La viabilità e i sentieri nel cuore del Parco Nazionale di Pantelleria
Trasformazioni, salvaguardia e gestione del patrimonio ambientale nel dibattito pubblico
di Andrea Govinda Tusa
I lavori di ampliamento e di ripristino dei sentieri interni al Parco Nazionale di Pantelleria, iniziati pochi mesi fa e ancora ben lungi dall’essere ultimati, hanno suscitato recentemente un dibattito molto vivo e intenso nell’opinione pubblica.
In particolare, è l’ultima fase dei lavori a essere stata particolarmente contestata, inizialmente dai post su Facebook e dagli articoli dell’amico Peppe D’Aietti, nota guida di Pantelleria. Peppe, figlio del notaio Angelo D’Aietti, autore del testo “Il libro dell’Isola di Pantelleria”, da sempre punto di riferimento per gli studiosi e gli appassionati della storia dell’Isola, era persona stimata da mio padre in quanto attento conoscitore e divulgatore della storia e dell’archeologia di Pantelleria. Gli articoli e i post di Peppe hanno innescato una reazione a catena, e nei giorni successivi sono usciti diversi articoli sulle testate locali, sia di residenti che di frequentatori più o meno abituali dell’Isola.
Prima di scrivere questo breve articolo, ho voluto osservare coi miei occhi il risultato dell’ultima fase dei lavori in questione appena giunto sull’Isola, e in seguito ho voluto ascoltare i punti di vista dei vertici e dell’ufficio tecnico dell’Ente Parco. I lavori oggetto di polemica sono stati svolti con l’ausilio degli operai del Comune di Pantelleria, sulla strada che dal passo del Khalki sale per il Monte Gibele.
La posizione dell’Ente Parco è chiara. Si tratta di lavori di ingegneria naturalistica, che prevedono l’allargamento della carreggiata e l’installazione di strutture in legno e pietra, che rispettando l’habitat e il paesaggio circostante consentiranno l’assorbimento e il drenaggio delle acque nonché la viabilità di mezzi di soccorso antincendio. Oltre alla necessità per i veicoli dei vigili del fuoco di giungere agevolmente nei boschi in caso di incendio, nella relazione ufficiale del Parco i lavori vengono motivati con la volontà, in linea con la posizione del Ministero dell’Ambiente, di restituire alla comunità l’accesso sicuro al territorio, con particolare attenzione agli anziani e alle persone disabili.
Si tratterebbe quindi di una sorta di “democratizzazione” dell’accesso alle zone più interne e suggestive del Parco Nazionale. Come si legge nella relazione ufficiale “Interventi di miglioramento dell’accessibilità alla viabilità forestale del Parco Documento a cura dell’Ufficio tecnico del Parco Nazionale”: «In questo quadro, il Parco Nazionale Isola di Pantelleria presenta notevole interesse ed è impegnato nella realizzazione del “Sentiero dei Parchi” secondo lo spirito della “Carta Europea del Turismo Sostenibile”. Azioni, queste, volte al superamento delle barriere architettoniche, con l’obiettivo di creare percorsi e iniziative specifiche per il miglioramento dell’accessibilità delle strutture e dei servizi rivolti a tutte le utenze. Tutto questo si inserisce nell’iniziativa “Parcopertutti: il progetto di Turismo accessibile e inclusivo per le persone fragili, che punta a porre le basi affinché tale principio, anche per quanto riguarda le aree naturali protette, venga attuato. […]
Gli interventi sulla viabilità forestale realizzati finora, riguardano la manutenzione ordinaria che contempla, a titolo esemplificativo, le seguenti tipologie di interventi: a) il livellamento del piano viario o del piazzale; b) il ricarico con inerti; c) la ripulitura e la risagomatura delle fossette laterali; d) il tracciamento o il ripristino degli sciacqui trasversali; e) il ripristino di tombini e di attraversamenti esistenti, la manutenzione della viabilità forestale e delle opere connesse; f) la rimozione di materiale franato dalle scarpate e la risagomatura localizzata delle stesse; g) il rinsaldamento delle scarpate con graticciate o viminate; h) il taglio della vegetazione arbustiva, la potatura della vegetazione arborea e il taglio delle piante sradicate o pericolanti; i) la sostituzione della pavimentazione esistente. […]
Manutenere la viabilità esistente, non realizzandone nuova, con l’obiettivo di attenuarne l’impatto percettivo, è dovere istituzionale di questo Ente, nel rispetto delle peculiarità ambientali e paesaggistiche e tenendo presente che questi interventi necessari per la salvaguardia dell’ambiente e della pubblica e privata incolumità, non innescano impatti irreversibili, ma sono volti al mantenimento e la tutela, anche integrale, dell’ambiente potendo coniugare anche la conservazione e salvaguardia della biodiversità. Il tutto va valutato in un’ottica pianificatoria e in un orizzonte temporale volto a garantire il mantenimento dello stato climax (stabilità dell’ecosistema) dell’ambiente in un dato luogo meritevole di tutela.»
Aldilà delle varie posizioni divergenti e spesso contrastanti, credo che questa polemica abbia avuto l’effetto di innescare un dibattito oggi più necessario che mai, sulle politiche di gestione e di valorizzazione del territorio e dell’ambiente naturale e paesaggistico. A mio avviso si tratta di un sintomo di una forte necessità di partecipazione e di interesse da parte della cittadinanza, finora troppo scarsa e presente quasi esclusivamente sui social network. Al tempo stesso questo dibattito dovrebbe stimolare il Parco a incrementare e diffondere la sensibilizzazione e la comunicazione sul territorio. Il parco deve fare assolutamente più informazione e sensibilizzazione.
È necessario avviare delle attività di comunicazione più incisive e ad ampio raggio, condotte in modo mirato e sistematico, al fine di chiarire al pubblico modalità e obiettivi di tali progettualità. È indispensabile lavorare per il coinvolgimento della popolazione, non solo rispetto agli interventi che l’Ente Parco ha intenzione di attuare, ma anche e soprattutto tramite dei processi partecipativi che possano convogliare il più possibile le visioni e le volontà della comunità in un piano di gestione complessivo del Parco, condiviso dalla maggioranza della comunità.
Il nodo della questione è proprio la divergenza delle posizioni dei vari attori presenti sull’isola nonché dei frequentatori abituali e di quelli stagionali. Dai vari commenti e post sui social, nonché dagli articoli sulle testate locali, si evincono delle posizioni radicalmente differenti e spesso contrastanti, rispetto alla visione del patrimonio naturale e paesaggistico del Parco, così come rispetto alla sua gestione, nell’area interessata dai lavori di viabilità.
Da una parte l’ambientalismo puro, estremo e irremovibile di alcuni trekkers e amanti del paesaggio naturale e incontaminato che avvolge i sentieri della zona. Come si legge da un articolo su Pantelleria News di Alberto Zaccagni, «Avendo già dato il mio sostegno alla prima lettera di Peppe D’Aietti vorrei precisare qui il mio pensiero. Un parco nazionale avrebbe dovuto sistemare il percorso come quando fu costruito. Quindi in pietra. […] Penso che il compito del Parco sia quello di restaurare e ripristinare i percorsi e i sentieri ma anche i muretti, i terrazzamenti, i giardini panteschi, gli antichi frutteti e orti che sono, tutti insieme, il motivo per cui è diventata Pantelleria un Parco nazionale, non per ricoprire alla bene e meglio con terra scippata dai bordi una vecchia strada».
Dall’altro le posizioni ufficiali e istituzionali dell’Ente Parco. Tra i due poli, il complesso e variegato dibattito pubblico, amplificato e spesso distorto dalla complessità e dall’ambiguità delle modalità di espressione e comunicazione che caratterizzano i social media, spesso fuorvianti e parziali.
Limitandomi a esprimere una sintetica opinione personale, ritengo che l’impatto visivo di quest’ultima fase dei lavori tra il Khalki e il Gibele non sia indifferente. Se esteticamente non è sicuramente un’immagine che possiamo apprezzare, lontana da quella del paesaggio precedente che ammiravamo prima dei lavori, dobbiamo considerare innanzitutto che si tratta di un lavoro completamente reversibile. La natura in poco tempo ricoprirà i solchi e i segni delle ruspe, e torneremo ad apprezzare il fascino e l’unicità naturale di quei luoghi. Inoltre dev’essere chiaro che si tratta solamente della fase iniziale dei lavori.
Il progetto prevede infatti una serie di interventi di ingegneria naturalistica che intendono ripristinare la viabilità inserendo delle vasche mobili per i mezzi antincendio, e dei materassi assorbenti in legno e in pietra per le acque reflue. Inoltre, durante le mie interviste è emersa la chiara volontà dell’Ente Parco di inserire un regolamento per limitare il traffico e l’afflusso di visitatori. Solamente i veicoli autorizzati potranno salire sul monte. Tutti gli altri potranno accedere solamente a piedi o in bici. Tutto ciò sarà garantito dalla presenza delle forze dell’ordine in collaborazione con il Parco.
In linea con il presidente del Parco, credo che le riflessioni vadano fatte a freddo, non a caldo, e soprattutto nel quadro di una visione d’insieme che per forza di cose ci obbliga ad aspettare la fine dei lavori per provare ad abbozzare un giudizio complessivo delle opere in corso. La citazione del direttore del Parco di un intervento di Umberto Eco, nel quale il grande filosofo semiotico diceva “I social hanno dato diritto di parola a legioni di imbecilli”, ci porta a ricordare e sottolineare l’incredibile potenza dei social network.
Il praticamente quasi totale accesso ai social da parte della popolazione, produce un’inflazione di dati e di informazioni inviate e recepite da una miriade di utenti. L’eterogeneità dei commenti che abbiamo letto rispecchia d’altronde la complessità e la varietà della realtà sociale di un’Isola che, oltre a stupirci ogni giorno per la sua biodiversità, per la sua bellezza e la sua unicità, è abitata e frequentata da persone estremamente differenti per estrazione sociale e identità culturale.
Nasco a Palermo il 15/10/1985. Dopo essermi diplomato al Liceo classico G.Meli di Palermo, mi sono trasferito a Roma dove ho studiato Teorie e pratiche dell’antropologia all’Università La Sapienza. Dopo la laurea triennale a Roma, decido di trasferirmi in Francia dove imparo il francese e studia all’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Marsiglia. Ho conseguito il master di primo e secondo livello in Ricerche comparative in scienze sociali (antropologia, sociologia, storia) e ho deciso di tornare in Italia, dove vive tra Roma e Palermo, effettuando impieghi e stage di vario tipo. Nel 2007 e nel 2008 ho svolto alcune missioni in Kenya e in Egitto lavorando come “esperto di antropologia” presso alcuni Resort di lusso per la divulgazione delle conoscenze antropologiche tra i turisti. Lavoro per varie ONG impegnate nella cooperazione internazionale, nella lotta alla dispersione scolastica, nell’assistenza ai migranti. Ho svolto un tirocinio di 6 mesi a Lisbona nel “Centro portugues refugiados” grazie al progetto “Leonardo” dell’UE. Ho svolto a Palermo un tirocinio presso la fondazione Ignazio Buttitta e il Museo delle Marionette, nell’ambito del progetto “Garanzia giovani”. Nel 2017 sono stato chiamato dal Rettorato della regione Alpes-Provence-Cote d’Azur per una missione di insegnamento della lingua italiana dapprima in un liceo a Marsiglia e successivamente in una scuola media vicino Marsiglia. Nel 2018 ho vinto una borsa di dottorato in Scienze del patrimonio culturale presso l’Università di Palermo per svolgere una ricerca di antropologia sulle dinamiche innescate nella comunità pantesca dai processi di patrimonializzazione UNESCO della Vite ad Alberello e dei muretti a secco, e dall’istituzione del Parco Nazionale di Pantelleria.