Una lettrice ci scrive per fare delle osservazioni sui sentieri e territorio del Parco Nazionale di Pantelleria. Abbiamo girato la missiva al Parco stesso e siamo in attesa di una eventuale risposta.
Buongiorno Signori,
nel complimentarmi con il Dott. Parrinello per il lavoro svolto nel biennio 2019/2020 al Parco Nazionale « Isola di Pantelleria », non posso però fare a meno di sottolineare alcuni aspetti relativi alla gestione del Parco che mi hanno particolarmente colpito.
Da un articolo sull’argomento, traggo la seguente citazione: il Parco deve “…promuovere il territorio salvaguardandone tradizione, storia, ambiente…”.
Orbene, è mia abitudine da sempre (oltre 40 anni) passeggiare all’interno dell’isola: ho avuto modo di apprezzare che i sentieri (già della Riserva Naturale) siano numerosi, ben tenuti, e contrassegnati dalle relative segnaletiche. Peccato però che il più delle volte, le direzioni e i tempi di percorrenza indicati non corrispondano a quelli reali e che i pali a sostegno delle segnaletiche siano spesso sradicati e non più ripristinati.
Sempre durante le mie escursioni, ho percorso quello che era il sentiero che porta al Monte Gibele, e sono rimasta sconcertata nel constatare l’impatto sul paesaggio e sulla folta vegetazione di quei luoghi, sacrificati brutalmente dall’azione delle ruspe, che ha trasformato in strada sterrata, carrabile, il lastricato di pietra lavica di fine anni trenta, fruibile, ormai, non più soltanto dai mezzi anti-incendio, ma da qualsiasi autoveicolo.
Le stesse piste sterrate che dalla Montagna Grande portano al Gibele (bisognevoli, come sempre, periodicamente, di manutenzione) sono state allargate oltremodo.
Sono proprio interventi di tal genere che mi stimolano a sollecitare la Vostra attenzione: mi chiedo, infatti, e chiedo al Presidente, quale sia il senso di allargare la viabilità ben oltre le necessità anti-incendio modificando e stravolgendo il territorio, e di coprire una magnifica mulattiera storica (quindi legalmente protetta) che sarebbe stata egualmente agibile, e che semmai andava, qual e là, restaurata. Il tutto, per di più, saccheggiando ai margini il bosco per procurarsi il materiale di colmatura, e deturpando il più bel paesaggio dell’entroterra con le terribili incisioni procurate dalle ruspe.
Avrei piuttosto condiviso l’utilizzo di quei mezzi per ripulire quel tratto di perimetrale che costeggia la spettacolare macchia Mediterranea di Punta Spadillo che da anni è utilizzato come discarica a cielo aperto; e mi sarei preoccupata, piuttosto, delle pessime condizioni in cui versa la strada asfalta di Montagna Grande, a tratti, quasi impercorribile!
Ancora percorrendo la strada romana che sale da Cala 5 Denti, mi è capitato di imbattermi in un dammuso di nuova costruzione (dove prima c’erano sarduni), che per essere realizzato, a mio parere, non può non aver comportato l’utilizzo di mezzi a motore (di carico e scavo) e la manomissione, quanto meno il sollevamento, dei basoli del sentiero romano (la strada di epoca classica che collegava Pantelleria-Centro a Khamma) per consentire il passaggio di cavi elettrici e tubature necessari all’abitabilità, oltre allo scavo per la fossa biologica, suppongo.
Anche riguardo a ciò, mi chiedo, e chiedo al Presidente, se per raggiungere la suddetta costruzione verrà asfaltato anche il sentiero romano, o si acconsentirà comunque all’attraversamento con mezzi a motore di quel bene storico, e se sia consentito effettuare opere di tal genere all’interno di un Parco i cui obiettivi dovrebbero essere esclusivamente di tutela del territorio, armonizzando semmai questa finalità primaria con le esigenze dell’agricoltura, che però in tal caso non mi sembrano sussistere; che del resto non colgo neppure nelle piscine che si stanno moltiplicando, perfino in ambiti intoccabili ai tempi della Riserva Naturale Orientata, gestita dalla Regione Sicilia, che tutelava egregiamente il territorio.
L’isola, il bosco, la macchia Mediterranea, i sentieri, i dammusi, le stalle e i sarduni abbandonati, i sentieri storici e naturalistici sono dei tesori da salvaguardare nella loro integrità e bellezza naturale.
E’ per tale ragione che ho voluto porre alla Vostra attenzione quanto ho personalmente rilevato e che ho solo parzialmente descritto in questa mia nota, affinché si collabori per una salvaguardia reale di ogni singola parte di questo meraviglioso territorio, patrimonio inestimabile che rischia di essere irrimediabilmente deturpato.
Nell’augurarmi che le mie esternazioni servano da stimolo ad un impegno maggiore per la tutela di uno dei parchi più belli del mondo, porgo cordiali saluti.
Gisela Albanese
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