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Al festival dei Vini di Pescara, Comolli torna a parlare dei consorzi

Pescara 2020, chiusa la prima edizione del festival con grande successo per i vini spumanti d’Abruzzo.

“Tutte rose e fiori per la spumantistica italiana?” lo chiediamo al più grande protagonista della spumantistica italiana moderna. A Comolli chiediamo anche una riflessione sui consorzi di tutela italiani 

 Per tre gior­ni l’hotel Espla­na­de di Pesca­ra ha accol­to il gotha del­la spu­man­ti­sti­ca ita­lia­na. Chi pre­sen­te ai tavo­li tema­ti­ci, chi per riti­ra­re gli atte­sta­ti Bubble’s Ita­lia, chi per i pre­mi “gli scu­di” dei miglio­ri vini con le bol­li­ci­ne del 2019 decre­ta­ti dal pool di assag­gia­to­ri di Ceves (www.ovse.org), chi per la fre­quen­za del pri­mo Master Magi­stra­lis full immer­sion, chi per sen­ti­re acca­de­mi­ci del cali­bro di Dona­to Lana­ti e Atti­lio Scien­za. A Sal­va­to­re Mura­na è anda­to uno dei più anti­chi pre­mi, Vin­ta­geA­ward, ambi­tis­si­mo e inti­to­la­to a Fran­ce­sco Scac­chi, risco­per­to dal Forum Spu­man­ti d’Italia del 2004–2012 che ha lan­cia­to nel mon­do la spu­man­ti­sti­ca ita­lia­na con cen­ti­na­ia di ospi­ti e MW stra­nie­ri per anni. 

A Giam­pie­tro Comol­li, già diret­to­re di Fran­cia­cor­ta, Gavi, Col­li­ne del Pro­sec­co-Alta­mar­ca, Bol­ghe­ri, Col­li Pia­cen­ti­ni,  tec­ni­co esper­to di bol­li­ci­ne da 40 anni, for­se il tec­ni­co-eno­lo­go-agro­no­mo più qua­li­fi­ca­to che oggi ha l’Italia e rap­pre­sen­tan­te del­le bol­li­ci­ne tri­co­lo­ri nel mon­do, chie­dia­mo qual­che rifles­sio­ne gene­ra­le sui Con­sor­zi di tute­la e i ter­ri­to­ri (www.ovse.org).

“Oggi i con­sor­zi di tute­la sono fon­da­men­ta­li, ma sem­bra che non rispon­da­no più alle esi­gen­ze e doman­de degli anni 1995–1998, quan­do ci fu la gran­de rivo­lu­zio­ne e l’avvio dei Con­sor­zi di tute­la con la cer­ti­fi­ca­zio­ne, trac­cia­bi­li­tà e la vigi­lan­za Erga-Omnes. Sono cam­bia­ti i tem­pi. Non pos­so­no sta­re in pie­di Con­sor­zi che fan­no solo pub­bli­ci­tà, mar­ke­ting e pro­mo­zio­ne gene­ri­ca. In que­sto il Con­sor­zio Fran­cia­cor­ta fon­da­to nel 1991 è anco­ra un esem­pio vali­do: pri­ma la tute­la e zona­zio­ne del ter­ri­to­rio vita­to, la ricer­ca in azien­da, la cer­ti­fi­ca­zio­ne di filie­ra dei vini, la qua­li­tà come fat­to­re pro­dut­ti­vo che si da per scon­ta­to. Non si fon­da­no Con­sor­zi di tute­la per fare even­ti all’estero, pub­bli­ci­tà. Il Con­sor­zio deve usa­re la tute­la come comu­ni­ca­zio­ne, infor­ma­zio­ne, for­ma­zio­ne, mar­ke­ting di ter­ri­to­rio, di prodotto…..non di sin­go­le imprese”.

Quindi Comolli il sistema consortile italiano funziona, è valido?

“A Pesca­ra ne abbia­mo par­la­to. Se il Con­sor­zio fa tute­la, se è diret­to da tec­ni­ci esper­ti, non dovreb­be­ro suc­ce­de­re fat­ti come quel­li recen­ti in Oltre­pò Pave­se. In Ita­lia ci sono 70–80 Con­sor­zi, for­se 6–7 han­no bilan­cio, gestio­ne, uomi­ni, pro­get­ti e fun­zio­ni ben orga­niz­za­te. Oggi “trop­pi Con­sor­zi” han­no gros­si pro­ble­mi gestio­na­li, di rap­pre­sen­tan­za. Il peso dei voti in assem­blea, il rap­por­to fra gran­di e pic­co­le can­ti­ne, la rap­pre­sen­tan­za in con­si­glio sono oggi temi che bloc­ca­no le atti­vi­tà con­sor­ti­li. Non è un mega even­to pro­mo­zio­na­le che sca­val­ca o sup­pli­sce all’importanza del­la tute­la e del­la vigi­lan­za. La stes­sa cer­ti­fi­ca­zio­ne uffi­cia­le deve esse­re più “ter­zia­ria”. Occor­re sepa­ra­re bene la par­te “tute­la” da quel­la di “pro­mo­zio­ne”: in cor­ri­spon­den­za il peso dei voti deve esse­re pro-capi­te per tut­ti gli aspet­ti di disci­pli­na­re, tute­la, vigi­lan­za men­tre il voto cen­sua­rio va bene per le deci­sio­ni pro­mo­zio­na­li, pub­bli­ci­ta­rie. Il tut­to all’interno sem­pre di un uni­co Con­sor­zio, un solo con­si­glio, un solo bilan­cio e un solo pre­si­den­te. Per que­sto che la figu­ra del pre­si­den­te deve esse­re sem­pre più super­par­tes, anche non diret­ta­men­te respon­sa­bi­le di una can­ti­na pic­co­la o gran­de,  come pure deve esse­re for­te il lega­me fra pre­si­den­te e diret­to­re, ma quest’ultimo più garan­te, auto­no­mo con cer­ti spa­zi di mano­vra che solo com­pe­ten­za può garantire”.

Comol­li non lascia dub­bi, non svi­co­la dai pro­ble­mi. La sua espe­rien­za di 35 anni nei Con­sor­zi di tute­la e il suo gran­de con­tri­bu­to dato negli anni 1996–1999 per arri­va­re alla nuo­va Feder­doc, ai nuo­vi con­sor­zi, alla cer­ti­fi­ca­zio­ne ter­zia­ria, alla vigi­lan­za e all’erga omnes è nota, ma lui stes­so sem­bra dire – e ne è mol­to con­vin­to – che l’attuale “liti­gio­si­tà” con­sor­ti­le-pro­dut­ti­va non gio­va e che biso­gna velo­ce­men­te tro­va­re una for­te e inno­va­ti­va solu­zio­ne al pas­so con i tem­pi e le neces­si­tà del­le can­ti­ne. Anche con pas­si indie­tro di qual­cu­no, non appel­lan­do­si ai dirit­ti acqui­si­ti, non legan­do il costo del­la quo­ta socia­le al nume­ro di voti da far pesa­re in ogni votazione.

Comolli, come orientare le diverse Docg-Doc? 

“È evi­den­te che un siste­ma di 600 Docg-Doc è com­ples­so se non c’è un indi­riz­zo e un model­lo: Doc pic­co­le van­no sal­va­guar­da­te e lascia­te indi­pen­den­ti se sono auto­re­vo­li, auto­no­me, anti­che e volu­te dai viti­col­to­ri come è il caso di Pan­tel­le­ria. Men­tre Doc gran­di come Pie­mon­te o Tosca­na pos­so­no esse­re mol­to uti­li, se volu­te dai viti­col­to­ri, per la orga­niz­za­zio­ne e gestio­ne gene­ra­le, soprat­tut­to per le deli­be­re cen­sua­rie del­la pro­mo­zio­ne, pub­bli­ci­tà, even­ti in cui le gros­se can­ti­ne han­no neces­si­tà e fun­zio­ni diver­se del­le pic­co­le azien­de fami­glia­ri. Solo così si sal­va il tes­su­to dei Con­sor­zi e del­le pic­co­le azien­de viti­vi­ni­co­le. Sem­pli­fi­ca­zio­ne, testo uni­co buro­cra­ti­co, ma rispet­to del­le volon­tà loca­li a dife­sa del­la pre­sen­za atti­va dell’azienda di territorio”

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