Angelo Parisi, ingegnere ambientale prima ancora che assessore, curerà da oggi una rubrica sull’ambiente dal titolo ‘Storie dall’Isola’ che parlerà delle energie rinnovabili, del paesaggio e altre materie di sua competenza.
Un’occasione per approfondire aspetti spesso trascurati dalla cronaca o troppo spesso dimenticati anche nell’interlocuzione politica tra istituzioni.
Oggi ci parlerà del contraddittorio e castrante percorso che la Regione Siciliana ha imposto alle Isole Minori e a Pantelleria per diventare ‘green’, un green però davvero sbiadito.
di Angelo Parisi
Lo scorso 15 aprile la giunta regionale siciliana ha “apprezzato” il programma isole minori proposto dall’Assessore dell’Energia e dei Servizi di Pubblica Utilità che traccia il percorso che dovranno seguire le Isole Minori per diventare totalmente “green”.
Detta così sembra una bellissima notizia, in quanto significa che la Regione si è finalmente svegliata e ha deciso di accelerare nel processo di transizione energetica, iniziando da quelle realtà, le isole minori, che sono più fragili e che, paradossalmente, avrebbero maggiori possibilità di raggiungere l’obiettivo.
Oltretutto la Sicilia vanta il primato di essere l’unica regione italiana ad avere 3 isole pilota per la transizione energetica: Favignana, Pantelleria e Salina. Isole che, dopo un processo partecipato, hanno redatto la loro agenda per la transizione energetica e l’hanno inviata al Segretariato europeo per l’energia pulita nelle isole minori. In tali agende, partendo dalla situazione attuale, è illustrato il processo che dovrà essere seguito per raggiungere il traguardo dell’autosufficienza energetica.
Un traguardo che si pensa di raggiungere nel 2050, così come previsto da tutti i piani energetici europei, nazionali e regionali.
Peccato che il programma redatto dal Dipartimento Regionale dell’Energia, tutto prevede tranne che la transizione energetica delle isole minori. E lo dice chiaramente nel punto in cui afferma che “la maggior parte delle Isole Minori non può raggiungere l’autonomia energetica impiegando unicamente FER (Fonti Energetiche Rinnovabili, n.d.r.)”.
Quindi viene da chiedersi se si tratta di un programma riservato solo ad alcune isole.
Tale affermazione parte dall’assunto di voler raggiungere il 100% di produzione energetica da fonti rinnovabili entro il 2030. Un obiettivo che prima d’ora la Regione non si era mai data e che nessuno ha mai chiesto. Il PEARS 2030, infatti, prevede che per le isole minori siciliane lo stesso obiettivo dell’isola madre: il 32% degli usi finali di energia coperto da fonti rinnovabili!
Quindi la domanda è: perché gli uffici della Regione si pongono un obiettivo tanto ambizioso? Forse per concludere che non può essere raggiunto? Sembra assurdo!
Ma la cosa più assurda è contenuta nella parte in cui si afferma che, visto che non è possibile raggiungere tale obiettivo, allora bisogna convertire le centrali elettriche a gas, utilizzando il GNL (Gas Naturale Liquefatto).
Il che significa tagliare le gambe alla transizione energetica già sul nascere, in quanto si vorrebbe passare da una fonte energetica fossile – il gasolio – al metano che, seppur ha delle emissioni di CO2 inferiori, non è una FER (Fonte di Energia Rinnovabile).
Ma perché, secondo il dipartimento, non si può raggiungere l’obiettivo del 100% di produzione da rinnovabili? Perché lo impedirebbero le norme paesaggistiche che la regione ha approvato.
Peccato che la stessa regione nel 2019 ha approvato una norma, la Legge Tusa, che ha recepito le norme nazionali riguardo l’esclusione di alcune tipologie di impianti dalla procedura di autorizzazione paesaggistica o il rilascio dell’autorizzazione semplificata. Si tratta, nello specifico, degli impianti solari installati sui tetti degli edifici.
Ma la norma più assurda è quella che riguarda l’eolico, escluso in ogni sua forma e potenza su tutte le isole minori. Mentre è consentito, nel rispetto di particolari condizioni, in tutte le altre isole d’Italia e del mondo!
Il motivo di tale esclusione discende dal fatto che la regione ha indicato le zone IBA (Important Bird Area) come zone in cui non poter installare nemmeno un impianto eolico domestico da 100 W. La ragione sta nel fatto che gli impianti eolici sarebbero pericolosi per gli uccelli. Peccato che tale divieto valga anche nelle isole e nelle zone in cui ci sono gli aeroporti, e si sa che anche gli aerei non sono sempre compatibili con gli uccelli migratori.
Quindi la conseguenza dovrebbe essere la chiusura di tutti gli aeroporti situati all’interno delle zone IBA, ma ciò, giustamente, non avviene perché il bilancio tra i benefici dati dai collegamenti aerei e il costo causato dall’impatto che tali infrastrutture hanno sui volatili, pende a favore dei collegamenti aerei. Quindi, in quel caso, gli uccelli si devono “sacrificare” per un bene collettivo. Bene collettivo che secondo i tecnici regionali non si raggiunge con l’installazione delle turbine eoliche. Quindi per evitare che qualche volatile perda la vita sbattendo contro una turbina eolica, si fa in modo che migliaia di essi muoiano a causa dei cambiamenti climatici imposti dalla produzione energetica con le fonti fossili.
In fondo, per accorgersi di quanto sia assurda tale norma, basta analizzare il presunto problema.
Si prenda ad esempio Pantelleria, una delle isole minori italiane, con la maggiore ventosità.
Chiediamoci: quale sia la potenza eolica necessaria per raggiungere l’obiettivo del 100% di energia prodotta da fonti rinnovabili?
Per rispondere a tale domanda, premettiamo che transizione energetica non significa solo produrre energia da fonti rinnovabili, il che sarebbe facilissimo e immediato, ma raggiungere l’autosufficienza energetica. Ovvero far fronte alla produzione energetica con le fonti presenti sul territorio.
La produzione del 100% di energia da fonti rinnovabili, infatti, è semplicissima da raggiungere. Basterebbe sostituire i combustibili di origine fossile con combustibili di origine rinnovabile. Nel caso delle centrali elettriche, ad esempio, basterebbe semplicemente sostituire, senza grossi investimenti, il gasolio con il biodiesel che, peraltro, è prodotto sempre in Sicilia, a Gela.
Quindi come si può affermare che non è possibile raggiungere il 100% di produzione energetica da fonti rinnovabili? Solo un ignorante in materia potrebbe affermarlo, eppure fior di tecnici regionali hanno scritto nero su bianco tale affermazione.
Tra. l’altro una soluzione del genere non è auspicabile, in quanto quel combustibile, seppur di origine non fossile, dovrebbe sempre provenire da fuori, non rendendo l’isola autosufficiente.
Ecco che quindi, c’è bisogno di fare un mix di fonti energetiche per ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo.
Nel caso di Pantelleria, tale mix è costituito dal sole, dal vento, dal mare e dalla geotermia, in quanto l’isola ha la fortuna di possedere tutte queste fonti energetiche. Per tale ragione, a differenza di quanto sostengono i tecnici regionali, è la candidata più probabile al raggiungimento dell’obiettivo.
Facendo qualche calcolo, pensando di ridurre i consumi elettrici con l’efficientamento energetico e di convertire la mobilità in elettrica, la potenza eolica che dovrebbe essere necessaria è pari a circa 5.000 kW. Detta così sembra tantissimo, ma potrebbe significare installare una sola turbina eolica. Ora sembra assurdo che in un’isola estesa 83 chilometri quadrati non si riesca a trovare un sito dove l’impatto sugli uccelli sia minimo. Basterebbe effettuare uno studio di valutazione di incidenza, se le norme vigenti lo permettessero.
Se poi si volesse evitare di installare una turbina eolica di quella potenza a terra, si potrebbe valutare la possibilità di installarla a mare. Ma anche in questo caso la Regione si è sempre opposta alle installazioni di parchi eolici a mare, anche se la competenza è del Ministero dell’Ambiente, oggi Ministero per la Transizione Ecologica.
Le uniche installazioni a mare a cui la Regione non si oppone ufficialmente, ma solo con le dichiarazioni dei vari politici, sono le piattaforme petrolifere. Perché, dicono, “l’energia si deve produrre in qualche modo”.
Sì, ma evidentemente in qualsiasi modo, purché non sia con le fonti rinnovabili.
Mi chiamo Angelo Parisi, sono nato a Leonforte (EN) e faccio l’ingegnere di professione. Fino al 30 maggio 2023 ho rivestito il ruolo di assessore comunale a Pantelleria.
La mia specializzazione sono le tematiche ambientali, soprattutto le energie rinnovabili. Sono sicuro che nel futuro prossimo, tutta l’energia di cui avremo bisogno sarà prodotta grazie al sole, al vento, al mare e al calore della terra e che l’uomo potrà solo rallentare questo traguardo.
Nella mia attività professionale cerco di coniugare lo sviluppo tecnologico con la sostenibilità cercando di dimostrare ai committenti che un euro speso oggi si trasformerà in cento euro risparmiati nel corso della vita dell’opera.
Ritengo che Pantelleria sia il luogo ideale dove mettere in pratica le mie idee e con questa collaborazione cercherò di raccontare i semini che ogni giorno pianterò per rendere l’isola energeticamente autosufficiente.