La storia di San Fortunato, Patrono di Pantelleria, ci dimostra che anche un santo a volte può divenire un ‘eroe per caso’
di Gaspare Inglese
Rileggendo alcuni passi del libro dell’Isola di Pantelleria del Notaro D’Ajetti (*) e le note del prof. Annibale Riccò (+) su Terremoti, sollevamento ed eruzione sottomarina a Pantelleria nella seconda metà dell’ottobre 1891, a me molto cari, riflettevo su quanto l’essere “eroe per caso” possa valere anche per un Santo.
Chissà come andarono realmente le cose in quel tempo funesto, ma a me piace pensare che S. Fortunato, le cui reliquie erano ospitate nella Chiesa Matrice del Capoluogo, fu più indulgente alle preghiere dei nostri compaesani rispetto alla nostra Madonna della Margana, Protettrice dell’Isola, che in quell’autunno calamitoso soggiornava ancora nella residenza campestre dell’omonima località!
San Fortunato, acclamato furor di popolo a Patrono per aver fatto scampare la fine di Atlantide a Pantelleria, beneficia ancor oggi di place réservée alla Matrice e di un’edicola votiva a Martingana.
Un po’ come l’Isola Ferdinandea, che nel 1831 emerse nel tratto di mare compreso tra Pantelleria e Sciacca ma, che per evitare incidenti diplomatici e tensioni geopolitiche, decise di inabissarsi consegnando la sua memoria all’oblio.
S Fortunato si presenta timidamente di fronte ai miei occhi laici, con tutta la sua forza e quella dei pantiddrarischi di fine ‘800 che a lui si affidarono lasciando il testimone ai carovanieri portuali che durante tutto il ‘900 si curarono di gettare a nw del porto una corona di fiori in direzione della terribile eruzione sottomarina del tempo .
E’ a tutti nota la città del Santo senza nome, singolare quella dell’isola dal Patrono senza Chiesa!
(*)«..Nel 1891, racconta il D’Aijetti, toccò a Pantelleria, con un “preludio violentissimo fin dall’anno precedente, la rottura di una quarantina di cisterne e il sollevamento della costa nordest…”. Un giorno le campane suonarono da sole “facendo sentire rintocchi di funerale”, poi “il mare prese misteriosamente ad agitarsi e ribollire, e si gonfiò in una singolare escrescenza, nella quale taluni credettero di ravvisare un mostro marino di foggia sconosciuta. Poi l’escrescenza si distese, si modellò in una striscia di quasi un chilometro, dalla quale presero a venir fuori gran copia di fumo, sinistri bagliori di fiamma e terrificanti boati”. Allora fu il gran finale, con “fantasmagorici bengala”, pioggia di proiettili, “sfiato di anidride solforosa” e una “sarabanda infernale di tuoni e detonazioni”. Il tutto si concluse di notte con “un gigantesco falò, che le dirimpettaie coste della Tunisia e della Sicilia ammirarono stupefatte”. Uno “stupendo bengala” che gli isolani, affluiti alla chiesa madre, riuscirono a spegnere solo portando in processione le ossa di San Fortunato…»
(+) «… Però i terremoti nella piccola città di Pantelleria erano, fino all’ anno scorso, quasi sconosciuti: si aveva solo un vago ricordo di un terremoto accaduto 14 o 15 anni fa a Scauri….Pertanto, quando al 14 dello scorso ottobre 1891 cominciarono nella piccola città di Pantelleria e continuarono frequenti per una diecina di giorni, scosse per lo più sussultorie, specialmente forti nel paese e nelle vicine campagne molto popolate, l’ impressione e lo spavento di quelle genti fu assai….. »
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