Il Parco Archeologico di Pantelleria può vivere di nuova luce. Andrea Tusa ricorda l’opera del padre e fa appello ad amministrazione e cittadini: ora rimbocchiamoci le maniche!
di Andrea Tusa
Durante una delle ultime conversazioni che ho intrattenuto con mio padre, pochi giorni prima della maledetta tragedia del 10 marzo in cui ci ha lasciati, espressi le mie preoccupazioni rispetto allo stato di abbandono in cui versava e versa tutt’ora l’Acropoli di San Marco e Santa Teresa a Pantelleria.
Ero di ritorno dall’isola, dove avevo da poco iniziato la mia ricerca per il dottorato. Passeggiando con mio padre per le vie del centro di Palermo, gli dissi subito che ero sorpreso dalla mancanza di un sistema di sorveglianza. “Papà, ma perché non c’è neanche un custode?” gli chiesi. Lui si fermò un attimo, mi guardò dritto negli occhi e mi disse con un tono serio e irritato: “Lo sai quanto ci sto combattendo? Non ci sono risorse, fondi, personale”. Capii subito che condivideva le mie stesse preoccupazioni ed era indignato più di me per lo stato di abbandono di questo importante sito archeologico.
L’Acropoli: il tesoro di Pantelleria
L’Acropoli, insieme al villaggio preistorico di Mursia e la necropoli dei Sesi, rappresenta uno dei più preziosi e affascinanti siti archeologici di questa meravigliosa isola posta al centro del Mare Nostrum, da sempre naturale crocevia e punto di incontro delle civiltà provenienti dal continente europeo e da quello africano. Il sito sorge tra le colline di San Marco e Santa Teresa, e rappresenta la più importante e visibile testimonianza archeologica delle civiltà dominanti che si sono susseguite sull’Isola: dapprima la civiltà fenicio-punica, e in seguito quella romana (imperiale e tardo-antica).
Sin dai primi anni ’90, mio padre, insieme ad altri personaggi, alcuni di essi ormai scomparsi (ricordo il compianto Rosario Di Fresco e il prof. Maurizio Tosi, entrambi amici di famiglia) ha dato un forte contributo alla ricerca archeologica e di conseguenza anche allo sviluppo culturale e socio-economico dell’isola. Fu proprio grazie all’impegno profuso da mio padre e da Rosario di Fresco che Pantelleria divenne in quegli anni un campo di ricerca importantissimo per studiosi ed università provenienti da varie parti del mondo.
I miei ricordi di bambino e adolescente mi riportano alle campagne di scavo che mio padre conduceva o seguiva in giro per l’isola: il villaggio preistorico di Mursia e la necropoli dei Sesi, il villaggio romano di Scauri, gli scavi subacquei nel porto di Scauri e a cala Gadir, i ritrovamenti al Lago di Venere, e appunto l’Acropoli.
Uno degli ultimi provvedimenti attuati da mio padre durante la sua breve ma felice esperienza di Assessore ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana con il governo Musumeci fu l’istituzione del nuovo Parco Archeologico di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria. In queste poche righe proverò a spiegare il motivo fondamentale che sta alla base di questo importante provvedimento.
Perché accorpare il Parco Archeologico di Pantelleria a Selinunte e Cave di Cusa?
Per comprendere pienamente le ragioni che spinsero mio padre ad accorpare il parco archeologico di Pantelleria a quello di Selinunte, bisogna tornare indietro di qualche anno e ripercorrere il complesso iter storico e amministrativo che ha caratterizzato la gestione del ricco e importante patrimonio archeologico dell’isola di Pantelleria.
La legge regionale n. 20 del 2000 prevedeva l’istituzione del sistema dei parchi archeologici regionali. In realtà questa legge istituì “sulla carta” il sistema dei parchi archeologici, ma di fatto questi ultimi non videro mai la luce come enti autonomi, ad eccezione del parco della Valle dei Templi di Agrigento, di quello di Giardini Naxos e Taormina nel 2007, e solo nel 2013 di quello di Selinunte.
Dopo anni di stallo, nel 2010 su proposta dell’Assessore Regionale ai Beni Culturali Gaetano Armao venne istituito il Parco Archeologico di Pantelleria, che comprendeva quattro aree: il villaggio preistorico di Mursia e i Sesi, l’Acropoli di San Marco e Santa Teresa, il santuario del lago di Venere, ed il villaggio tardo-romano di Scauri.
Tuttavia nel 2013 un decreto del Presidente della Regione Rosario Crocetta soppresse il Parco Archeologico di Pantelleria.
Questa decisione, a dir poco affrettata e sconsiderata, si basava su dei presupposti opinabili e su delle considerazioni scorrette, sia dal punto di vista scientifico che sul piano prettamente logico e pratico. In sostanza il decreto era motivato sia da esigenze di riduzione della spesa pubblica, sia da un’errata convinzione che fosse difficile perimetrare e delimitare le varie zone del Parco.
Nella primavera del 2018 mio padre accetta l’incarico di Assessore Regionale ai Beni Culturali. Tra gli innumerevoli decreti che è riuscito ad attuare in un solo anno, vi è appunto quello che ha consentito il reinserimento del Parco Archeologico di Pantelleria nel sistema dei Parchi, che era stato delineato dalla legge del 2000. Riporto di seguito le parole di mio padre a riguardo:
«La firma del decreto di reinserimento di Pantelleria nell’elenco dei parchi archeologici dal quale era stato impropriamente, ingiustamente e illegittimamente escluso. Era stato già perimetrato dopo un lungo iter di concertazione con comune e stakeholders ed era stato anche approvato dal Consiglio regionale. È l’esclusione che è stata illegittima. Con il mio decreto si inserisce nuovamente nel sistema in attesa della decretazione e della composizione degli organi di governo».
Questo decreto si inserisce nella più vasta iniziativa legislativa che ha portato finalmente all’attuazione di quel sistema di 16 parchi delineato dalla legge del 2000, ma di fatto mai realizzato.
Sebastiano Tusa e la legge tenuta 19 anni in un cassetto
Sebastiano Tusa ha avuto quindi il coraggio e le capacità di attuare una legge importantissima che è stata tenuta chiusa nel cassetto per 19 anni. Di seguito le parole del governatore Musumeci: “Dopo quasi un ventennio – dice Musumeci – il mio governo dà attuazione completa alla legge siciliana sui Parchi archeologici. Con questi decreti si dà protagonismo alle realtà locali, si responsabilizzano le classi dirigenti e si consente la tanto auspicata loro autonomia finanziaria”.
L’idea dell’accorpamento del Parco Archeologico di Pantelleria al Parco di Selinunte è stata una felice e importante intuizione di mio padre. In questo modo, i siti archeologici di Pantelleria avranno a disposizione le risorse economiche e umane che fino ad oggi non hanno avuto.
Un parco archeologico ha bisogno di fondi, personale, strutture, ma soprattutto ha bisogno di autonomia decisionale ed economica, oltre che di funzionalità da un punto di vista burocratico e amministrativo. Con questa importante iniziativa legislativa è stato tracciato il cammino da seguire.
Adesso c’è tanto lavoro da fare.
Faccio quindi un appello alla politica, all’amministrazione, ma anche alla cittadinanza: rimbocchiamoci le maniche!
Nasco a Palermo il 15/10/1985. Dopo essermi diplomato al Liceo classico G.Meli di Palermo, mi sono trasferito a Roma dove ho studiato Teorie e pratiche dell’antropologia all’Università La Sapienza. Dopo la laurea triennale a Roma, decido di trasferirmi in Francia dove imparo il francese e studia all’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Marsiglia. Ho conseguito il master di primo e secondo livello in Ricerche comparative in scienze sociali (antropologia, sociologia, storia) e ho deciso di tornare in Italia, dove vive tra Roma e Palermo, effettuando impieghi e stage di vario tipo. Nel 2007 e nel 2008 ho svolto alcune missioni in Kenya e in Egitto lavorando come “esperto di antropologia” presso alcuni Resort di lusso per la divulgazione delle conoscenze antropologiche tra i turisti. Lavoro per varie ONG impegnate nella cooperazione internazionale, nella lotta alla dispersione scolastica, nell’assistenza ai migranti. Ho svolto un tirocinio di 6 mesi a Lisbona nel “Centro portugues refugiados” grazie al progetto “Leonardo” dell’UE. Ho svolto a Palermo un tirocinio presso la fondazione Ignazio Buttitta e il Museo delle Marionette, nell’ambito del progetto “Garanzia giovani”. Nel 2017 sono stato chiamato dal Rettorato della regione Alpes-Provence-Cote d’Azur per una missione di insegnamento della lingua italiana dapprima in un liceo a Marsiglia e successivamente in una scuola media vicino Marsiglia. Nel 2018 ho vinto una borsa di dottorato in Scienze del patrimonio culturale presso l’Università di Palermo per svolgere una ricerca di antropologia sulle dinamiche innescate nella comunità pantesca dai processi di patrimonializzazione UNESCO della Vite ad Alberello e dei muretti a secco, e dall’istituzione del Parco Nazionale di Pantelleria.