Torna finalmente a regalarci emozioni il cantautore pantesco Danilo Ruggeri con il nuovo singolo ‘La sindrome del pesce rosso’. Dopo il Premio Parodi, inizia un nuovo percorso musicale e insieme a Dadàmo ci regala un esperimento che mescola cantautorato ed elettro pop
di Francesca Marrucci
“Punto di rottura e di ritorno dal mare”, così definiscono il nuovo singolo ‘La sindrome del pesce rosso’, il cantautore pantesco Danilo Ruggero e al produttore pugliese, Dadàmo. Una collaborazione proficua, un brano accattivante che si regge ben sui ritmi elettro-pop di Dadàmo e sui testi mai banali e di estrema profondità ai quali ci ha abituato Danilo Ruggero.
Suggestioni importanti, quelle ammiccate dal ‘pesce rosso’. Ricordano lo stile di Goran Kuzminac e si ritrovano più recentemente in alcuni degli artisti indie più interessanti, come gli Ex-Otago. Segno che il lavoro affonda radici nella tradizione della musica d’autore e del migliore cantautorato nostrano, abbracciando perfettamente il flusso musicale contemporaneo e più impegnato.
“Frutto della somma di due sensibilità apparentemente distanti, è un “esperimento” dei due artisti. Una collaborazione spontanea. Composta inizialmente da Ruggero, è stata poi riordinata, reinterpretata e arrangiata insieme a Dadàmo, che si è occupato anche della produzione affiancato dal producer milanese Marco Zoppi. Ha un’impronta elettro-pop. Un sound leggero, oldie, immediato, orecchiabile, con riferimenti alla musica oltreoceano. I suoni minimal, synth e pianoforti con melodie orecchiabili e risposte repentine, insieme a kick e basso ostinati, fanno subito immergere nell’ascolto.” Questa la definizione della produzione.
Abbiamo intervistato il cantautore di Pantelleria, chiedendo a lui stesso di descriverci il suo nuovo lavoro e lui, maestro di parole e sentimenti, ci ha spiegato il percorso interiore che ha portato a questo singolo e alla collaborazione con Dadàmo, le scelte di ‘partire senza cercare scorciatoie’, facendo la gavetta e imparando dai propri errori.
Una maturità acquisita nel tempo che traspare tutta in un testo che parla di quello che abbiamo vissuto tutti in questi due anni, paura, isolamento, incertezza, eccessi da digitalizzazione coatta: “Andirivieni sincopati con i cellulari. (…) Lo senti questo senso di vuoto? I silenzi sono pillole da ingoiare (…) Ma tu che cosa vuoi? O almeno dove ti collochi da qui a vent’anni?”
‘La sindrome del pesce rosso’ è il tuo nuovo singolo, fuori dal 30 settembre scorso, ma quanto tempo è trascorso dal tuo ultimo lavoro?
Troppo in realtà. Lo dico a malincuore. Sono rimasto anni fermo in attesa del momento più opportuno per pubblicare le mie nuove canzoni e, alla fine forse, quando è “passato il treno dalla stazione”, ero girato dall’altra parte e ho dovuto attendere ancora. La pandemia, il lavoro che mi ha risucchiato in una routine piena di impegni e tante altre scuse che è inutile elencare, hanno contribuito poi a rallentarmi ulteriormente.
“La sindrome del pesce rosso” nasce dopo tre anni dall’ultima mia produzione del giugno del 2018 ed è dissimile da tutto quello che c’è stato prima e da quello che verrà in futuro perché è un “esperimento”. Mi piace chiamarlo così perché fondamentalmente lo è stato. Non sapevamo bene quali sarebbero stati i risultati dopo averci messo le mani la prima volta e, almeno per me, c’era la piena consapevolezza che sarebbe stato un azzardo dal punto di vista musicale e della scelta del sound. Quello che comunque mi preme far sapere è che preannuncia una “ripartenza” ufficiale, dopo anni dalle mie prime pubblicazioni originali.
Questa è una notizia che fa davvero piacere e diciamolo: ‘era ora’! Ma parlaci di questo “pesce rosso”. Sei tu? E perché?
Il pesce rosso sono io, tu, lo è chi si concede o si è concesso qualche minuto per ascoltare la canzone e ci si è “ritrovato”, anche solo per un attimo. “La sindrome del pesce rosso” nasce come una canzone di sfogo per l’inquietudine, l’apatia e per la perdita di un reale obiettivo da raggiungere nella propria vita. Parla della sensazione di non sapere dove ci si stia effettivamente dirigendo (che, a trent’anni è ancora più paralizzante). Parla del disincanto, della disillusione, del tempo perso. Racconta di “noi” bombardati, intrappolati e rintanati nel nostro “piccolo acquario”, nella nostra bolla, il più delle volte “digitale”.
E scrivo “digitale” non a caso perché è lì che ci siamo rintanati quando abbiamo avuto la sensazione che il mondo stesse per finire. Non credi? Eravamo già sulla giusta via ma, negli ultimi due anni, lo schermo del mio smartphone, essendo costretti a stare a debita distanza dalla “vita vissuta” e dai naturali momenti di socializzazione dal vivo, è diventato estensione del mio braccio e dunque della mia vita vera.
Senz’altro. Il digitale è diventato una sorta di ciambella di salvataggio per restare a contatto del mondo e nel mondo, paradossalmente tenendoci divisi. Eppure ‘il punto di rottura’ in questo brano c’è stato, il ritorno al contatto, alla collaborazione con Dadàmo, fondamentale in questo brano, giusto?
Come stavo dicendo, in questi anni, ho avuto la sensazione di aver perso di vista i miei reali obiettivi. Tant’è che stavo per mettere un “punto” a tutto quel che riguardava la musica. Ero completamente disincantato, chiuso in casa, in una nuova Milano in cui mi ero trasferito nemmeno un mese prima che chiudessero tutto. Senza sapere cosa fare o come muovermi dal punto di vista artistico, mi sono ritrovato sprovvisto di un’alternativa lavorativa, in uno stato di disillusione che, so che sembra stupido e assurdo (ma so di non essere stato il solo), trovava palliativi scrollando pagine e storie sui social network. Scrutando le vite degli altri che, anche in pandemia sembravano tutte più belle della mia, trovavo rimedio alla mia crisi esistenziale.
Proprio da qui nasce la canzone. Da queste riflessioni sul tempo perso, tanto da non averne più da dedicare per le cose “necessarie”. Dalle riflessioni sulla poca concentrazione o attenzione che poniamo anche per cose più importanti della nostra vita. Continuamente distratti, ogni dieci secondi, dalle notifiche del nostro smartphone, sempre iperconnessi. Riflessioni sulle aspettative ormai disilluse, sui “vuoti” per un futuro incerto o sulla poca voglia di mettersi in gioco perché “perdere”, implica sempre troppa fatica.
Riflessioni fatte sempre ad alta voce con Dadàmo, l’altro autore nonché arrangiatore e produttore del brano. Dadàmo è un caro amico e coinquilino da moltissimo tempo. Prima a Roma, in cui abbiamo abitato sotto lo stesso tetto per tre anni e adesso a Milano da poco più di due, viviamo in costante e reciproco incoraggiamento e ci stimoliamo quotidianamente dal punto di vista musicale. Anche per lui “La sindrome del pesce rosso” è una sorta di “restart” dopo anni dalle sue ultime pubblicazioni originali.
Quindi, per rispondere alla tua domanda, il brano nasce innanzitutto come una collaborazione spontanea. Come un “punto di rottura e di ritorno dal mare” appunto (cit.), sia per me che per Dadàmo. È il frutto della somma delle nostre sensibilità e di due stili e modi apparentemente distanti di intendere la musica. Con questo brano abbiamo tentato di mescolare la mia penna cantautorale con la sua vena elettro-pop e il risultato, limato e poi curato dalla co-produzione del producer milanese Marco Zoppi, il mixaggio del sound engineer David Guido Guerriero e il mastering di Eleven Master, è esattamente quello che si può ascoltare qui: https://lnk.to/Lasindromedelpescerosso su tutte le piattaforme digitali.
Nonostante il lungo fermo, interrotto dalla esibizioni dal vivo, tra le quali quella dello scorso anno in Piazza a Pantelleria, tua isola natìa, sei un cantautore sempre più apprezzato, la partecipazione al Premio Parodi lo dimostra. Finora però sei rimasto in secondo piano, come ci hai raccontato nell’ultima intervista. Il pesce rosso, invece, nuoterà spedito nel mondo?
Credo che sia “naturale” perché, come in ogni ambito, la crescita è un percorso. Sto cercando di fare tutto senza usare scorciatoie o sotterfugi. Voglio continuare a fare le cose per bene, con le mie gambe, come ho sempre fatto e soprattutto voglio continuare a farle con la mia testa e con le mie idee alcune volte rivoluzionare. Continuando a non seguire i consigli di chi ha sempre tutte le soluzioni in tasca, perché a sbagliare sono già bravissimo da solo e sbagliando, so che sembra anche questo banale, sto imparando una marea di cose importanti che non avrei mai capito in altro modo.
Voglio continuare a fare quella che un tempo era chiamata la “gavetta”, perché credo sia sacrosanta per avere più consapevolezza dei propri mezzi e dei propri limiti, ma soprattutto perché credo che, alla fine dei conti, è e sarà tutto più soddisfacente.
Come dicevo in una mia vecchia canzone che s’intitola “È una questione di scelta” contenuta nel mio EP “In realtà è solo paura” (https://spoti.fi/3ClfhCG). “[…] È tutta una questione d’istinto e quando puoi chiudere gli occhi lo capisci da solo e un po’ di fatica per una vittoria fa apprezzare anche il doppio, un’impresa.” Ancora non ho alcun rimorso per le mie scelte per cui continuerò dritto, con la testa sempre dura. Qualche muro a forza di sbatterci contro, si romperà. Spero.
La canzone:
La sindrome del pesce rosso
Lo senti questo senso di vuoto?
Non c’è più niente sotto i piedi marinaio.
Navighiamo a vista senza una giusta rotta
e dovresti stare ferma con quel mal di testa.
Andirivieni sincopati con i cellulari.
Ti aspetti un altro passo avanti già da ieri.
Un qualcosa che ti faccia addormentare
o quella scelta mai intrapresa di voler sparire.
Ma tu che cosa vuoi? O almeno dove ti collochi da qui a vent’anni?
Ma tu che cosa vuoi? O almeno dimmi dove ti collochi da qui a vent’anni?
Per ora resta lì, sul fondo alla fine del mondo a naufragare.
Sei il mio punto di rottura e di ritorno dal mare.
La sola presa di ossigeno in questo piccolo stagno
quando mi sembra di morire e io sono un pesce rosso.
Lo senti questo senso di vuoto?
I silenzi sono pillole da ingoiare,
il mio paracadute quando tutto esplode
Ma ripeto: “resta ferma con quel mal di testa!”
Ma tu che cosa vuoi? O almeno dove ti collochi da qui a vent’anni?
Ma tu che cosa vuoi? O almeno dimmi dove ti collochi da qui a vent’anni?
Per ora resta lì, sul fondo alla fine del mondo a naufragare.
Sei il mio punto di rottura e di ritorno dal mare.
La sola presa di ossigeno in questo piccolo stagno
quando mi sembra di morire e io sono un pesce rosso.
CREDITS
La sindrome del pesce rosso
Testo: Danilo Ruggero
Musica: Dadàmo, Danilo Ruggero
Arrangiato da Dadàmo
Suonato, registrato, prodotto e coprodotto da Dadàmo, Marco Zoppi
Mixato da David Guido Guerriero
Masterizzato presso Eleven Mastering da Andrea De Bernardi
Cover del singolo realizzato da Guido Lo Pinto
Lyric video scritto e realizzato da Guido Lo Pinto e Danilo Ruggero
Riprese, regia e montaggio di Guido Lo Pinto
Distribuito da Artist First
BIOGRAFIE
Dadàmo alla sua terza pubblicazione discografica, è un artista e produttore classe ‘95. Formatosi tra il conservatorio di Roma e quello di Milano, pubblica nel 2018 il suo EP di debutto dal titolo “Mille Colori” grazie al quale riesce ad arrivare in finale al Premio Bertoli e viene selezionato per il _rehub del Reset Festival tra centinaia di proposte musicali. Nel 2021 riprende il suo percorso musicale curando la produzione del singolo “Childhood Wisdom” di Milena Paris e pubblicando una sua personalissima rielaborazione in chiave elettronica di “Goodbye Pork Pie Hat”, classico del repertorio jazzistico. Attualmente è al lavoro per le sue future pubblicazioni che vedranno la luce nei prossimi mesi.
Danilo Ruggero dedica poco tempo al sonno e troppo a tutte le sue idiosincrasie emotive. Riordina spesso l’angolino in basso del puzzle per scrivere canzoni. Classe ’91, è nato e cresciuto a Pantelleria. Dopo la maturità si trasferisce a Roma e inizia a sperimentarsi live nei piccoli locali della capitale. Selezionato nel 2015 tra gli studenti di Officina delle Arti Pier Paolo Pasolini, ridefinisce il suo progetto artistico.
Sarà tra i finalisti del Premio Fabrizio De André 2017, vincitore del Premio della Critica di Voci per la Libertà 2018 di Amnesty International e vincitore assoluto del Roccaling Festival 2018. Pubblica il suo primo lavoro discografico, l’Ep “In realtà è solo paura”, il 7 aprile 2018 e organizza un piccolo tour in giro per l’Italia tra vari e rinomati live club e piccoli Festival indipendenti italiani. Nel 2020 invece è tra i finalisti del Premio Andrea Parodi. Attualmente sta producendo una serie di nuovi brani che saranno inseriti nel suo primo e vero disco.
Ho iniziato a 16 anni a scrivere sui giornali locali, per poi crearne uno, Punto a Capo, passando poi ai quotidiani e infine all’online.
Oggi, oltre a dirigere Punto a Capo Online e Punto a Capo Sport, collaboro con altri quotidiani online e dirigo l’Ufficio Stampa di Punto a Capo.
Inoltre, sono traduttrice, insegnante e Presidente della Onlus che pubblica il giornale. Faccio tante cose, probabilmente troppe, adoro scrivere, leggere e viaggiare e ho bisogno sempre di nuovi stimoli, di iniziare nuove avventure e creare nuovi progetti.