Isole Minori a Palazzo d’Orleans: plauso all’iniziativa di Musumeci, Pantelleria ha un suo DNA da non modificare.
Lu Viddranu pantesco è il perno socio-economico, ambientale e umano, garante sostenibile e razionale di un grande progetto integrato, come dice anche Lillo Di Bonsulton.
di Giampietro Comolli
Ho seguito l’invito del governatore Musumeci ai Sindaci dei Comuni sulle Isole Minori per conoscere i loro bisogni e progetti. È fondamentale il rapporto diretto con gli amministratori, ma anche con le rappresentanze istituzionali e non, che sono il “tessuto” strutturale e sostanziale del territorio.
Pantelleria ancor più, perché è isola piccola, monocomune, vulcanica, turistica di eccellenza, Doc, scrigno di quella storia di contaminazione, scambio e crocevia di culture e civiltà che hanno fatto grande l’Italia e il made in Italy a iniziare dal cibo&vino.
Su questo “limito” la mia riflessione. Credo che occorra “fare sistema”, non squadra, perché qualunque progetto deve andare oltre le persone, singole o unite. Soprattutto a Pantelleria, dialogando con panteschi Doc, percepisco, ogni volta che la Terra di Sicilia è lontana più delle stesse miglia marine. Ben venga l’azione unitaria, non consociativa e non corporativa, fra Parco, Comune e Associazione Eroica perché, fuori di ogni simbologia e sillogismo politico-partitico, è l’unico sistema strategico che può dialogare a 360 gradi con il Governatore.
“…diffidenza, lontananza, protagonismo, assenza di obiettivi e investimenti…”
Vengono indicati come il freno a mano degli ultimi 20 anni. Tutto il settore ospitalità-turismo deve essere integrato a imprese produttive, arredo urbano e servizi: soprattutto servizi alle persone residenti e turisti.
Pantelleria deve essere quasi sinonimo di Zibibbo, questo deve essere il brand leader. Le risposte di Musumeci non possono prescindere da questo dogma che deve essere sancito con leggi pubbliche. Da qui parte l’impegno per il porto, aeroporto, mobilità e trasporti, arredi e segnaletica, sanità e salute ambientale, approvvigionamento idrico-alimentare energetico in primis.
La riunione a Palermo, secondo me, ora va riempita di azioni concrete. C’è bisogno di un “affidamento” strategico che deve dimostrare, giornalmente, totale sintonia, senza doppi-giochi, per semplificare quanto mi viene sussurrato. La speranza è che non sia solo “un rincorrere sempre l’emergenza, i rattoppi….”, ma sia messo in atto un modello di lungo periodo, sottoscritto, che deve andare oltre la durata del mandato elettorale, vincolato anche per chi viene dopo. Solo così ci sono certezze e non sprechi.
Mi sembra che la “Carta Pantesca” firmata il 28 settembre 2019 sia già un punto di partenza. Ai panteschi interessa “…il sostegno integrato dello sviluppo socio-economico” come recita l’invito di Musumeci. Nessun alibi, mi sembra, dalla parte pantesca, nessuna disuguaglianza da parte di tutti, nessun rinvio su questioni che attendono da decenni. Ma Pantelleria deve essere artefice di scelte governate e sostenute da imprenditori locali autonome e tematiche, nello stesso tempo deve entrare nel circuito e nei modelli istituzionali regionali proprio in termini di finanziamenti di progetti.
Chiudo questa mia considerazione, non da natìo pantesco, ma da stimatore del popolo pantesco, piacentino di nascita come il ben più illustre Giorgio Armani, girovago in tutte quelle “terre-vere” italiane dove regna l’uomo artefice della vigna e del vino.
Io stesso, figlio e pronipote di una progenie agricola vecchia di qualche secolo (prima erano soldati e abati), mi inchino alle poetiche parole di Lillo di Bonsulton, che non conosco, per la sincerità, fedeltà, fierezza, autorevolezza e grande dignità che emanano.
Il lavoro dell’”agricolo”, come piace chiamarmi, “lu viddranu” in lingua isolana: è il perno di tutto. Per me oggi deve rappresentare quel lavoratore-residente in luoghi difficili, sensibili che oltre a coltivare e allevare per noi tutti il meglio e il più sano cibo che può (usando resilienza, ragione, razionalità), sia riconosciuto da leggi nazionali e europee (Pac-Ocm-Coesione-Horizon2020-Leader-eccc) quale “attore” vero sociale, civile, culturale, presidiale, ambientale. È il vigile, attento. Cura i dettagli, i canali, tiene i muretti, sa quali varietà di vite, di ulivi, di limoni piantare, sostiene e salvaguarda il territorio come la sua casa. È la sua azione multifunzionale, poliedrica, integrata il vero mezzo&fine della sostenibilità: non parole, ma con fatti umani, concreti.
Ecco questo deve reclamare a gran voce il “distretto dello Zibibbo”.
Foto PAS
Laurea in agraria e in economia politica agraria, master in gestione e marketing di imprese agroindustriale, economista del vino, giornalista, enologo, accademico della vite e del vino, degustatore per guide, docente a progetto in marketing prodotti Dop, esperto di consorzi di tutela Doc-Dop. Oggi dirige l’Altamarca Trevigiana, terra di grandi prodotti Docg, Doc e Dop, una agenzia di attrazione e sviluppo di marketing territoriale e segue l’Osservatorio Economico dei Vini Effervescenti-OVSE. Interessato alla scuola artistica di Barbizon, giocatore di golf, anche appassionato di cucina e di ricette del territorio.