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Dal successo del Fivi di Piacenza al ricorso di Pantelleria Eroica sul Doc

Mentre la FIVI di Piacenza chiude con un successo clamoroso, si ripropone l’importanza di tornare alle tradizioni e alle decisioni prese dal territorio, partendo dal ricorso di Pantelleria Eroica sulla questione Doc

di Giam­pie­tro Comolli

È il vignaiolo l’impronta del vino.

Pia­cen­za chiu­de con un record a 22.500 ingres­si pagan­ti. Segno che il Mer­ca­to dei vini dei soci FIVI è atte­so, pia­ce e aiu­ta il con­su­mo inter­no nazio­na­le e il consumatore.

Un lune­dì che segna anche la pre­sen­za di mol­ti risto­ra­to­ri di Lodi, Cre­mo­na, Pavia, Fiden­za e Ales­san­dria. Altro segna­le che il ter­zo gior­no ci vole­va, come abbia­mo sem­pre sol­le­ci­ta­to. Tema con­clu­si­vo, sin­te­si del­la tre gior­ni, è sicu­ra­men­te il ter­mi­ne “IMPRONTA”, cioè l’importanza del­la ori­gi­ne ter­re­no-vigna-viti­gno inscin­di­bi­le con la crea­ti­vi­tà e l’impegno uomo-vino, cioè dove il rap­por­to identità/valore final­men­te sop­pian­ta ed eli­mi­na il fami­ge­ra­to rap­por­to prezzo/qualità che anco­ra tan­ti, trop­pi, recla­ma­no e por­ta­no ad esempio.

Basta guar­da­re ai volu­mi e al prez­zo sul­lo scaf­fa­le in GDO come indi­ce di qua­li­tà o indi­ce di pre­gio, o for­mu­la coper­ta da sigle anche docg o doc. La GDO fa il suo lavo­ro, lì si tro­va­no vini one­sti, ma cer­ta­men­te a cer­ti prez­zi non sono vini arti­gia­na­li, fami­glia­ri, lega­ti a pic­co­le vigne, a viti­gni dife­si con i den­ti, a vigne che pro­du­co­no poco, vigne di cri­na­li eroi­che, ven­dem­mie rac­col­te a mano e in ginoc­chio come suc­ce­de nel­le Cin­que Ter­re ligu­ri o in alta Val­tel­li­na o sui ter­raz­za­men­ti lavi­ci mil­le­na­ri di Pan­tel­le­ria per lo Zibibbo. 

Piacenza Expo si conferma una location logistica perfetta

Matil­de Pog­gi, pre­si­den­te FIVI, è mol­to eufo­ri­ca, e fa bene, ono­re al meri­to: “È bel­lo con­sta­ta­re l’affezione di un pub­bli­co gio­va­ne, atten­to, curio­so che tor­na a tro­var­ci rego­lar­men­te. È la pro­va del nostro lavo­ro: difen­dia­mo lo stret­to lega­me vigna­io­lo-ter­ri­to­rio-vino. Se c’è cre­di­bi­li­tà e garan­zie d’impresa, il con­su­ma­to­re segue, è fede­le, acqui­sta il vino e lo con­su­ma con misu­ra. L’interesse per il Mer­ca­to Vini Pia­cen­za è sta­to altis­si­mo sui social e que­sto aiu­ta” . 

Tut­ti i pro­dut­to­ri da me inter­pel­la­ti han­no con­fer­ma­to che sono sta­te tre gior­na­te sen­za un atti­mo di tem­po, nean­che per anda­re a fare qual­che biso­gno impel­len­te. Vuol dire che l’evento fun­zio­na, che la scel­ta del­la fie­ra-ven­di­ta inte­res­sa al con­su­ma­to­re, soprat­tut­to all’eno­nau­ta, l’enoap­pas­sio­na­to, al wine­lo­ver, alla fac­cia di chi cre­de di par­la­re con loro di teo­rie. E mol­ti pro­dut­to­ri assen­ti mi han­no con­fi­da­to che ade­ri­ran­no prossimamente. 

Oggi, rispet­to a 20–30 anni fa, la foto del Vip con la bot­ti­glia in mano, il vino in gui­da, la comu­ni­ca­zio­ne per super esper­ti e per blog­ger o influen­cer: non spo­sta­no il con­su­mo di una bot­ti­glia, non fan­no cre­sce­re le ven­di­te, non spo­sta­no l’opinione su un vino.

È tut­to cam­bia­to. Oggi c’è il con­su­ma­to­re “di una vol­ta” che era avvez­zo a cer­te lusin­ghe e imi­ta­zio­ni e c’è il con­su­ma­to­re “gio­va­ne dina­mi­co”. Per que­sto che oggi il prez­zo non è sino­ni­mo o rap­por­to di qua­li­tà o valo­re di un vino, ma del­la “dispo­ni­bi­li­tà” di spe­sa: cosa ha in tasca il consumatore.

Ci sono vini da 2–3 euro in GDO che sono per­fet­ti­bil­men­te bevi­bi­li e one­sta­men­te con­su­ma­bi­li. Quin­di? Il prez­zo è oggi una discri­mi­nan­te fon­da­men­ta­le, ma non del­la qua­li­tà del vino. Di cosa allo­ra? Del­l’i­den­ti­tà ed iden­ti­fi­ca­zio­ne geo­gra­fi­ca, del­la noto­rie­tà del pro­dut­to­re e del­la tipo­lo­gia del vino.

FIVI PIACENZA chiude alla grande

Il para­go­ne ci sta: 600 can­ti­ne con­tro 5000, 22.500 pre­sen­ze-clien­ti con­tro 132.000 ingres­si a Vero­na. Da qui il mio azzar­do di FIVITALY. Pia­cen­za è sta­ta anche l’occasione per par­la­re del futu­ro e del valo­re del­la DOC Pan­tel­le­ria Zibib­bo. Vale la pena, è giu­sto chie­de­re che solo a Pan­tel­le­ria si pos­sa e si deb­ba usa­re il temi­ne Zibib­bo, sen­za mix dop­pio­ni, al posto di Mosca­to d’Alessandria? Sem­bre­reb­be pro­prio di sì. 

Matil­de Pog­gi stes­sa è sem­pre mol­to chia­ra e con­vin­ta del lega­me viti­gno-ter­ri­to­rio-deno­mi­na­zio­ne: o ci si cre­de e sono inscin­di­bi­li, oppu­re non ci cre­de. Accet­ta­re solu­zio­ni a metà, dove il biso­gno com­mer­cia­le va oltre alla tute­la di una pro­prie­tà intel­let­tua­le col­let­ti­va? Allo­ra c’è qual­co­sa che non va nel­la sto­ria attua­le del vino ita­lia­no, mi vien da dire!

Modifica del disciplinare? Sono i viticoltori locali che devono decidere!

Qua­lun­que modi­fi­ca di un qual­sia­si disci­pli­na­re, da Aosta a Paler­mo, deve esse­re pub­bli­co e segui­re un iter ben pre­ci­so a par­ti­re dai depo­si­ta­ri, uno per uno, del dirit­to del­la DOC, con tan­to di ver­ba­li, di com­mis­sio­ni mini­ste­ria­li e del Comi­ta­to Vini.

Inol­tre, le modi­fi­che “di peso” come dice l’Europa, devo­no in più esse­re con­for­ta­te da più pare­ri tec­ni­ci, da ricer­che e da dimo­stra­zio­ne di anni di impian­ti, di uso, di pro­ve, ma soprat­tut­to di rispet­to dei para­me­tri ori­gi­na­ri: ter­re­no, cli­ma, geo­pe­do­lo­gia, ter­re­no, sapo­ri, degu­sta­zio­ni, riscon­tri dei consumatori.

Occor­re dare spa­zio ai docu­men­ti veri, viti­co­li, ampe­lo­gra­fi­ci, sto­ri­ci come chie­de la UE in modo che l’opinione pub­bli­ca loca­le e non, sia infor­ma­ta e al cor­ren­te, dal Sin­da­co in giù. È fon­da­men­ta­le il rispet­to e la solu­zio­ne dei pro­ble­mi a livel­lo loca­le non a 500 km di distan­za e in qual­che stan­za dei bot­to­ni dove coman­da­no in pochis­si­mi. È la base pro­dut­ti­va, uno per uno, sin­go­lar­men­te e tut­ti con lo stes­so peso, che devo­no sta­bi­li­re cosa voglio­no fare. 

Il ricorso dei produttori panteschi

Pre­sen­te a Pia­cen­za anche Miche­le Zanar­do pre­si­den­te del Comi­ta­to Vini con il qua­le ho par­la­to (e lui stes­so so che ha appro­fon­di­to il tema con i pro­dut­to­ri pre­sen­ti) del­la que­stio­ne Zibib­bo, che non è una bana­li­tà. È la stes­sa que­stio­ne for­se fra Bonar­da e Croa­ti­na, se non di più.

Occor­re­rà vede­re il risul­ta­to del ricor­so già pre­sen­ta­to dai pro­dut­to­ri pan­te­schi per poter ripren­de­re in mano la que­stio­ne. Se ci sono sta­ti dei “buchi neri”, cre­do, sia impor­tan­te rive­de­re il tut­to e non can­cel­la­re 1000 anni di storia.

Il ricor­so è sta­to pre­sen­ta­to al Mini­ste­ro, alla UE, alla Regio­ne Sici­lia e al Pre­si­den­te del­la Repub­bli­ca per cui occor­re atten­de­re deci­sio­ni in meri­to. Poi si potrà ripren­de­re in mano la que­stio­ne disci­pli­na­re in un sen­so o nell’altro.

Antonio Gabriele: rispettare i territori e le tradizioni vitivinicole

Pre­sen­te a Pia­cen­za, Anto­nio Gabrie­le pro­dut­to­re del Pan­tel­le­ria Doc Zibib­bo Pas­si­to Bag­ghiu, mol­to chia­ro:“Rin­gra­zio Matil­de Pog­gi e Miche­le Zanar­do per l’attenzione sul tema Zibib­bo. Fivi-Pia­cen­za è un even­to fan­ta­sti­co, orga­niz­za­ta in modo esem­pla­re, con varie­tà e mol­ti­tu­di­ne di vini, per tut­ti i gusti e per tut­te le tasche come è giu­sto che sia così, ma soprat­tut­to rispet­tan­do i ter­ri­to­ri, la natu­ra e le tra­di­zio­ni viti­vi­ni­co­le di tut­ti i distret­ti pro­dut­ti­vi nazio­na­li com­pre­so anche le valen­ze pro­mo­zio­na­li e di valorizzazione” .

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