Pantelleria ancora primo Comune del trapanese per la raccolta differenziata nel primo quadrimestre 2019. La…
Qual è la Pantelleria più vera? Quella dei turisti o della raccolta delle olive?
28/10/2019Ci scrive una lettrice e ci invita a condividere la sua riflessione sulla Pantelleria più vera. Qual è?
Quella dei turisti estivi o della raccolta delle olive?
Salve,
è da un po’ che seguo la vostra pagina che è sempre molto attiva ed interessante. Sono molti anni che trascorro le mie estati a Pantelleria, mia nonna era di lì e anche mia madre e i miei zii sono nati lì ed è sempre una buona occasione per ritrovarci e stare insieme. Sono molto legata all’isola e ho pensato di condividere con voi le mie impressioni che ho deciso di scrivere… Vivo in provincia di Salerno e scrivo per un giornale locale. Spero che quanto scritto sia gradito.
Maria Carmela Mandolfino
Cara Maria Carmela,
innanzi tutto grazie per essere una nostra lettrice e per averci scelto come latori del tuo scritto su Pantelleria. Rimaniamo a tua disposizione se vorrai inviarci altri scritti, foto, video o quello che ritieni necessario. Come diciamo sempre, questo giornale è patrimonio comune, quindi lo facciamo tutti insieme.
Grazie ancora.
La Redazione
Vengo a Pantelleria tutte le estati da quando avevo un anno, adesso ne ho venticinque ed ogni primavera non vedo l’ora che arrivi l’estate per potermi tuffare in quel mare profondo e blu e in quella terra rossa e apparentemente arida.
Ho sempre goduto dei tramonti rossi africani e ho sempre camminato sopra gli scogli roventi, sole sul viso e fuoco sotto le piante dei piedi. Eppure tutte le estati mi sono domandata: chissà com’è quest’isola in un periodo che non sia estate? Quest’anno l’ho finalmente scoperto.
Sono stata a Pantelleria ad ottobre, certo un mese ancora molto vicino all’estate, ma già quello stesso posto mi sembrava diverso. Non c’erano più frotte di turisti coperti solo da leggeri vestiti da cui traspaiono i costumi da bagno, non c’erano più capelli umidi e creme solari che mi passavano davanti agli occhi. Ho visto un’isola che riprendeva in mano le redini della propria vita per prepararsi ad un nuovo anno da affrontare e a cui tener testa.
Al mattino presto la banchina era affollata di persone che andavano a concedersi una piacevole colazione prima di affrontare la giornata lavorativa, ho visto scarpe lucide e giacche, ho sentito persone concentrate che parlavano al telefono di affari e mi sono ritrovata spaesata in un luogo che non riconoscevo.
Eppure l’isola continua a mantenersi intatta e vera grazie a quelle persone che ad ogni stagione se ne prendono cura, e l’autunno si sa che è il tempo dell’olio. Quasi tutti i panteschi hanno il proprio pezzetto di terra in cui hanno piantato i loro alberi di ulivo e nel mese di ottobre si organizzano insieme ai loro familiari per liberare gli alberi dal peso dei loro frutti. Ed anche io ero lì per lo stesso motivo.
Gli alberi di ulivo panteschi vengono fatti crescere bassi, con i rami ricurvi verso la terra per difendersi dai venti continui che si incrociano nell’isola. È duro il lavoro del contadino che deve seguire ed assecondare la natura che ha davanti e che lo rende ricco: non deve intervenire troppo e non deve deturpare quello che già di perfetto ha davanti a sé, deve solo prendersene cura con amore e dedizione. Ogni albero ha la sua grandezza, alcuni sono piccoli e giovani che hanno la forma di ombrellini con tutti i rami spioventi, altri sono alberi negli alberi, antichi e rugosi i cui rami sono ormai così massicci e ricurvi che sembrano atri tronchi che nascono dalla stessa radice.
Le olive, piccole come lenticchie o nutrite come prugne sode, sono verdissime, di un verde splendente che fa da contrasto a quella terra così rossa e aspra eppure ricca e fertile che assorbe ogni bene. E se la fatica diventa tale che anche ad occhi chiusi si continuano a vedere olive e foglie d’argento sottili e appuntite basta fermarsi un attimo, guardare il mare solcato da navi di ogni sorta, darsi un attimo di respiro pensando che in effetti ogni cosa è esattamente al suo posto in modo casualmente perfetto e ricominciare a sgrappare olive.
“La terra è di chi la lavora” e se si lavora sapendo che non c’è niente di meglio di quello che si sta facendo perché è il lavoro più giusto, arricchente e utile che ci sia, allora la fatica viene soppiantata da gratitudine e soddisfazione.
Mi domando qual è la vera Pantelleria, se quella piena di mehari col tetto di cannizza, quella in cui ogni sera c’è una festa in un dammuso diverso, quella dove la banchina è piena di yacht ormeggiati o se è quella d’ottobre in cui si vedono le braccia anziane dei contadini curvi, quella in cui si apprezza l’odore del pane caldo la mattina presto, quella in cui le barbe sono ispide e gli occhi chiari sono stanchi ma desiderosi di raccontarsi ancora.
Non so quale sia la vera Pantelleria, però so che le storie di vita che mi hanno preceduto, mi hanno portato a viverla da venticinque anni e so che, se sia luglio oppure ottobre, ne sono estremamente grata.
Maria Carmela Mandolfino
Foto di Pantellolio
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