Federico Gelmi ha rappresentato i Pescatori di Pantelleria al Festival del Cinema Italiano di San Vito Lo Capo in una Tavola Rotonda sul futuro del mare.
Fondamentale la testimonianza dei pescatori panteschi che hanno avviato una serie di azioni per la tutela dell’ambiente e del loro lavoro, forse unico esempio al mondo.
Federico Gelmi dell’Associazione Pescatori di Pantelleria, che raggruppa i pescatori professionali della pesca artigianale dell’isola, è stato ospite al Festival del Cinema Italiano il 30 settembre scorso nel corso della Tavola Rotonda “Gli Oceani serbatoio di vita e ossigeno per il pianeta” tenutasi al termine della proiezione del corto La lunga rotta di Roberto Lo Monaco.
Nell’ambito della rassegna della Sezione Ambiente che si è tenuta al Teatro Comunale ‘Frate Anselmo Caradonna’ di San Vito Lo Capo si è parlato dei cambiamenti climatici e loro conseguenze, approvvigionamento energetico, transizione agroecologica, sfruttamento dei mari e gli effetti sulla sostenibilità del pianeta e sul nostro futuro.
Sono stati questi i grandi temi al centro dei documentari italiani in concorso al Festival del Cinema Italiano quest’anno: tra i quali “La lunga rotta” di Roberto Lo Monaco.
Alla Tavola Rotonda che è seguita alla proiezione, oltre al pantesco Federico Gelmi, hanno partecipato Carlo Cerrano (Università Politecnica delle Marche, Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente), Domitilla Senni (MedReAct), Roberto Lo Monaco (biologo marino e regista del documentario “La lunga rotta”), con la moderazione di Maurizio Menicucci (giornalista Rai).
Il tema è un tema che sull’isola di Pantelleria sta a cuore a molti: ‘Gli oceani hanno avuto, e continuano ad avere, un ruolo molto importante nel mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Si stima che i mari, nell’ultimo secolo, abbiano assorbito complessivamente circa il 30% della CO2 rilasciata in era post industriale. Questo comporta delle conseguenze: acque sempre più calde, mari sempre più acidi a causa dell’assorbimento dell’anidride carbonica e organismi marini sempre più a rischio. Arrestare la pesca eccessiva e ridurre l’inquinamento dei mari contribuirebbe in modo significativo a far fronte alle conseguenze del cambiamento climatico. Gli ecosistemi marini hanno infatti un ruolo fondamentale nel contrastare gli effetti del riscaldamento globale.’
Abbiamo sentito Federico Gelmi sul suo intervento alla Tavola Rotonda.
Signor Gelmi come è arrivato al Festival del Cinema Italiano?
Sono stato invitato a partecipare come rappresentante dell’Associazione Pescatori di Pantelleria a questo dibattito sulle problematiche del mare dalla MED React e dalla responsabile Domitilla Senni. L’argomento era l’impatto che la pesca professionale può avere sul mare stesso. Ho portato la testimonianza di ciò che noi pescatori abbiamo fatto a Pantelleria, perché, si sa, è facile parlare di problemi, ma è difficile poi trovare soluzioni.
Perché, infatti, chiamare proprio i pescatori di Pantelleria?
Perché abbiamo fatto una cosa forse unica al mondo: dal 2012 abbiamo limitato le reti da posta da 5.000 metri, permesse dall’Unione Europea, a 1.500 metri per barca e questo a tutela dell’ambiente. Questa autolimitazione, con una conseguente riorganizzazione della pesca e con l’Ordinanza della Capitaneria di Porto, ha fatto sì che chiunque viene a pescare a Pantelleria si debba limitare ai 1.500 metri di reti.
A cosa è servito, in soldoni?
Questo ha fatto sì che le barche che venivano da altre marinerie a Pantelleria non hanno più trovato convenienza a venire a pescare qui, perché con i 1.500 metri di reti non coprivano più la spesa della ‘multa per sconfinamento’.
Un’iniziativa pantesca, quindi, che è servita a limitare anche lo sfruttamento esterno, sfruttamento che nei decenni passati è stato massiccio…
Certamente. Dieci famiglie di pescatori panteschi hanno ottenuto un risultato forse unico al mondo. Ci hanno chiamato a testimoniare questa soluzione anche in vari congressi a Malta e in mezza Europa. Siamo andati anche alla Comunità Europea a portare la nostra testimonianza ed è una delle prime volte che i pescatori ottengono un importante risultato tutelando il proprio lavoro ed il mare.
Le vostre iniziative per la tutela dell’ambiente non si fermano qui, però…
L’Associazione Pescatori di Pantelleria ha deciso stavolta di non pescare in un luogo preciso dell’isola: la secca di Campobello. Abbiamo cercato e trovato un finanziamento estero per portare avanti a Campobello uno studio scientifico. Abbiamo chiesto quindi alla Regione di fare una ‘zona di non prelievo’ presso la secca e stiamo attendendo la risposta, così il provvedimento sarà esteso a tutti.
A cosa servirà questo studio?
A capire cos’è che è così impattante sul mare: solo la pesca o è colpa di altro? È questa la domanda che ci viene sempre posta nei congressi o alle tavole rotonde alle quali siamo invitati e grazie a questo studio potremo dare una prima risposta sull’impatto che la pesca ha sul mare. Del resto, dagli studi scientifici mondiali si vede che gli stock ittici in tutto il mondo si sono ridotti di più del 80%, una situazione preoccupante. Dobbiamo capire qual è la causa o quali sono le concause di questo disastro e noi pescatori panteschi vogliamo dare il nostro contributo alla ricerca in questo modo.
A Pantelleria i pescatori professionisti si sono resi conto che se non iniziano loro a proteggere il loro ambiente e il loro lavoro, a dare il buon esempio, sarà difficile che qualcuno prenderà in considerazione questa causa.
Ho iniziato a 16 anni a scrivere sui giornali locali, per poi crearne uno, Punto a Capo, passando poi ai quotidiani e infine all’online.
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