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L’orto sinergico di Pantelleria. Stefano Scaltriti ci spiega come farlo e ci mostra i risultati

Pantelleria non produce solo capperi, origano e passito.

La terra fertile consente anche la coltivazione degli ortaggi che grazie alla composizione del terriccio, hanno un sapore unico, dolce e particolare.

Quindi, perché non fare un orto sinergico? Stefano Scaltriti ci mostra in un video come fare e i risultati

Pan­tel­le­ria non pro­du­ce solo cap­pe­ri, ori­ga­no e passito.

La ter­ra fer­ti­le con­sen­te anche la col­ti­va­zio­ne degli ortag­gi che gra­zie alla com­po­si­zio­ne del ter­ric­cio, han­no un sapo­re uni­co, dol­ce e particolare.

Ste­fa­no Scal­tri­ti, ci ha invia­to que­sto video ‘fat­to in casa’ (quin­di scu­sa­te i rumo­ri di fon­do e il ven­to), per spie­ga­re ai pan­te­schi ma anche ai non pan­te­schi come fun­zio­na l’orto siner­gi­co. Un’ot­ti­ma alter­na­ti­va per chiun­que abbia un po’ di ter­ra da usa­re come orto, sen­za usa­re con­ci­mi chi­mi­ci, trat­ta­men­ti e sen­za dover fati­ca­re troppo.

Nel suo orto di Vene­di­sè, ci mostra ad esem­pio come stan­no cre­scen­do le pata­te, illu­stran­do­ne i vari sta­di e la tec­ni­ca per pro­teg­ger­le in modo natu­ra­le dal ven­to, dal fred­do e dai parassiti.

Scal­tri­ti, come Con­si­glie­re Comu­na­le, ha lan­cia­to pro­prio alcu­ni gior­ni fa l’i­dea del­l’au­to­con­su­mo fami­lia­re, visto che mol­ti pos­seg­go­no la ter­ra ma non la col­ti­va­no spa­ven­ta­ti sia dal­la fati­ca che dal­la tec­ni­ca di col­ti­va­zio­ne. L’or­to siner­gi­co dà una rispo­sta a que­sti dub­bi e con­sen­te di con­su­ma­re ver­du­ra di sta­gio­ne a km 0 e pro­dot­ta diret­ta­men­te. In un’i­so­la che in inver­no rima­ne spes­so iso­la­ta a cau­sa del mal­tem­po, poter con­ta­re su scor­te inter­ne, per­met­te anche di affron­ta­re i perio­di di dif­fi­col­tà più tranquillamente.

Ma cosa significa ‘orto sinergico’?

Signi­fi­ca, in sostan­za, col­ti­va­re gli ortag­gi cer­can­do di ripro­dur­re nel pic­co­lo spa­zio di un orto i mec­ca­ni­smi e gli equi­li­bri che esi­sto­no in natu­ra, lavo­ran­do il meno possibile.

L’agri­col­tu­ra siner­gi­ca si basa sul pre­sup­po­sto, scien­ti­fi­ca­men­te con­fer­ma­to, che in natu­ra tut­to ha sem­pre fun­zio­na­to alla per­fe­zio­ne sen­za la pre­sen­za dell’uomo. Le pian­te han pro­dot­to i loro frut­ti sen­za esse­re accu­di­te e il ter­re­no non ha mai avu­to biso­gno di con­ci­mi per esse­re fertile.
Col­ti­va­re in modo siner­gi­co signi­fi­ca gesti­re l’orto in modo tale che pos­sa somi­glia­re il più pos­si­bi­le a un ambien­te del tut­to natu­ra­le e lascia­re che gli esse­ri viven­ti che lo popo­la­no (pian­te, lom­bri­chi e ogni altro orga­ni­smo pre­sen­te nel suo­lo, dal più gran­de al più pic­co­lo) coo­pe­ri­no auto­re­go­lan­do la pro­du­zio­ne di ortaggi.
Per rea­liz­za­re un orto siner­gi­co esi­sto­no 4 rego­le fon­da­men­ta­li, le leg­gi del “non fare”, con­si­de­ria­mo­le una ad una.

Non smuovere il terreno

“Non lavo­ra­re la ter­ra”, se non quan­do si ini­zia­no i lavo­ri per crea­re l’orto. Una vol­ta rea­liz­za­te le aiuo­le rial­za­te (i cosid­det­ti ban­ca­li) su cui si col­ti­ve­rà, il ter­re­no non andrà più rigi­ra­to. Smuo­ven­do il suo­lo, infat­ti, si van­no ad inter­rom­pe­re le natu­ra­li atti­vi­tà svol­te dagli orga­ni­smi ter­ri­co­li pre­sen­ti in natu­ra cau­san­do così uno squi­li­brio che si mani­fe­sta con una dimi­nu­zio­ne del­la fertilità.

Non calpestare le ‘aiuole’

“Non cam­mi­na­re sul suo­lo” per evi­ta­re che si com­pat­ti. Un ter­re­no non cal­pe­sta­to, è un ter­re­no sof­fi­ce, idea­le per le radi­ci del­le pian­te, che non avran­no pro­ble­mi a svi­lup­par­si, e per­fet­to per la pedo­fau­na (gli esse­ri viven­ti che abi­ta­no il ter­re­no), che riu­sci­rà a svol­ge­re al meglio i pro­pri compiti.
Ecco per­ché in un orto siner­gi­co gli ortag­gi ven­go­no col­ti­va­ti su appo­si­te aiuo­le rial­za­te, ben distin­te dai camminamenti.

Non servono i concimi

“Non con­ci­ma­re” ma asse­con­da­re e ripro­dur­re ciò che acca­de in natu­ra. Evi­ta­re quin­di ogni appor­to di sostan­ze dall’esterno. In un orto siner­gi­co non ser­vi­rà eli­mi­na­re i resti del­le pian­te col­ti­va­te, come foglie o rami sec­chi, anzi dovran­no tas­sa­ti­va­men­te esse­re lascia­ti sul ter­re­no di modo che pos­sa­no degra­dar­si. Inol­tre si dovrà distri­bui­re uno stra­to di pac­cia­ma­tu­ra natu­ra­le sul ter­re­no, sia quel­lo col­ti­va­to che quel­lo libe­ro per limi­ta­re l’erosione in caso di piog­gia e trat­te­ne­re meglio l’acqua limi­tan­do l’evaporazione.
Que­ste accor­tez­ze, che copia­no ciò che acca­de cicli­ca­men­te in natu­ra, basta­no per arric­chi­re il suo­lo di nutrien­ti e assi­cu­ra­re al col­ti­va­to­re pian­te rigo­glio­se e rac­col­ti abbondanti.

“Piantare specie differenti”, questo è il segreto.

Ortag­gi che, siste­ma­ti in una stes­sa por­zio­ne di suo­lo, pos­sa­no aiu­tar­si a vicen­da gra­zie alle loro carat­te­ri­sti­che intrin­se­che. In ogni aiuo­la ver­ran­no con­so­cia­te alme­no 3 spe­cie dif­fe­ren­ti. Il pri­mo ortag­gio dovrà appar­te­ne­re alla fami­glia del­le legu­mi­no­se (fagio­li, ceci e pisel­li), capa­ci di recu­pe­ra­re l’azoto dall’aria e di fis­sar­lo nel ter­re­no ren­den­do­lo dispo­ni­bi­le a tut­ti i vegetali.
Segue una lilia­cea, come cipol­la o por­ro, pian­te in gra­do di tene­re a distan­za un fol­to nume­ro di paras­si­ti noci­vi alle altre col­tu­re. E, per ulti­mi, si pian­ta­no tut­ti gli ortag­gi del­le altre famiglie.
Nell’orto siner­gi­co, poi, non man­che­ran­no del­le spe­cie fio­ri­te per attrar­re gli impol­li­na­to­ri e/o respin­ge­re gli inset­ti dan­no­si. Pure le aro­ma­ti­che svol­go­no un ruo­lo impor­tan­te, se ben con­so­cia­te favo­ri­sco­no lo svi­lup­po di cer­te col­ti­va­zio­ni e miglio­ra­no il sapo­re del rac­col­to. (fon­te: onegiardinaggio)

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