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Parco Pantelleria, Parrinello: grandi opportunità per un’isola resiliente

Antonino Parrinello Parco Pantelleria

Una lunga chiacchierata con il Direttore del Parco Nazionale di Pantelleria, Antonio Parrinello, che ci ha illustrato le potenzialità dell’isola e come il Parco può aiutare lo sviluppo sostenibile della Perla Nera

di Fran­ce­sca Marrucci

È ormai un anno e mez­zo che il Par­co Nazio­na­le di Pan­tel­le­ria è atti­vo, anche se man­ca­no anco­ra tan­ti pez­zi a com­ple­tar­lo, pez­zi che si stan­no aggiun­gen­do man mano. A par­lar­ci di come fun­zio­na e come fun­zio­ne­rà l’en­te è pro­prio il suo Diret­to­re, Anto­nio Par­ri­nel­lo, il cuo­re atti­vo del­l’i­sti­tu­zio­ne, di fat­to anch’e­gli un pan­te­sco acqui­si­to, inna­mo­ra­to dell’isola. 

Nel­le paro­le del Diret­to­re c’è tut­ta l’im­por­tan­za di con­ce­pi­re, in spe­cie da par­te dei pan­te­schi, il Par­co come un’op­por­tu­ni­tà per riva­lu­ta­re le voca­zio­ni ori­gi­na­rie del­l’i­so­la, pro­iet­tan­do­la nel futu­ro, rima­nen­do fede­le alle sue voca­zio­ni ori­gi­na­rie e alle sue tradizioni.

Direttore, il Parco è spesso criticato perché sembra inattivo o inefficace in alcuni ambiti. Qual è la situazione reale?

La veri­tà è che que­sto Par­co deve anco­ra cre­sce­re, ha un’am­mi­ni­stra­zio­ne sta­bi­le da un solo anno dopo i Com­mis­sa­ria­men­ti e quin­di è solo un anno che abbia­mo comin­cia­to a met­te­re le basi per la strut­tu­ra., ma in que­sto anno abbia­mo semi­na­to mol­to. Nei pros­si­mi mesi ini­zie­re­mo a raccogliere.

Abbiamo ampiamente parlato del salvataggio dei fenicotteri avvenuto in queste settimane e del fatto che non ci sia un ornitologo al Parco nonostante la presenza di uccelli migratori. Ne è previsto uno?

Non abbia­mo un orni­to­lo­go, è vero, ma man­ca­no anco­ra tan­te altre figu­re, se è per que­sto. L’in­ten­zio­ne è quel­la di sop­pe­ri­re a que­ste man­can­ze con la col­la­bo­ra­zio­ne fat­ti­va con le asso­cia­zio­ni ambien­ta­li­ste, tipo Lipu o Legam­bien­te, anche per­ché non voglia­mo che que­sto Par­co diven­ti una sor­ta di ‘ban­co del­le assun­zio­ni’ come è suc­ces­so da altre parti. 

Abbia­mo appe­na assun­to tre per­so­ne con un ban­do, altre due dovreb­be­ro esse­re assun­te a novem­bre e così a segui­re fino ad arri­va­re ad alme­no die­ci unità.

Gli uccelli migratori però avranno sempre un posto importante per la loro presenza sull’isola…

Per quan­to riguar­da i feni­cot­te­ri, ci sia­mo sem­pre pro­di­ga­ti, come per altre urgen­ze orni­to­lo­gi­che. L’i­dea sareb­be quel­la di riu­sci­re ad isti­tui­re a Pan­tel­le­ria un Hotel per Uccel­li Migra­to­ri  ed è un pro­get­to che dovran­no por­ta­re avan­ti Par­co, Comu­ne ed isti­tu­zio­ni loca­li. Si trat­ta di coniu­ga­re la crea­zio­ne di un habi­tat idea­le per gli uccel­li migra­to­ri alle esi­gen­ze turi­sti­che, come può esse­re quel­la del bird wat­ching, che ben si spo­sa con il turi­smo per trek­king e sen­tie­ri. Gli uccel­li, quan­do si tro­va­no sul­l’i­so­la, devo­no tro­va­re del­le con­di­zio­ni idea­li per poter resta­re e per fare ciò devo­no ave­re anche un rife­ri­men­to idri­co, che cer­to non può esse­re il Lago. Stia­mo pen­san­do ad un siste­ma che richia­ma un anti­co uso pan­te­sco: far con­den­sa­re l’ac­qua del­le fava­re in poz­ze d’ac­qua a cui pos­so­no abbe­ve­rar­si gli uccelli.

La prima esperienza con gli uccelli migratori che ha visto protagonista il Parco, però, risale allo scorso anno…

Sì, nel 2018 sia­mo sta­ti par­te atti­va nel moni­to­ra­re la pre­sen­za di un capo­vac­ca­io. pur­trop­po la sto­ria degli esem­pla­ri che era­no due sorel­le non è fini­ta bene. Una è sta­ta ucci­sa a Mar­sa­la, l’al­tra è riu­sci­ta ad arri­va­re qui e fino a che è sta­ta a Pan­tel­le­ria non ha avu­to alcun pro­ble­ma e l’ab­bia­mo segui­ta quo­ti­dia­na­men­te. pur­trop­po, poi è ripar­ti­ta per la Tuni­sia, dove è sta­ta ucci­sa anch’es­sa. Dopo que­sta espe­rien­za abbia­mo anche comin­cia­to a lavo­ra­re all’i­dea di bird wat­ching che non solo sia fon­te di turi­smo, ma aiu­ti anche nel­la tute­la del territorio.

Il Parco non è nato a Pantelleria sotto i migliori auspici, in specie dalla prospettiva dei panteschi.

Il Par­co è sta­to per­ce­pi­to più come una minac­cia o un’im­po­si­zio­ne che un’op­por­tu­ni­tà dai pan­te­schi. La situa­zio­ne ora è cam­bia­ta e sta assu­men­do final­men­te una strut­tu­ra più con­for­me al ter­ri­to­rio. Il nostro sfor­zo sta nel far capi­re alla gen­te che il Par­co equi­va­le ad una sem­pli­fi­ca­zio­ne dei vin­co­li, non ad una com­pli­ca­zio­ne. Il Par­co rap­pre­sen­ta una poten­zia­li­tà per mol­ti dei set­to­ri che ope­ra­no, anche in seria dif­fi­col­tà, su que­st’i­so­la. Il nostro sco­po è pro­prio lavo­ra­re per far­li emergere.

Facciamo alcuni esempi?

In agri­col­tu­ra, ad esem­pio, stia­mo costruen­do pro­to­col­li di rispet­to per l’am­bien­te da met­te­re a dispo­si­zio­ne del­le azien­de agri­co­le per l’u­so di fito­far­ma­ci pre­vi­sti in agri­col­tu­ra biologica.Pensiamo, come Par­co, che per man­te­ne­re la tra­di­zio­ne, la tipi­ci­tà e il lega­me con il ter­ri­to­rio è neces­sa­rio usa­re la tec­no­lo­gia. E pro­prio gra­zie alla tec­no­lo­gia voglia­mo intro­dur­re a Pan­tel­le­ria del­le tec­ni­che di diser­bo che rispet­ti­no l’am­bien­te, dei siste­mi nuo­vi di lavo­ra­zio­ne che con­sen­ta­no di poter inter­ve­ni­re mec­ca­ni­ca­men­te nel­la lavo­ra­zio­ne anche dei ter­raz­za­men­ti e allo stes­so tem­po, uti­liz­za­re le nuo­ve tec­no­lo­gie anche per la com­mer­cia­liz­za­zio­ne dei pro­dot­ti, garan­ten­do­ne la pro­ve­nien­za dall’isola.

Tecnologia quindi non è in contraddizione con tradizione?

Voglia­mo da un lato rispet­ta­re il lavo­ro mil­le­na­rio del­l’uo­mo su que­st’i­so­la, cer­can­do però di appli­ca­re ad esso del­le nuo­ve tec­no­lo­gie che gli con­sen­ta­no di soprav­vi­ve­re nel mon­do attua­le. Non sia­mo per proi­bi­re, ma per costrui­re alter­na­ti­ve effi­ca­ci che con­sen­ta­no di sosti­tui­re tut­to ciò che non va bene per l’am­bien­te dell’isola.

Pantelleria è spesso teatro di test e sperimentazioni innovative, la tecnologia quindi cerca l’isola. Che ruolo ha il Parco in questo ambito?

Pan­tel­le­ria è un luo­go resi­lien­te da un lato, ma dal­l’al­tro può esse­re luo­go di spe­ri­men­ta­zio­ne per il futu­ro. Un mix di pos­si­bi­li­tà che il Par­co vuo­le por­ta­re avan­ti ed inco­rag­gia­re. Non è un caso se Pan­tel­le­ria è sta­ta scel­ta dal­la Com­mis­sio­ne Euro­pea come iso­la model­lo di tran­si­zio­ne ener­ge­ti­ca. La vera sfi­da è que­sta: sti­mo­la­re l’u­so del­le nuo­ve tec­no­lo­gie, man­te­nen­do l’a­spet­to e la voca­zio­ne ori­gi­na­ri dell’isola.

Lei è noto per avere un amore profondo per Pantelleria, pur non essendo pantesco. Far conoscere le bellezze di quest’isola in modo diversificato è quindi uno dei suoi cavalli di battaglia da quando ha assunto questo ruolo. Otre a quanto ci ha raccontato, quali altri percorsi si possono intraprendere per aiutare Pantelleria?

Tan­ti, ogni gior­no offre nuo­ve pos­si­bi­li­tà. L’i­so­la offre, lo han­no dimo­stra­to anche i tan­ti inter­ven­ti di livel­lo che han­no ani­ma­to le con­fe­ren­ze del Pas­si­ta­ly, per sue carat­te­ri­sti­che spe­ci­fi­che, tan­te risor­se. Ora, ad esem­pio, vor­rem­mo can­di­dar­la come luo­go idea­le per il lavo­ro da remo­to. Ci sono agen­zie inter­na­zio­na­li che offro­no, a chi fa tele­la­vo­ro, la pos­si­bi­li­tà di lavo­ra­re nei posti miglio­ri del mon­do, coniu­gan­do lavo­ro e vacan­za. Qua­le luo­go miglio­re di Pantelleria?

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