PANTELLERIA SCELTA DAL SEGRETARIATO DELLE ISOLE MINORI DELLA COMMISSIONE EUROPEA COME ISOLA PIONIERA PER LA…
Pantelleria può essere un esempio di transizione ecoambientale?
23/03/2021Piccole Isole, Montagne, Colline Italiane: dove la transizione ecoambientale è già una risorsa naturale. Pantelleria può essere un esempio.
Paradosso offline Italia: meno abitanti e occupazione, più vulnerabilità fragilità del territorio. Solo l’esenzione fiscale non serve. È tutta la spina dorsale nazionale che soffre di abbandono, basso reddito, niente internet.
Possono nascere un milione di imprese private agro-sociali-ambientali che formano minimo l’1% del PIL nazionale.
di Giampietro Comolli
L’agricoltura ha un forte legame territorio-ambiente-risorse naturali-salubrità ma è anche economia primaria-occupazione-distribuzione-commercio-consumo. Il vino è una filiera, forse la prima filiera di questa rete, come avviene a Pantelleria per il suo Zibibbo passito naturale e per il suo vino bianco tranquillo. Distretto produttivo Doc ma non estraneo a tutto un modello e stile di vita. In una Isola Minore è ancora più accentuato che in alta collina o in montagna, come per esempio alle falde dell’Etna, o del Gran sasso, o della Sila e Aspromonte, o delle 5 terre liguri, o della Valtellina o della val Pusteria in Alto Adige.
Tutti questi sono “distretti” produttivi agricoli di eccellenze alimentari, ma non solo. Si può produrre una grande Zibibbo Doc Pantelleria senza una viabilità che funziona, senza un servizio postale o di trasporti regolare ed efficiente, senza una connessione interattiva e digitale in grado di dialogare con clienti e distributori in tutto il mondo.
Si può mantenere grande e di valore di uno Zibibbo Doc Pantelleria se invece di 1000 viticoltori sono 200, se invece di 50 cantine famigliari e artigianali sono solo 2 mega-cantine industriali, se i terrazzamenti naturali e i muretti a secco e il giardino pantesco sparisce.
Si può continuare a pensare di fare turismo di eccellenza e un cucina pantesca con alcune ricette uniche al mondo senza capperi, olive, olio Evo, aranci, limoni, fichi? Ma allora il settore primario è una risorsa anche per altri settori; altri settori sono importanti per l’agricoltura, come pure un ente locale attivo, attrezzato, con disponibilità economiche.
Come si fa a fare un bilancio comunale sufficiente e utile se si continua ad abbandonare Pantelleria, come si abbandonano tutti i distretti vulnerabili e fragili delle montagne e alte colline italiane, se non c’è occupazione e lavoro stabile e continuo, nuove imprese, imprese che stanno in piedi, redditi sufficienti per vivere degnamente, disponibilità di lungo periodo. Palliativi, contentini, piccoli sostegni o ristori temporali, occasionali non servono. Non serve un condono o una dilazione fiscale, neanche una cancellazione tributaria. Sono tutte azioni estemporanee, più dettate da impazienza politica o partitica, da dichiarazione da tribuno in campagna elettorale. Pantelleria, Ischia, Capri, Lipari, Maddalena, Monterosso, Casentino, Candela, Camuno, Val dei Marsi, Val d’Aveto, val Susa, val dei Nebrodi, val Maira, val Reatina, Val di Storo, val Grigna, val Masino, sono tutti distretti di grande richiamo e di prodotti agroalimentari, molti Dop e Doc, ma dove purtroppo la presenza umana non c’è, non c’è in modo continuo.
La produzione agricola estensiva e ambientale è diversa da quella intensiva, latifondista, industriale, tecnologica, ma non è competitiva da un punto di vista di mercato, di PLV, di redditività e di investimenti esterni…E’ competitiva, e unica, in termini di risorsa naturale utile a tutti. Questa utilità diffusa, fuori dai confini geografici e altimetrici, deve essere riconosciuta. Ha una vita biologica, biodiversa, ecocompatibile, ambientale che deve essere mantenuta, difesa, ampliata. Ha urgente bisogno di essere accompagnata e seguita per fornire gestione efficiente ed efficace.
Per questo un PNRR dedicato, mix di next generation EU e di PAC UE, può essere uno strumento di grande impatto ecoambientale per tutto il territorio nazionale. Una spina dorsale unica, di quasi 2000 km dal Carso al Torinese fino a Pantelleria. In particolare un piano unico di area vasta interna, a 360 gradi, orizzontale e verticale, di attrazione e servizi turistici, di tutela e miglioramento di tutte le produzioni, servizi sociali e civili, di viabilità e trasporti di ogni tipo e di massima efficienza, infrastrutture e attrezzature d’impresa, digitalizzazione e connessione almeno da 30 MB in tutte le località nessuna esclusa, con nuova e sicura occupazione, reddito giusto, scuola e sanità prossimale, di sicurezza idrogeologica deve essere strettamente legato a tutto il mondo agroalimentare.
Altro che progettualità mirate e speciali: il 45% del suolo agrario utile di tutta Italia è collocato nelle regioni del Mezzogiorno, del sud Italia dove opera Svimez. Una risorsa per il sud Italia immensa se gestita in piena autonomia, lontano dagli inghippi e dagli affossamenti amici, dalle collusioni e dal consociativismo che erode capitale, terra, menti e progetti. Un PNRR dedicato può portare in tutta Italia alla nascita di almeno un milione di nuove imprese “rurali” per modo di dire, ma di presidio e di ecosostenibilità, di energie alternative e di allevamenti estesi che non creano inquinamento in azoto e CO2.
Sono imprese poliproduttive e multifunzionali di localizzazione in ambito rurale ma con attività e obiettivi di carattere sociale civile ambientale riconosciuti da tutti. Una operazione che può concretizzarsi in 5–6 anni al massimo investendo tutti i fondi UE da fonti diverse dedicati (si parla di 50 miliardi euro circa) e che può contribuire ad almeno 1 punto percentuale del Pil all’anno. Solo con un reddito confacente giovani generazioni possono restare e ritornare in agricoltura in collina e montagna. Questo va fatto capire alla UE e bisogna che più ministeri siano coinvolti. solo così la alta collina e la montagna possono essere un supporto e una sicurezza verso la pianure e verso le imprese di fondo valle.
Laurea in agraria e in economia politica agraria, master in gestione e marketing di imprese agroindustriale, economista del vino, giornalista, enologo, accademico della vite e del vino, degustatore per guide, docente a progetto in marketing prodotti Dop, esperto di consorzi di tutela Doc-Dop. Oggi dirige l’Altamarca Trevigiana, terra di grandi prodotti Docg, Doc e Dop, una agenzia di attrazione e sviluppo di marketing territoriale e segue l’Osservatorio Economico dei Vini Effervescenti-OVSE. Interessato alla scuola artistica di Barbizon, giocatore di golf, anche appassionato di cucina e di ricette del territorio.