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Pantelleria. Antonio Terrone, nuovo comandante della Capitaneria: ‘Facciamo squadra’

Comandante Antonio Terrone pantelleria

di Fla­vio Silvia

In occa­sio­ne del cam­bio di coman­do del­la capi­ta­ne­ria di por­to di Pan­tel­le­ria, abbia­mo inter­vi­sta­to il nuo­vo T.V. Anto­nio Ter­ro­ne. Abbia­mo par­la­to con il coman­dan­te Ter­ro­ne per pochi minu­ti, minu­ti che però ci han­no fat­to com­pren­de­re quan­to ten­ga vera­men­te al pro­prio lavo­ro ed ai valo­ri di que­sta pro­fes­sio­ne, che lui stes­so ha defi­ni­to “nobi­le”. Il coman­dan­te Ter­ro­ne è sicu­ra­men­te una per­so­na mol­to pre­pa­ra­ta, da buon “pro­fes­sio­ni­sta del mare”. La scel­ta, da mol­ti con­si­de­ra­ta corag­gio­sa, di veni­re volon­ta­ria­men­te in que­st’i­so­la, spe­ria­mo lo sti­mo­le­rà dal pun­to di vista pro­fes­sio­na­le e umano.

Lei ha scelto volontariamente di venire a Pantelleria. Una scelta che lusinga l’isola. Che cosa l’ha spinta a trasferirsi qui?

Alla base del­la mia deci­sio­ne è sta­ta det­ta­ta dal fat­to che mi aspet­to da Pan­tel­le­ria un arric­chi­men­to pro­fes­sio­na­le. quin­di rin­gra­zio il coman­do gene­ra­le per aver accol­to la mia richie­sta. In più, ad accom­pa­gnar­mi in que­sta nuo­va avven­tu­ra c’è la mia fami­glia. Quin­di dopo anni di “tran­quil­li­tà adria­ti­ca” dal pun­to di vista lavo­ra­ti­vo e aven­do fat­to un’e­spe­rien­za a Lam­pe­du­sa d’im­bar­co su Nave Diciot­ti, mi aspet­to un altret­tan­to rit­mo lavo­ra­ti­vo da Pan­tel­le­ria.  Oltre anche al fat­to che vive­re in un’i­so­la è affa­sci­nan­te ed intri­gan­te. Sono alla ricer­ca di que­sto e cre­do che Pan­tel­le­ria me lo pos­sa dare. Ci sono tut­te le car­te per vive­re una bel­lis­si­ma esperienza.

In base alle sue esperienza professionali, cosa si aspetta da Pantelleria?

Essen­do la mia pri­ma espe­rien­za di coman­do non nascon­do che pro­vo un po’ di timo­re. È un timo­re posi­ti­vo però, quel­lo che in qual­che modo ti pone l’at­ten­zio­ne e ti por­ta all’at­ten­zio­ne su ogni sin­go­lo argo­men­to da trat­ta­re non è una pau­ra che sta in chi non sa come com­por­tar­si o cosa fare, anche per­ché sono estre­ma­men­te con­vin­to che al mio fian­co c’è un equi­pag­gio feno­me­na­le, l’ho già testa­to nei pri­mi gior­ni del­la mia per­ma­nen­za nel­l’i­so­la. Ho già avu­to la pos­si­bi­li­tà di cono­sce­re i miei 41 com­pa­gni di viag­gio del­la Guar­dia Costie­ra di Pan­tel­le­ria. Per quan­to riguar­da il mio excur­sus pro­fes­sio­na­le pen­so di ave­re comun­que dal­la mia un baga­glio cul­tu­ra­le, non dico esau­sti­vo, per­ché cre­do che non si smet­ta mai di impa­ra­re, però un buon pun­to di par­ten­za sul qua­le for­ma­re il baga­glio pro­fes­sio­na­le che sicu­ra­men­te Pan­tel­le­ria arric­chi­rà ulteriormente.

Qual è la parola d’ordine sulla quale porrà le basi della sua esperienza di comando?

Il dia­lo­go sarà sicu­ra­men­te tra le paro­le chia­ve che mi por­te­rò in que­sto perio­do, che mi aspet­to estre­ma­men­te inten­so. Anche se non vor­rei limi­tar­mi sola­men­te al dia­lo­go, farò sicu­ra­men­te teso­ro di un’al­tra paro­la che è la col­la­bo­ra­zio­ne. Col­la­bo­ra­zio­ne che arri­va sicu­ra­men­te dal per­so­na­le inter­no alla Capi­ta­ne­ria col qua­le instau­re­rò fin da subi­to un rap­por­to schiet­to e diret­to. Ma mi aspet­to la col­la­bo­ra­zio­ne e sarò io pron­to a dar­la natu­ral­men­te, anche con gli iso­la­ni. Pen­so che insie­me ai pan­te­schi pos­sia­mo crea­re una squa­dra uni­ca con la qua­le por­ta­re avan­ti tan­ti obbiet­ti­vi. Dob­bia­mo far­lo tut­ti insie­me, for­man­do una squadra. 

Che emozione ha provato a vedere per la prima volta lo skyline dell’isola?

Il pri­mo impat­to con l’i­so­la non è sta­to quel­lo clas­si­co di chi arri­va su un’i­so­la e si sen­te man­ca­re la ter­ra­fer­ma o si sen­te spae­sa­to. Tut­t’al­tro. Quel­lo che pen­sa­vo pri­ma di arri­va­re qui nel­l’i­so­la è sta­to in qual­che modo con­fer­ma­to. La pri­ma cosa che mi ha col­pi­to è sta­ta l’ac­co­glien­za sul­la ban­chi­na sen­za aver­mi mai visto, alcu­ni iso­la­ni mi han­no rico­no­sciu­to. L’ac­co­glien­za al momen­to del­l’at­trac­co in por­to è sta­ta sicu­ra­men­te la pri­ma cosa che por­te­rò come ricor­do di Pan­tel­le­ria. È sta­to sorprendente. 

Qual è l’esperienza professionale che l’ha segnata di più?

Di espe­rien­ze pro­fes­sio­na­li ce ne sono sta­te tan­te. Una su tut­te è sicu­ra­men­te avve­nu­ta a Pesca­ra negli ulti­mi anni all’o­pe­ra­ti­va. Si trat­ta del sal­va­tag­gio di un pesca­to­re pro­fes­sio­na­le che abbia­mo ritro­va­to vivo in mare dopo 30 ore, duran­te il perio­do autun­na­le, quin­di in un cli­ma del tut­to favo­re­vo­le. Quan­do entri nel meri­to del­le ricer­che, ti fai coin­vol­ge­re in pie­no. Que­sta è una pro­fes­sio­ne nel­la qua­le si deve met­te­re anche il cuo­re. Tro­va­re una per­so­na viva dopo 30 ore, quan­do in qual­che modo la sen­ti ormai par­te di te, par­lan­do con i paren­ti che sono in appren­sio­ne come te, è qual­co­sa di estre­ma­men­te gra­ti­fi­can­te dal pun­to di vista pro­fes­sio­na­le, ma soprat­tut­to emo­zio­na­le. Ormai è diven­ta­to un fat­to par­te di te. 

Al suo equipaggio ed ai panteschi stessi cosa si sente di dire in questo momento?

Fac­cia­mo squa­dra e non dob­bia­mo aver pau­ra di supe­ra­re ogni dif­fi­col­tà insieme.

Non ci resta che augu­ra­re al coman­dan­te Ter­ro­ne e alla fami­glia una buo­na per­ma­nen­za nel­l’i­so­la. Sia­mo sicu­ri che i pan­te­schi, con il loro soli­to calo­re, sapran­no acco­glier­lo a brac­cia aper­te e far­lo sen­ti­re a casa. 

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