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Gli Archeologi contro la nuova legge siciliana sui parchi. Rimodulazione anche per Pantelleria

Acropoli San Marco Pantelleria

Ridare dignità agli archeologi e all’archeologia della Sicilia

La Federazione delle Consulte Universitarie di Archeologia denuncia la nuova legge siciliana che taglia le sezioni di Soprintendenze e Parchi e stigmatizza le asserzioni di Musumeci secondo cui gli archeologi non devono dirigere i Parchi archeologici, diversamente da quanto accade nel resto d’Italia.

Tra i Parchi interessati dalla rimodulazione anche quello di Pantelleria, già scarsamente presente sull’isola

 
La Fede­ra­zio­ne del­le Con­sul­te Uni­ver­si­ta­rie di Archeo­lo­gia, un orga­ni­smo uni­ta­rio che rac­co­glie la qua­si tota­li­tà dei pro­fes­so­ri uni­ver­si­ta­ri di archeo­lo­gia (Con­sul­te uni­ver­si­ta­rie di: Pre­i­sto­ria e pro­to­sto­ria; Archeo­lo­gia del mon­do clas­si­co; Archeo­lo­gie Post­clas­si­che; Numi­sma­ti­ca; Stu­di sul­l’A­sia e sul­l’A­fri­ca; Antro­po­lo­gia), sta seguen­do con viva pre­oc­cu­pa­zio­ne la sem­pre più dif­fi­ci­le situa­zio­ne dell’archeologia in Sicilia.
Sta per esse­re vara­ta dal Gover­no regio­na­le del­la Sici­lia l’ennesima “rimo­du­la­zio­ne” degli uffi­ci del­la pub­bli­ca ammi­ni­stra­zio­ne, che avrà gra­vis­si­me con­se­guen­ze sul siste­ma di tute­la e valo­riz­za­zio­ne del patri­mo­nio cul­tu­ra­le sici­lia­no. For­mal­men­te per ade­guar­si ai ter­mi­ni dell’accordo Sta­to-Regio­ne sul­la spal­ma­tu­ra del debi­to sici­lia­no, che pre­ve­de un signi­fi­ca­ti­vo taglio del­le posta­zio­ni diri­gen­zia­li, il Gover­no regio­na­le por­ta a com­pi­men­to un pro­ces­so, ini­zia­to da più di un decen­nio, di era­di­ca­zio­ne degli archeo­lo­gi e dell’archeologia dal siste­ma sici­lia­no dei beni cul­tu­ra­li. Non vie­ne taglia­to il nume­ro, in real­tà model­la­to su quel­lo dei diri­gen­ti attual­men­te in ser­vi­zio, ma ven­go­no taglia­te le sezio­ni di Soprin­ten­den­ze e Par­chi, modi­fi­can­do di fat­to, con un prov­ve­di­men­to ammi­ni­stra­ti­vo, le leg­gi con le qua­li è sta­to crea­to il siste­ma sici­lia­no di tute­la e valo­riz­za­zio­ne. Infat­ti, le sezio­ni tec­ni­co- scien­ti­fi­che pre­vi­ste per leg­ge (la L.r. 80/77 tut­to­ra vigen­te all’art 12 pre­ve­de che deb­ba­no esse­re cin­que: ambien­ta­le, archeo­lo­gi­ca, archi­tet­to­ni­co-urba­ni­sti­ca, sto­ri­co-arti­sti­ca e biblio­gra­fi­ca), ven­go­no accor­pa­te in due sole mega uni­tà ope­ra­ti­ve, che assom­me­ran­no, in manie­ra assai discu­ti­bi­le, l’u­na le com­pe­ten­ze sui beni archi­tet­to­ni­ci, sto­ri­co-arti­sti­ci, pae­sag­gi­sti­ci e demoet­noan­tro­po­lo­gi­ci, l’al­tra quel­le sui beni archeo­lo­gi­ci, archi­vi­sti­ci e bibliografici.
I par­chi archeo­lo­gi­ci, a esclu­sio­ne dei mag­gio­ri (Agri­gen­to, Taor­mi­na, Piaz­za Arme­ri­na, Sira­cu­sa), avran­no al loro inter­no un’unica uni­tà ope­ra­ti­va, che dovreb­be assol­ve­re a tut­ti i com­pi­ti del­l’i­sti­tu­to: gestio­ne del per­so­na­le, con­ten­zio­so, gare e con­trat­ti, con­ta­bi­li­tà, uffi­cia­le rogan­te, ricer­ca scien­ti­fi­ca, frui­zio­ne, valo­riz­za­zio­ne, gestio­ne dei siti dipen­den­ti, manu­ten­zio­ne e restau­ro. Scom­pa­re dun­que la distin­zio­ne tra ruo­li ammi­ni­stra­ti­vi e ruo­li tec­ni­co-scien­ti­fi­ci, accor­pa­ti in un uni­co uffi­cio e sot­to un’u­ni­ca respon­sa­bi­li­tà che sarà affi­da­ta ad un diri­gen­te gene­ri­co che potreb­be non ave­re alcu­na atti­nen­za con i beni cul­tu­ra­li. Nel par­co di Agri­gen­to, il pri­mo ad esse­re isti­tui­to in Ita­lia, scom­pa­re l’unità ope­ra­ti­va “beni archeo­lo­gi­ci”, per esse­re sosti­tui­ta da un’unica sezio­ne tra i cui com­pi­ti non sono com­pre­si quel­li del­la ricer­ca archeo­lo­gi­ca, del­la comu­ni­ca­zio­ne, del­la didat­ti­ca, com­pi­ti prin­ci­pa­li del Par­co secon­do la leg­ge che lo ha istituito.
È evi­den­te che con que­sta “rimo­du­la­zio­ne” si per­se­guo­no in real­tà due obiet­ti­vi fondamentali:
1) Eli­mi­na­re alla radi­ce lo scan­da­lo del­le uni­tà tec­ni­co-scien­ti­fi­che affi­da­te a diri­gen­ti non dota­ti dei requi­si­ti pre­vi­sti dal­la nor­ma­ti­va regio­na­le e nazio­na­le, sem­pli­ce­men­te eli­mi­nan­do le uni­tà tecnico-scientifiche;
2) Rimuo­ve­re dal siste­ma una figu­ra pro­fes­sio­na­le rite­nu­ta sco­mo­da, quel­la dell’archeologo, il cui inter­ven­to si ritie­ne pre­giu­di­zial­men­te ral­len­ti l’iter dei lavo­ri pub­bli­ci, bloc­chi l’iniziativa pri­va­ta, richie­da alle ini­zia­ti­ve di valo­riz­za­zio­ne stan­dard scien­ti­fi­ci trop­po ele­va­ti per poter esse­re rispettati.
Nel­la regio­ne con uno dei patri­mo­ni archeo­lo­gi­ci più ric­chi e com­ples­si del Pae­se, sono archeo­lo­gi sol­tan­to 4 su 14 diret­to­ri di Par­chi archeo­lo­gi­ci; solo una sezio­ne archeo­lo­gi­ca di soprin­ten­den­za ha un respon­sa­bi­le archeo­lo­go; nean­che uno dei soprin­ten­den­ti sici­lia­ni è archeo­lo­go. Stu­pi­sce poi l’affermazione del Pre­si­den­te del­la Regio­ne, secon­do cui gli archeo­lo­gi non deb­ba­no diri­ge­re i Par­chi archeo­lo­gi­ci, diver­sa­men­te da quan­to acca­de nel resto d’Italia.
Peral­tro il siste­ma, per come si è con­fi­gu­ra­to attual­men­te, non sem­bra bril­li per effi­cien­za: lun­ghis­si­mi i tem­pi di rispo­sta all’utenza, solo l’8% la per­cen­tua­le di fon­di euro­pei spe­si dall’Assessorato Beni Culturali.
La Fede­ra­zio­ne del­le Con­sul­te Uni­ver­si­ta­rie di Archeo­lo­gia chie­de con for­za di ren­de­re omo­ge­nea l’organizzazione dell’Assessorato Regio­na­le Beni Cul­tu­ra­li a quel­la del cor­ri­spon­den­te Mini­ste­ro, affi­dan­do ai fun­zio­na­ri archeo­lo­gi, già in ser­vi­zio nell’amministrazione, la respon­sa­bi­li­tà del­le sezio­ni tec­ni­co-scien­ti­fi­che, otte­nen­do così di ripor­ta­re alla legit­ti­mi­tà e alla lega­li­tà gli orga­ni di tute­la e di valo­riz­za­zio­ne, nell’ambito di un pia­no real­men­te fina­liz­za­to alla ridu­zio­ne del­le posta­zio­ni diri­gen­zia­li , a un vero rispar­mio di spe­sa e a rida­re effi­cien­za al siste­ma. Sol­tan­to una vera rior­ga­niz­za­zio­ne fon­da­ta sul­la valo­riz­za­zio­ne del­le com­pe­ten­ze e su una effet­ti­va razio­na­liz­za­zio­ne può, inol­tre, apri­re le por­te all’immissione nei ruo­li dell’Assessorato regio­na­le di gio­va­ni pro­fes­sio­ni­sti dei beni cul­tu­ra­li, ai qua­li oggi non vie­ne offer­ta nes­su­na chan­ce nell’isola.
Come docen­ti di archeo­lo­gia non pos­sia­mo non denun­cia­re dun­que le la evi­den­te sot­to­va­lu­ta­zio­ne del­la figu­ra dell’archeologo e le minac­ce alla tute­la del patri­mo­nio archeo­lo­gi­co che pro­ven­go­no dal­la man­can­za di com­pe­ten­ze pro­fes­sio­na­li di chi ha la respon­sa­bi­li­tà di garan­ti­re che la tute­la sia effet­ti­va­men­te rea­liz­za­ta; l’incapacità di acce­de­re ai fon­di che potreb­be­ro per­met­te­re impor­tan­ti inter­ven­ti di ricer­ca, con­ser­va­zio­ne e valo­riz­za­zio­ne per la scar­sa cono­scen­za del patri­mo­nio e dei suoi biso­gni da par­te di chi dovreb­be pro­get­ta­re gli inter­ven­ti; la man­can­za di oppor­tu­ni­tà offer­te in Sici­lia ai gio­va­ni pro­fes­sio­ni­sti per l’impossibilità di indi­re con­cor­si nell’attuale situa­zio­ne di caos orga­niz­za­ti­vo e per la caren­za di pro­get­ti di ricer­ca, comu­ni­ca­zio­ne, didat­ti­ca pro­mos­si dall’Assessorato. Si chie­de, infi­ne, che fine abbia fat­to il Con­si­glio Regio­na­le dei Beni Cul­tu­ra­li, orga­ni­smo tec­ni­co-scien­ti­fi­co pre­zio­so per indi­riz­za­re le scel­te dell’Assessorato.
Ci rivol­gia­mo dun­que al Pre­si­den­te del­la Regio­ne e all’Assessore per i Beni Cul­tu­ra­li per­ché voglia­no inver­ti­re la rot­ta, bloc­can­do in pri­mo luo­go la “rimo­du­la­zio­ne” e pro­ce­den­do a una vera e razio­na­le rior­ga­niz­za­zio­ne, per fer­ma­re la cri­si, al con­tra­rio, rilan­cian­do il “model­lo sici­lia­no” di tute­la e valo­riz­za­zio­ne dei beni cul­tu­ra­li, con­tri­buen­do ad argi­na­re l’emorragia dall’isola di gio­va­ni con alta for­ma­zio­ne e anco­ra ric­chi di ener­gie da met­te­re a dispo­si­zio­ne del patri­mo­nio cul­tu­ra­le siciliano.
 
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