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COVID: I numeri non mentono. Le persone sì
11/01/2022COVID: I numeri non mentono. Le persone sì.
Come vengono (male) interpretati i dati che riguardano i vaccini e come vengono manipolati per far credere che il vaccino non serva
di Angelo Parisi
Da quando i numeri dei soggetti positivi al virus SARS-COV‑2 sono aumentati, si è aperto un dibattito riguardo l’efficacia dei vaccini.
Secondo alcuni esponenti contrari ai vaccini, ma favorevoli agli altri farmaci, i dati dimostrerebbero l’inefficacia della vaccinazione in quanto, a loro giudizio, non creerebbe un’immunizzazione. E questo fatto sarebbe dimostrato dalla percentuale di vaccinati tra i positivi. Secondo loro il fatto che la maggior parte di positivi sia vaccinato, dimostrerebbe proprio l’inefficacia dei vaccini. In pratica non prendono in considerazione l’effetto paradosso dato dal fatto che il numero di vaccinati è notevolmente superiore a quello dei non vaccinati. Un po’ come voler fare un paragone tra i numeri italiani e quelli di San Marino per arrivare a concludere che a San Marino la pandemia viene gestita meglio perché, rispetto all’Italia, il numero di positivi è inferiore.
Ma oltre a questo, bisognerebbe capire cosa intendono questi signori con il termine “immunizzazione”.
Forse credono che il vaccino crei un campo di forze protettive e agisca impedendo ai virus di entrare in contatto con il nostro organismo? Se fosse così, mi sa che hanno visto troppi film o cartoni di fantascienza.
Infatti, come sa la maggior parte delle persone che ha qualche reminescenza di ciò che ha studiato alle scuole dell’obbligo, i vaccini non funzionano così. I vaccini servono ad aiutare il sistema immunitario a combattere i virus dopo che sono venuti a contatto con l’organismo. E lo fanno esercitando il sistema immunitario a riconoscere e abbattere l’agente patogeno in modo che non possa replicarsi e attaccare l’organismo sviluppando la malattia correlata. Un po’ come quando ci esercitiamo per superare un esame. L’esercizio ci aiuta a rispondere alle domande dopo che ci sono state poste, non certo prima di conoscerle. Nel caso del virus SARS-COV‑2, il vaccino serve a far sì che il nostro sistema immunitario si doti degli anticorpi che impediscono al virus di sviluppare la malattia correlata: il COVID, appunto.
Quindi se si vuole discutere sull’efficacia dei vaccini nel contrastare il COVID, non bisognerebbe fermarsi a guardare i numeri dei positivi, ma bisogna andare oltre e guardare il numero di chi contrae la malattia, soprattutto nelle forme gravi che possono condurre alla morte.
In ogni caso, la vaccinazione produce indirettamente anche una riduzione della diffusione del virus in quanto il fatto che la sua replicazione in un organismo addestrato a contrastarlo è ridotta, non azzerata, comporta una minore concentrazione del virus, quella che viene chiamata carica virale, e quindi, una minore probabilità di essere contagiosi per gli altri.
Attenzione, minore probabilità, non azzeramento della probabilità.
Uno degli strumenti che ultimamente viene utilizzato in Italia dai virologi laureati all’università dei social per attaccare l’efficacia dei vaccini è il bollettino mensile del’Istituto Superiore di Sanità.
L’ultimo rapporto è stato pubblicato il 7 gennaio e riporta i dati registrati dal 3 dicembre al 2 gennaio scorsi. Tali dati sono mostrati anche attraverso l’utilizzo di tabelle sul numero di positivi e sulla suddivisione tra non vaccinati e vaccinati a vario livello.
Questi signori hanno preso in considerazione la tabella 5. Eccola:
Fermandosi a leggere solo i numeri relativi alle diagnosi di SARS-COV‑2, infatti, si osserva che il totale dei positivi è pari a circa 1,1 milioni di persone e, di questi, solo 251 mila sono non vaccinati, pari al 22,7%. Tali numeri servono ai critici delle vaccinazioni per sostenere che la vaccinazione non serve in quanto la percentuale di positivi tra i vaccinati è pari al 78,3%.
Una lettura, come detto, un po’ semplicistica dei dati.
Questo basta per dire che la vaccinazione non serve?
Naturalmente no!
Per vedere se il vaccino è efficace nella riduzione dei contagi, bisogna guardare il dato dell’incidenza dei casi di positività tra i vaccinati e i non vaccinati così da fare un confronto tra dati omogenei, visto che la popolazione di riferimento è diversa. Come ci dicevano a scuola, non si possono confrontare patate e cipolle.
In realtà, bisognerebbe anche normalizzare i dati per tener conto della distribuzione tra le diverse fasce di età, ma lo scopo di questo articolo è quello di delineare una tendenza, per cui si considerano i dati grezzi. Chi volesse vedere i dati normalizzati, li troverà nella tabella 6 del bollettino.
Dividendo il numero di persone positive non vaccinate con il numero totale di persone non vaccinate e moltiplicando il risultato ottenuto per 100 mila, si ricava che l’incidenza dei casi di positività tra i non vaccinati è di 3.775 ogni 100 mila. Ripentendo tali calcoli per i vaccinati, si ottiene il valore di 1.873 ogni 100 mila.
Questo risultato, anche se grezzo, è sufficiente per affermare che tra i vaccinati l’incidenza dei casi positivi è quasi la metà rispetto a chi non ha fatto il vaccino. O, in altre parole, un non vaccinato ha quasi il doppio di probabilità di contrarre il virus rispetto a chi si è vaccinato.
Per capire cosa significa avere un’incidenza piuttosto che l’altra, basta rapportarla alla popolazione di ultra dodicenni, pari a 54 milioni di persone.
Se l’incidenza dei soggetti positivi è di 3.775 ogni 100 mila, vuol dire che il numero di positivi per l’intera popolazione sarebbe pari a 2 milioni. Mentre con un’incidenza di 1.873 ogni 100 mila tale dato numerico scende a 1 milione.
Concludendo, quindi, i numeri non mentono e dicono che la vaccinazione ha un effetto benefico nel contenimento dei contagi, anche se lo scopo principale per cui viene fatta è quello di proteggere le persone dalle conseguenze gravi dell’infezione.
Ma, naturalmente, ci sarà chi continuerà a manipolarli per poter sostenere in modo ideologico la propria tesi.
Mi chiamo Angelo Parisi, sono nato a Leonforte (EN) e faccio l’ingegnere di professione. Fino al 30 maggio 2023 ho rivestito il ruolo di assessore comunale a Pantelleria.
La mia specializzazione sono le tematiche ambientali, soprattutto le energie rinnovabili. Sono sicuro che nel futuro prossimo, tutta l’energia di cui avremo bisogno sarà prodotta grazie al sole, al vento, al mare e al calore della terra e che l’uomo potrà solo rallentare questo traguardo.
Nella mia attività professionale cerco di coniugare lo sviluppo tecnologico con la sostenibilità cercando di dimostrare ai committenti che un euro speso oggi si trasformerà in cento euro risparmiati nel corso della vita dell’opera.
Ritengo che Pantelleria sia il luogo ideale dove mettere in pratica le mie idee e con questa collaborazione cercherò di raccontare i semini che ogni giorno pianterò per rendere l’isola energeticamente autosufficiente.
Bravo!cosi vorrei fossero ‚indistintintamente,tutti gli abitanti di pantelleria.Purtroppo le eegole per conservaee lambienre,dovrebbero essere materia d’esame fin dalle elementari,ed i comporramenti virtuosi premiati.Inter nos: pannelli solari sono una nezza fregatura,perche poi non si sa come smaltirliidem le pale. Negli usa stanno sperimentando reti tra le gole dei monti,acchiappa umidita’ E se invece dell’umido ogno maglia di rete avesseuna micro elica?che giri vorticosamente?ciao Caro!