del­l’O­pe­ra­zio­ne Mare Sicu­ro per il con­trol­lo del flus­so migra­to­rio. Pas­sam­mo qui qua­si un mese e mi sono subi­to inna­mo­ra­to di que­st’i­so­la, par­ti­co­la­ris­si­ma e uni­ca. Ci sono tor­na­to con mol­to pia­ce­re. Ho visto dei luo­ghi in cui ero sta­to come il Lago di Vene­re… io mi sen­to lo stes­so di die­ci anni fa… ma pur­trop­po solo dentro!

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