Andrea Salsedo, l’anarchico di Pantelleria e i confinati del Regime fascista
Angelo Fumuso
Prendendo spunto dal libro di Salvatore Buongiorno presentato ieri al Castello di Pantelleria, ripercorriamo la storia di Andrea Salsedo, anarchico pantesco e dei confinati sull’isola dal Regime Fascista
di Angelo Fumuso
Ieri sera al Castello Barbacane, Sandro Casano e Salvatore Gabriele hanno ricordato la figura di Andrea Salsedo, l’anarchico pantesco, con il Prof. Salvatore Buongiorno, autore di “New York, 15 Park Row – La storia dimenticata di Andrea Salsedo”, pubblicato dalla casa editrice Margana Edizioni.
Casano è stato tra i primi a Pantelleria a ricostruire la storia di Andrea Salsedo, anarchico pantesco, intervistando la figlia Silvestra, ritornata a Pantelleria con la madre. Dalle pagine del “Il Panteco” si ricostruì la vicenda, oltre ai moti del 1948.
Molti di noi si ricorderanno la Sig.ra Silvestra Salsedo, non per altro che per essere stata la prima operatrice telefonica di Pantelleria. Allora l’ufficio dei telefoni era sotto al Comune e le connessioni si facevano con l’operatrice che collegava i due clienti, tramite enormi cavi con spine.
Nel film “Sacco e Vanzetti” viene per la prima volta citato il nome di Andrea Salsedo e la sua storia e di conseguenza la sua riabilitazione. Salvatore Bongiorno, autore del libro, è stato docente di Storia e Filosofia nei licei e attualmente insegna presso l’università del Mediterraneo per le tre Età di Trapani. Il libro su Andrea Salsedo è la sua prima biografia completa.
Prendiamo spunto da questo evento per ricordare e far conoscere meglio la figura di Andrea Salsedo.
03 Maggio 1920 (39)
Manhattan, New York, United States
Luogo di sepoltura:
Woodside/Flushing, New York, United States
Parenti stretti:
Figlio di Giuseppe Salsedo e Silvestra Pavia
Marito di Maria Petrillo
Padre di Joseph Ateo Salsedo e xxx
Fratello di Giovanni Salsedo e Petronilla Salsedo
Fratellastro di Antonio Salsedo; Giacomo Salsedo; Francesca Salsedo; Anna Salsedo; Maria Salsedo; Salvatore Salsedo e Gianbattista Salsedo
Andrea Salsedo, l’anarchico pantesco
Andrea Salsedo l’anarchico, era nato a Pantelleria nel 1881 e emigrò prima in Tunisia e poi, nel 1906, in America, a New York, dove visse fino al 3 maggio del 1920, quando il suo corpo fu ritrovato all’alba, sfracellato sui marciapiedi di Park Row al numero 15, sede del Ministero di Giustizia; indirizzo che dà il titolo al libro.
Andrea Salsedo era emigrato in America per seguire Luigi Galleani, uno dei maggiori esponenti anarchici, che era stato mandato al confino a Pantelleria.
In quegli anni molti esponenti di spicco della sinistra italiana furono confinati a Pantelleria. Ma l’isola non fu isola di confino, ma scuola di vita politica: si convertirono al socialismo, al comunismo e all’anarchia, molti panteschi.
Ricordiamo la famiglia Errera, socialista della prima ora, che emigrò anch’essa a Tunisi, e la famiglia Cimune comunista.
Pantelleria era allora diventata isola di confine, i famosi “cuatti” in dialetto pantesco; ma poi si scoprì che la maggior parte di loro non erano mafiosi o delinquenti, ma solo oppositori al regime fascista.
Il fascismo aveva creato il reato di “offesa al Duce” e puniva i colpevoli con la reclusione e con una multa, reato poi riformulato nel codice penale, che stabiliva la reclusione da 1 a 5 anni, fu inserito infine nel codice militare di pace, che portava la pena da 3 a 12 anni.
Dei 5.000 denunciati tra il 1926 e il1943, oltre un terzo fu mandato al confino e il 45% dei confinati erano antifascisti. Circa 300 furono condannati alla reclusione dal Tribunale speciale e gli altri furono ammoniti o diffidati. Fu così che per anni il Regime riuscì a neutralizzare i dissidenti, i dissacratori del mito della persona del Duce, ma non a sconfiggerli.
Dalle conversazioni in trattoria o al telefono, alle corrispondenze private, dai volantini alle scritte murali, le ingiurie contro il Duce erano una litania inarginabile nel ventennio e il Regime temeva la loro diffusione.
Era un’altra epoca, non c’era la rete, ma c’era un antifascismo a più dimensioni, che dalle osterie alle patrie galere, dai fogli clandestini alle aule scolastiche, provava a dotare il proprio tempo degli elementi per comprendere il fascismo e la guerra succedutisi, nella loro brutalità e nei loro lati più oscuri.
Andrea Salsedo e Maria Petrillo
Chi era Andrea Salsedo?
Salsedo nasce il 21 settembre 1881 a Pantelleria (in provincia di Trapani), ove si avvicina ai movimenti politico riformisti a soli tredici anni. Figura carismatica in quegli anni, e sicuramente di ispirazione per Salsedo, è Luigi Galleani, confinato politico, che progetta e successivamente realizza una sorta di scuola popolare (precisamente Circolo Sociale) frequentata da alcuni giovani panteschi, nella quale potessero reciprocamente discutere di politica, anarchia e radicalismo sociale. Andrea Salsedo diventò uno dei più assidui frequentatori della contrada Velcimursà, in cui Luigi Galleani trasferì la base “logistica” del Circolo Popolare, grazie anche alla benevolenza dei fratelli Valenza che al Galleani donarono una casa proprio a Velcimursà.
Trascorsi gli anni al Circolo Sociale, Andrea Salsedo partì per gli Stati Uniti d’America per giungere a New York intorno al 1910. Proprio qui incontra una vecchia conoscenza pantesca Luigi Galleani. I due lavorano a un’idea comune, un’informazione alternativa per gli anarchici newyorkesi, la rivista Cronaca Sovversiva.
Dopo anni Salsedo, residente ormai a New York, oltre a fare l’editore e il sindacalista anarchico scrisse alcuni articoli per il giornale diretto dal Galleani. Poco tempo dopo il Dipartimento di Giustizia Americano, incluse in una lista di sovversivi anarchici che fuggirono oltre il Rio Bravo per evitare la chiamata alle armi, Andrea Salsedo, Roberto Elia, Luigi Galleani, Bartolomeo Vanzetti, Nicola Sacco e molti altri. Gli agenti dei servizi segreti incominciarono così a pedinare proprio Salsedo e il compagno Elia.
Il 25 febbraio 1920, riuscirono ad arrestare i due per interrogarli su alcuni opuscoli sovversivi dal titolo Il piano e le parole. Salsedo (a cui fu negata la possibilità di telefonare al proprio avvocato) fu trattenuto e sottoposto a interrogatori, nei quali (secondo la testimonianza di un altro fermato) fu sottoposto a metodi brutali. Il 3 maggio 1920 morì precipitando dal quattordicesimo piano del Park Row Building, dove erano siti i locali dell’Fbi. L’Fbi dichiarò trattarsi di suicidio, e il Dipartimento di Giustizia e la Polizia di New York negarono con fermezza ogni responsabilità nella sua morte.
Da Wikipedia
Chi era Andrea Salsedo, il primo anarchico che si accorse di non saper volare?
Il 3 maggio del 1920 Andrea Salsedo precipitò dal quattordicesimo piano di uno dei grattacieli più alti di New York, Nuova York come era conosciuta tra i cafoni siciliani compaesani di Andrea.
Andrea nacque il 21 settembre del 1881 a Pantelleria, provincia di Trapani. A soli tredici anni si avvicinò al movimento politico riformista sull’onda dell’entusiasmo provocato dalla carismatica figura di Luigi Galleani, confinato politico a Pantelleria, che realizzò una scuola popolare frequentata da giovani panteschi. All’interno di questa esperienza sociale, i ragazzi potevano discutere di anarchia, politica e radicalismo sociale.
Per quale motivo Galleani fu confinato a Pantelleria?
Luigi divenne anarchico quando era studente di legge all’Università di Torino. Dovette trasferirsi in Francia poiché fu minacciato di procedimenti giudiziari a suo carico. Alcuni anni dopo fu espulso dalla Francia per aver preso parte ad una manifestazione di protesta. Si trasferì in Svizzera dove frequentò il geografo anarchico Reclus. In seguito alla sua partecipazione alla commemorazione dei Martiri di Haymarket, un gruppo di anarchici giustiziati a Chicago nel 1887, fu espulso anche dalla Svizzera trovando nuovamente casa in Italia. Nel 1895 fu arrestato e confinato a Pantelleria, da dove riuscì a fuggire nel 1900 trovando rifugio in Egitto. Galleani decise di attraversare l’oceano per recarsi negli Stati Uniti nel 1901.
Andrea Salsedo
Un personaggio di questo livello non poteva che travolgere le idee rivoluzionarie dei giovani abitanti di Pantelleria dove Galleani istituì il circolo sociale per ragazzi. Andrea Salsedo divenne uno dei più assidui frequentatori di questo ristretto circolo di uomini. Nel 1901, anno di morte del regicida Gaetano Bresci, Andrea si era trasferito a Marsala dove stampava La Falange, un foglio di rabbia. Nella città siciliana Andrea ebbe molti problemi con la legge a causa delle continue ordinanze di sequestro. Alla fine dovette chiudere il piccolo foglio di protesta. Fu allora che prese la decisione di trasferirsi negli Stati Uniti. Verso la fine del primo decennio del XX secolo, Andrea giunse a New York. Nella città americana iniziò a lavorare come garzone sino a quando non incontrò quello che a lui parve un fantasma: Luigi Galleani.
All’ombra della Statua della Libertà Luigi animava un circolo anarchico frequentato da italiani e pubblicava una rivista, La Cronaca Sovversiva. Salsedo iniziò a collaborare con il vecchio maestro in qualità di tipografo. Andrea era bravo, molto bravo. Aveva imparato i trucchi del mestiere, soprattutto a risparmiare. Con i soldi che riuscì ad accumulare, divenne editore in proprio. Stampava libri anarchici ed una rivista, Il domani, che finì immediatamente nel mirino dell’Fbi. Con l’ingresso negli anni venti del secolo scorso l’aria a New York divenne irrespirabile per gli anarchici. Gli uomini del Federal Bureau of Investigation chiusero molte tipografie, e quasi tutti i circoli. L’opera di repressione giunse ad arrestare sino a 4.000 persone in un solo giorno. Nelle settimane successive oltre 3.000 individui furono espulsi dagli Stati Uniti, tra cui il maestro di Andrea, Luigi Galleani. Alla repressione gli anarchici risposero con le bombe.
Una di queste scoppiò a Washington dove, vicino al corpo di un attentatore crivellato dai proiettili di stato, furono rinvenuti alcuni volantini rossi. Gli inquirenti si prodigarono alla ricerca delle persone che avevano stampato quei volantini. Le indagini condussero le autorità ad arrestare un certo Ravarini che immediatamente fece un nome, quello di Roberto Elia, che lavorava in una tipografia dove si “stampavano anche cose anarchiche”. La tipografia era quello di Andrea Salsedo. La notte del 25 febbraio del 1920, Andrea e Roberto Elia furono prelevati dalle loro abitazioni e condotti negli uffici dell’Fbi a New York. I due arrestati furono interrogati separatamente. Roberto Elia disse di non avere informazioni circa i volantini rossi trovati addosso all’attentatore di Washington. Poche ore dopo fu rilasciato.
Cosa accadde ad Andrea Salsedo?
Dal momento dell’arresto iniziò il calvario dell’anarchico italiano.
Gli fu negata la possibilità di mettersi in contatto con il proprio avvocato.
Fu sottoposto ad interrogatori brutali, che spezzarono il fisico e la mente dell’uomo.
Fu selvaggiamente picchiato.
Fu lasciato senza assistenza medica anche quando, disperato, urlava per il dolore provocato dal mal di testa, causato dai numerosi colpi ricevuti.
Come possiamo essere sicuri che fu brutalmente picchiato, addirittura torturato, dagli uomini dell’Fbi?
Esistono due testimonianze a supporto di queste affermazioni. La prima è dello stesso Roberto Elia che, poco dopo il rilascio, dichiarò d’aver intravisto, anche se per pochi secondi, Andrea Salsedo con la faccia insanguinata. La seconda è quella di Maria Petrillo, moglie di Andrea, che denunciò alla stampa, poco dopo l’unico colloquio avuto con il marito, che il viso di Salsedo era sfigurato a causa delle botte ricevute. In una lunga intervista rilasciata alla stampa, che fece scalpore nelle immediatezze delle operazioni di polizia o pulizia volute dall’Fbi, Maria Petrillo dichiarò che l’avvocato difensore, tale Narciso Donato, aveva fatto di tutto tranne che il proprio lavoro. Qualche tempo dopo si scoprirà che Donato era pagato dal Ministero della Giustizia, come affermerà la figlia di Andrea, Silvestra Salsedo.
Il Park Row Building negli anni 20: edificio dal quale precipitò Andrea Salsedo
Dopo due mesi e mezzo di agonia, la vita di Andrea Salsedo si interruppe improvvisamente.
Il 3 maggio del 1920 morì precipitando dal quattordicesimo piano del Park Row Building, edificio dove erano siti i locali dell’Fbi.
L’Fbi dichiarò che si trattava di suicidio.
Il Dipartimento di Giustizia fece eco: suicidio.
La Polizia di New York affermò che Andrea Salsedo si suicidò.
Le autorità negarono con fermezza ogni responsabilità circa la morte dell’anarchico.
Roberto Elia, che tornerò in Italia poco tempo dopo il rilascio trovando la morte in circostanze misteriose, seguì le indicazioni impartite dichiarando che Andrea si era suicidato.
Non tutti seguirono le indicazioni e le parole delle autorità. La comunità anarchica italiana presente negli Stati Uniti, di cui facevano parte anche Bartolomeo Vanzetti e Nicola Sacco – i famosi Sacco & Vanzetti, si ribellò. Nicola Sacco dichiarò: “Andrea Salsedo è stato pestato brutalmente per giorni, finché è morto fra le mani dei suoi aguzzini che l’hanno fatto volare dalla finestra per giustificare quel corpo martoriato e quel viso sfigurato”. Vanzetti affermò: “da lui si voleva conoscere l’intera mappa dell’anarchismo in America”. Vanzetti, amico di Salsedo, organizzò un comizio per il 9 maggio che avrebbe dovuto aver luogo a Brockton. Purtroppo furono arrestati poco prima dell’incontro pubblico.
I motivi alla base dell’arresto erano vari: entrambi furono trovati in possesso di una rivoltella e di alcuni appunti da destinarsi alla tipografia per l’annuncio del comizio a Brockton.
Bartolomeo Vanzetti e Nicola Sacco
Pochi giorni dopo furono accusati di una rapina avvenuta in un sobborgo di Boston dove morirono il cassiere della ditta rapinata ed una guardia giurata. I due furono giustiziati per il tramite della sedia elettrica sette anni dopo. 50 anni dopo la morte di Sacco & Vanzetti, il governatore del Massachusetts riabiliterà i due anarchici italiani riconoscendo l’errore giudiziario, il voluto e cercato errore giudiziario.
Ed Andrea Salsedo?
Nei pochi istanti che precedettero l’urto sul suolo americano scoprì che gli anarchici non sanno volare.
Sono stato commissario del PSI e segretario del PD di Pantelleria. Uno dei fondatori dello storico mensile “Il Panteco”.
Sempre presente dal primo numero in videotape, al numero unico con Pier Vittorio Marvasi, Capo Redattore del Resto del Carlino, alla rinascita con Tanino Rizzuto giornalista de “L’ora” per la provincia di Trapani, durante gli anni di piombo della mafia.
Sono stato autore di numerose inchieste e servizi in quegli anni. Mi definisco ora e sempre un militante, convinto che a Pantelleria l’unico atto rivoluzionario sia l’informazione, che aiuti ad essere liberi e a pensare con la propria testa.