L’Acropoli di San Marco e Santa Teresa. Un gioiello da salvare a tutti i costi

L’Acropoli di San Marco e Santa Teresa. Un gioiello da salvare a tutti i costi

08/12/2019 0 Di Andrea Govinda Tusa

Il Parco Archeologico di Pantelleria può vivere di nuova luce. Andrea Tusa ricorda l’opera del padre e fa appello ad amministrazione e cittadini: ora rimbocchiamoci le maniche!

di Andrea Tusa

Duran­te una del­le ulti­me con­ver­sa­zio­ni che ho intrat­te­nu­to con mio padre, pochi gior­ni pri­ma del­la male­det­ta tra­ge­dia del 10 mar­zo in cui ci ha lascia­ti, espres­si le mie pre­oc­cu­pa­zio­ni rispet­to allo sta­to di abban­do­no in cui ver­sa­va e ver­sa tut­t’o­ra l’Acro­po­li di San Mar­co e San­ta Tere­sa a Pan­tel­le­ria.

Ero di ritor­no dal­l’i­so­la, dove ave­vo da poco ini­zia­to la mia ricer­ca per il dot­to­ra­to. Pas­seg­gian­do con mio padre per le vie del cen­tro di Paler­mo, gli dis­si subi­to che ero sor­pre­so dal­la man­can­za di un siste­ma di sor­ve­glian­za. “Papà, ma per­ché non c’è nean­che un custo­de?” gli chie­si. Lui si fer­mò un atti­mo, mi guar­dò drit­to negli occhi e mi dis­se con un tono serio e irri­ta­to: “Lo sai quan­to ci sto com­bat­ten­do? Non ci sono risor­se, fon­di, per­so­na­le”. Capii subi­to che con­di­vi­de­va le mie stes­se pre­oc­cu­pa­zio­ni ed era indi­gna­to più di me per lo sta­to di abban­do­no di que­sto impor­tan­te sito archeologico.

L’Acropoli: il tesoro di Pantelleria

L’A­cro­po­li, insie­me al vil­lag­gio pre­i­sto­ri­co di Mur­sia e la necro­po­li dei Sesi, rap­pre­sen­ta uno dei più pre­zio­si e affa­sci­nan­ti siti archeo­lo­gi­ci di que­sta mera­vi­glio­sa iso­la posta al cen­tro del Mare Nostrum, da sem­pre natu­ra­le cro­ce­via e pun­to di incon­tro del­le civil­tà pro­ve­nien­ti dal con­ti­nen­te euro­peo e da quel­lo afri­ca­no. Il sito sor­ge tra le col­li­ne di San Mar­co e San­ta Tere­sa, e rap­pre­sen­ta la più impor­tan­te e visi­bi­le testi­mo­nian­za archeo­lo­gi­ca del­le civil­tà domi­nan­ti che si sono sus­se­gui­te sul­l’I­so­la: dap­pri­ma la civil­tà feni­cio-puni­ca, e in segui­to quel­la roma­na (impe­ria­le e tardo-antica).

Sin dai pri­mi anni ’90, mio padre, insie­me ad altri per­so­nag­gi, alcu­ni di essi ormai scom­par­si (ricor­do il com­pian­to Rosa­rio Di Fre­sco e il prof. Mau­ri­zio Tosi, entram­bi ami­ci di fami­glia) ha dato un for­te con­tri­bu­to alla ricer­ca archeo­lo­gi­ca e di con­se­guen­za anche allo svi­lup­po cul­tu­ra­le e socio-eco­no­mi­co del­l’i­so­la. Fu pro­prio gra­zie all’im­pe­gno pro­fu­so da mio padre e da Rosa­rio di Fre­sco che Pan­tel­le­ria diven­ne in que­gli anni un cam­po di ricer­ca impor­tan­tis­si­mo per stu­dio­si ed uni­ver­si­tà pro­ve­nien­ti da varie par­ti del mondo.

I miei ricor­di di bam­bi­no e ado­le­scen­te mi ripor­ta­no alle cam­pa­gne di sca­vo che mio padre con­du­ce­va o segui­va in giro per l’i­so­la: il vil­lag­gio pre­i­sto­ri­co di Mur­sia e la necro­po­li dei Sesi, il vil­lag­gio roma­no di Scau­ri, gli sca­vi subac­quei nel por­to di Scau­ri e a cala Gadir, i ritro­va­men­ti al Lago di Vene­re, e appun­to l’Acropoli.

Uno degli ulti­mi prov­ve­di­men­ti attua­ti da mio padre duran­te la sua bre­ve ma feli­ce espe­rien­za di Asses­so­re ai Beni Cul­tu­ra­li e all’I­den­ti­tà Sici­lia­na con il gover­no Musu­me­ci fu l’i­sti­tu­zio­ne del nuo­vo Par­co Archeo­lo­gi­co di Seli­nun­te, Cave di Cusa e Pan­tel­le­ria. In que­ste poche righe pro­ve­rò a spie­ga­re il moti­vo fon­da­men­ta­le che sta alla base di que­sto impor­tan­te provvedimento.

Perché accorpare il Parco Archeologico di Pantelleria a Selinunte e Cave di Cusa?

Per com­pren­de­re pie­na­men­te le ragio­ni che spin­se­ro mio padre ad accor­pa­re il par­co archeo­lo­gi­co di Pan­tel­le­ria a quel­lo di Seli­nun­te, biso­gna tor­na­re indie­tro di qual­che anno e riper­cor­re­re il com­ples­so iter sto­ri­co e ammi­ni­stra­ti­vo che ha carat­te­riz­za­to la gestio­ne del ric­co e impor­tan­te patri­mo­nio archeo­lo­gi­co del­l’i­so­la di Pantelleria.

La leg­ge regio­na­le n. 20 del 2000 pre­ve­de­va l’i­sti­tu­zio­ne del siste­ma dei par­chi archeo­lo­gi­ci regio­na­li. In real­tà que­sta leg­ge isti­tuì “sul­la car­ta” il siste­ma dei par­chi archeo­lo­gi­ci, ma di fat­to que­sti ulti­mi non vide­ro mai la luce come enti auto­no­mi, ad ecce­zio­ne del par­co del­la Val­le dei Tem­pli di Agri­gen­to, di quel­lo di Giar­di­ni Naxos e Taor­mi­na nel 2007, e solo nel 2013 di quel­lo di Selinunte.

Dopo anni di stal­lo, nel 2010 su pro­po­sta del­l’As­ses­so­re Regio­na­le ai Beni Cul­tu­ra­li Gae­ta­no Armao ven­ne isti­tui­to il Par­co Archeo­lo­gi­co di Pan­tel­le­ria, che com­pren­de­va quat­tro aree: il vil­lag­gio pre­i­sto­ri­co di Mur­sia e i Sesi, l’A­cro­po­li di San Mar­co e San­ta Tere­sa, il san­tua­rio del lago di Vene­re, ed il vil­lag­gio tar­do-roma­no di Scauri.

Tuttavia nel 2013 un decreto del Presidente della Regione Rosario Crocetta soppresse il Parco Archeologico di Pantelleria.

Que­sta deci­sio­ne, a dir poco affret­ta­ta e scon­si­de­ra­ta, si basa­va su dei pre­sup­po­sti opi­na­bi­li e su del­le con­si­de­ra­zio­ni scor­ret­te, sia dal pun­to di vista scien­ti­fi­co che sul pia­no pret­ta­men­te logi­co e pra­ti­co. In sostan­za il decre­to era moti­va­to sia da esi­gen­ze di ridu­zio­ne del­la spe­sa pub­bli­ca, sia da un’er­ra­ta con­vin­zio­ne che fos­se dif­fi­ci­le peri­me­tra­re e deli­mi­ta­re le varie zone del Parco.

Nel­la pri­ma­ve­ra del 2018 mio padre accet­ta l’in­ca­ri­co di Asses­so­re Regio­na­le ai Beni Cul­tu­ra­li. Tra gli innu­me­re­vo­li decre­ti che è riu­sci­to ad attua­re in un solo anno, vi è appun­to quel­lo che ha con­sen­ti­to il rein­se­ri­men­to del Par­co Archeo­lo­gi­co di Pan­tel­le­ria nel siste­ma dei Par­chi, che era sta­to deli­nea­to dal­la leg­ge del 2000. Ripor­to di segui­to le paro­le di mio padre a riguardo:

«La fir­ma del decre­to di rein­se­ri­men­to di Pan­tel­le­ria nell’elenco dei par­chi archeo­lo­gi­ci dal qua­le era sta­to impro­pria­men­te, ingiu­sta­men­te e ille­git­ti­ma­men­te esclu­so. Era sta­to già peri­me­tra­to dopo un lun­go iter di con­cer­ta­zio­ne con comu­ne e sta­ke­hol­ders ed era sta­to anche appro­va­to dal Con­si­glio regio­na­le. È l’esclusione che è sta­ta ille­git­ti­ma. Con il mio decre­to si inse­ri­sce nuo­va­men­te nel siste­ma in atte­sa del­la decre­ta­zio­ne e del­la com­po­si­zio­ne degli orga­ni di gover­no».

Que­sto decre­to si inse­ri­sce nel­la più vasta ini­zia­ti­va legi­sla­ti­va che ha por­ta­to final­men­te all’at­tua­zio­ne di quel siste­ma di 16 par­chi deli­nea­to dal­la leg­ge del 2000, ma di fat­to mai realizzato.

Sebastiano Tusa e la legge tenuta 19 anni in un cassetto 

Seba­stia­no Tusa ha avu­to quin­di il corag­gio e le capa­ci­tà di attua­re una leg­ge impor­tan­tis­si­ma che è sta­ta tenu­ta chiu­sa nel cas­set­to per 19 anni. Di segui­to le paro­le del gover­na­to­re Musu­me­ci: “Dopo qua­si un ven­ten­nio – dice Musu­me­ci – il mio gover­no dà attua­zio­ne com­ple­ta alla leg­ge sici­lia­na sui Par­chi archeo­lo­gi­ci. Con que­sti decre­ti si dà pro­ta­go­ni­smo alle real­tà loca­li, si respon­sa­bi­liz­za­no le clas­si diri­gen­ti e si con­sen­te la tan­to auspi­ca­ta loro auto­no­mia finanziaria”.

L’i­dea del­l’ac­cor­pa­men­to del Par­co Archeo­lo­gi­co di Pan­tel­le­ria al Par­co di Seli­nun­te è sta­ta una feli­ce e impor­tan­te intui­zio­ne di mio padre. In que­sto modo, i siti archeo­lo­gi­ci di Pan­tel­le­ria avran­no a dispo­si­zio­ne le risor­se eco­no­mi­che e uma­ne che fino ad oggi non han­no avuto.

Un par­co archeo­lo­gi­co ha biso­gno di fon­di, per­so­na­le, strut­tu­re, ma soprat­tut­to ha biso­gno di auto­no­mia deci­sio­na­le ed eco­no­mi­ca, oltre che di fun­zio­na­li­tà da un pun­to di vista buro­cra­ti­co e ammi­ni­stra­ti­vo. Con que­sta impor­tan­te ini­zia­ti­va legi­sla­ti­va è sta­to trac­cia­to il cam­mi­no da seguire.

Ades­so c’è tan­to lavo­ro da fare.

Fac­cio quin­di un appel­lo alla poli­ti­ca, all’am­mi­ni­stra­zio­ne, ma anche alla cit­ta­di­nan­za: rim­boc­chia­mo­ci le maniche!