Sui fasci littori dell’aeroporto di Pantelleria, l’Assessore Marrucci non è d’accordo con la proposta del Prof. Paolo Pezzino: “I fasci sull’ingresso dell’aeroporto rappresentano la storia della costruzione dello stesso, non hanno in questo caso funzioni politiche o celebrative del Ventennio.”
Vorrei dire la mia riguardo a questa polemica che mi è stata segnalata stamattina.
Pur esprimendo il mio apprezzamento per il Prof. Pezzino e per la sua professionalità, in questo caso non credo che la sua proposta sia opportuna.
I fasci sull’ingresso dell’aeroporto rappresentano la storia della costruzione dello stesso, non hanno in questo caso funzioni politiche o celebrative del Ventennio. Sono semplicemente un simbolo dell’epoca in cui l’aeroporto è stato costruito, proprio come recitano tante lapidi e targhe su analoghi monumenti o edifici di epoche diverse di costruzione.
Qui non si tratta di un discorso artistico o estetico, tantomeno di un discorso politico. Ma proprio di Storia, la materia del Prof. Pezzino.
Nel recupero della struttura, non credo che l’apposizione delle luci tricolori possa essere inteso come una celebrazione filo-fascista, ma piuttosto come una celebrazione del sentimento di italianità che ci dovrebbe accomunare tutti.
Continuare ad associare il tricolore al fascismo, secondo me, non aiuta questo Paese ad identificare nella nostra bandiera un tratto d’unione e strumentalizza un simbolo nato per essere unitario, cedendolo pretestuosamente e incautamente ad una parte politica.
Non parliamo di un mausoleo, di un monumento celebrativo, parliamo dell’ingresso di un aeroporto che semplicemente è decorato con i simboli del periodo in cui è stato costruito.
Io per prima non condivido quei simboli politicamente, ma hanno una collocazione nella memoria storica del Paese ed in questo caso nella memoria storica ed urbanistica di Pantelleria.
Se dovessimo seguire la logica di Pezzino si dovrebbe radere al suolo quasi tutti gli agglomerati urbani della Provincia di Latina e il capoluogo stesso, ma anche Carbonia in Sardegna e tante altre città e paesi nel resto d’Italia.
A parte la dignità e l’importanza dell’opera architettonica e urbanistica del Ventennio, pari a qualsiasi altra, a cosa servirebbe?
Non sarebbe un’altra forma di negazionismo?
Non si ricordano i crimini di un Ventennio e di una dittatura cancellandone le vestigia. Anzi, così si alimentano quanti quelle vestigia tendono ad esaltarle e a trovare loro falsi meriti e azioni.
Di un’epoca, bella o brutta che sia, non è mai tutto da buttare.
E – non cito a caso – fare di tutta l’erba un fascio significa, a parer mio, solo aiutare mistificazioni ed alimentare vittimismi.
La testimonianza di un periodo storico, tra l’altro vissuto da quest’isola in maniera anomala rispetto alla Sicilia e al resto dell’Italia, non può essere considerata un’offesa alla democrazia, proprio perché non è una celebrazione, ma una testimonianza.
Anch’io invito il Prof. Pezzino a visitare l’isola per approfondire anche il modo in cui è stato vissuto qui il periodo fascista e lo faccio da antifascista convinta.
A prescindere dalle convinzioni politiche, la contestualizzazione storica la ritengo imprescindibile per poter comprendere un territorio e per portargli il dovuto rispetto.
Ciò non significa cedere a mistificazioni o peggio a esaltazioni che di storico non hanno niente.
Significa comprendere come un territorio, sicuramente peculiare rispetto sia all’Isola Madre che al resto del Paese, ha vissuto un periodo importante e qual è l’effettivo ricordo che ha di esso.
Ricordo che dal di fuori può essere opinabile, concordo, ma che ha una ragion d’essere calato in un contesto come questo e come tale va rispettato.
Per questo aspettiamo il Prof. Pezzino qui a Pantelleria, per venire a conoscere l’isola e la sua Storia attraverso la voce dei panteschi e sono sicura che capirà che a volte dei simboli vanno al di là del loro significato originario, diventano memoria condivisa, diventano patrimonio comune e come tali vanno preservati.
Francesca Marrucci
Assessore alla Cultura del Comune di Pantelleria
Ho iniziato a 16 anni a scrivere sui giornali locali, per poi crearne uno, Punto a Capo, passando poi ai quotidiani e infine all’online.
Oggi, oltre a dirigere Punto a Capo Online e Punto a Capo Sport, collaboro con altri quotidiani online e dirigo l’Ufficio Stampa di Punto a Capo.
Inoltre, sono traduttrice, insegnante e Presidente della Onlus che pubblica il giornale. Faccio tante cose, probabilmente troppe, adoro scrivere, leggere e viaggiare e ho bisogno sempre di nuovi stimoli, di iniziare nuove avventure e creare nuovi progetti.