Gentile Direttore,
Alleghiamo il comunicato stampa proposto dall’unione dei Comitati Uniti per Salute della Regione Sicilia, della quale facciamo parte in qualità anche di fondatori.
L’unione dei comitati, nato, come il nostro, per denunciare e porre attenzione sulle mancanze sanitarie che nel corso dei vari mandati politici, continua ad attanagliare la regione siciliana, vuole proporre una visione molto più realistica dei fatti narrati dal Presidente Musumeci in ogni contesto pubblico.
Particolarmente grottesca la sua pubblicazione sui social il 1 luglio, che lo ha visto protagonista delle sue solite considerazioni, piuttosto propagandistiche, rispetto al suo operato.
Ecco il testo del comunicato stampa che vorremmo venisse pubblicato per informare i cittadini e alle cittadine della regione Sicilia e offrire una versione realistica di quanto accade in tutto il territorio regionale.
Il movimento è apartitico, nessun vincolo con nessun movimento politico. Siamo liberi e libere cittadine informate che lottano per rivendicare il diritto alla salute per tutti e tutte.
Ringraziamo per il vostro spazio e tempo.
Pantelleria Vuole Nascere – Comitati per la Salute – Sicilia
𝗠𝗨𝗦𝗨𝗠𝗘𝗖𝗜, 𝗣𝗥𝗘𝗡𝗗𝗜𝗧𝗜 𝗟𝗘 𝗧𝗨𝗘 𝗥𝗘𝗦𝗣𝗢𝗡𝗦𝗔𝗕𝗜𝗟𝗜𝗧Á!
L’1 luglio il Presidente Musumeci ha pubblicato sul suo profilo Facebook un suo intervento in merito all’operato della Regione Siciliana negli ultimi 5 anni per quanto riguarda la sanità siciliana.
Non saremmo intervenuti ma i siciliani e le siciliane meritano rispetto e di conseguenza di conoscere la verità. Cosa che, il caro presidente, è lontano dal mostrare. Ma butta qua e là, borbottando qualche numero, paroloni che servono solo a nascondere la realtà dei fatti. 𝗨𝗻𝗮 𝗿𝗲𝗮𝗹𝘁à 𝘀𝗮𝗻𝗶𝘁𝗮𝗿𝗶𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗶 𝗰𝗼𝗻𝗼𝘀𝗰𝗶𝗮𝗺𝗼: 𝗗𝗜𝗦𝗔𝗦𝗧𝗥𝗢𝗦𝗔!
Il presidente inizia il suo intervento sostenendo che gli investimenti in infrastrutture sanitarie in Sicilia in questi cinque anni ammontano a 𝗢𝗟𝗧𝗥𝗘 𝟭 𝗠𝗜𝗟𝗜𝗔𝗥𝗗𝗢 𝗗𝗜 𝗘𝗨𝗥𝗢 e che con il Pnrr sanità sono programmati altri 𝟴𝟬𝟬 𝗠𝗜𝗟𝗜𝗢𝗡𝗜 𝗗𝗜 𝗘𝗨𝗥𝗢.
Niente da obiettare, ma a cosa sono serviti (e serviranno) questi soldi? Impossibile sapere dove sono stati messi.
Ma se vogliamo parlare di cosa è stato fatto negli ultimi 5 anni, una situazione chiara noi ce l’abbiamo.
Per fare alcuni esempi:
• A 𝗖𝗮𝘀𝘁𝗲𝗹𝘃𝗲𝘁𝗿𝗮𝗻𝗼, il Punto nascite è stato scippato e trasferito dall’aprile 2021 per risolvere un problema di sicurezza a e di Mazara. Il presidio serviva 100.000 utenti della Valle del Belice, zona sismica. Qui partorivano le donne che abitano Castelvetrano ma anche quelle di Partanna, Santa Ninfa, Gibellina, Salaparuta, Montevago, Poggioreale, S. Margherita Belice etc.
Ancora oggi vi sono decine di casi di bambini nati in emergenza al Pronto soccorso se non addirittura in ambulanza poiché il percorso stradale sino a Mazara è troppo distante. Negli ultimi anni l’ospedale è stato sistematicamente depotenziato e sono stati declassati tutti i reparti per favorire DEA vincitori e chiusi reparti di oculistica, a breve verrà chiuso anche quello di ortopedia
• A 𝗚𝗶𝗮𝗿𝗿𝗲 dal 2015, a causa della chiusura ufficiale del Pronto Soccorso da parte dell’Asp di Catania, il Comitato di Giarre ha registrato 16 decessi avvenuti direttamente e indirettamente a causa di tale chiusura. L’attuale governo Musumeci ha di fatto riattivato l’ospedale di base con- cesso la riapertura del Pronto Soccorso, ma quotidianamente vengono registrati depauperamenti che minano il regolare servizio, specialmente nelle emergenze-urgenze.
• A 𝗖𝗮𝘁𝗮𝗻𝗶𝗮 l’esempio più lampante è quello del Santo Bambino: un ospedale ginecostetrico, unico punto nascita in centro città, che fino al 2017 vantava 1809 parti l’anno (più degli standard che erano stati imposti per la chiusura, ossia meno di 1000), con reparto di ginecologia, ostetricia e neonatologia di alto livello, con ambulatorio uro-ginecologico, centro di diagnosi prenatale e per la donazione di cordone ombelicale, CHIUSO senza alcun motivo che risponda a logica e buonsenso. Negli ultimi anni sono state innumerevoli le dichiarazioni in merito al destino del Santo Bambino. L’ultimo “annuncio” è arrivato tramite un comunicato stampa della presidenza della Regione che si è espressa favorevolmente rispetto alla richiesta del presidente dell’ERSU Mario Cantarella di destinare il Santo Bambino all’ente per realizzare una residenza universitaria
• A 𝗚𝗲𝗹𝗮 i dati sono disarmanti: l’ospedale ha, nel 2019, una dotazione di 242 posti letto, ma in realtà ne funzionano appena 158. Mancano all’appello 84 posti letto. È il dato con maggior differenza tra i 52 comuni siciliani sede di ospedale. Anche negli anni precedenti non è stato rispettato il dato dei D.A. Sulla carta a Gela dovrebbero esserci 17 Unità Operative Complesse, 17 Unità Operative Semplici e 5 Strutture dipartimentali. Già con quello che è previsto, ma non presente, l’ospedale di Gela sarebbe in ogni caso sottodimensionato, per numero di UOC: dodicesima, mentre è sesta per popolazione. Tutti i capoluoghi di provincia hanno più UOC di Gela, persino Enna con i suoi 27.001 abitanti. Ma non basta, persino Caltagirone ed Acireale hanno più UOC di Gela. Anche per quanto concerne il personale, la situazione è disastrosa. In definitiva, mancano 126 posti letto, 8 Unità Operative, 363 figure professionali.
• Il Punto Nascita di 𝗣𝗮𝗻𝘁𝗲𝗹𝗹𝗲𝗿𝗶𝗮 ha usufruito fino alla data del 28/ 02/ 2020 di una deroga definitiva rispetto al suo funzionamento, pur essendo sotto i 500 parti annui. Una deroga ottenuta in quanto zona disagiata e che non può essere messa in discussione a patto che vengano mantenuti i parametri di sicurezza per il parto fisiologico a basso rischio secondo l’Accordo Stato/Regioni del 16 dicembre 2010. Da quella data, la migrazione delle famiglie pantesche continua e costringe a lasciare l’isola un mese prima della data presunta del parto con disagi familiari e psicologici, oltre che economici.
• 𝗟𝗮𝗺𝗽𝗲𝗱𝘂𝘀𝗮 è un’isola dove è ASSENTE un ospedale, non vi è la presenza di un consultorio che garantisca la salute ginecologica, sessuale e riproduttiva di tutti e tutte. E ricordiamo essere un’isola attraversata da chi già ha vissuto la violenza delle frontiere, dei lager libici, della pericolosa traversata del Mediterraneo, della permanenza forzata dentro l’hotspot, una struttura non idonea per chiunque, ma ancora di più per chi è particolarmente vulnerabile
• A 𝗟𝗶𝗽𝗮𝗿𝗶 è stato chiuso il punto nascita, chiusi quasi tutti i reparti, chiuse le sale operatorie, chiusa la camera iperbarica, una sola ambulanza. Si è costretti a partire anche per esami di routine o per fare un gesso, con notevoli disagi anche economici perché non c’è alternativa e si è costretti a rivolgersi a strutture private. Due soli i chirurghi che garantiscono la reperibilità, quindi non si può intervenire in emergenza. Nessun cardiologo in pianta stabile, nessun cardiologo nei giorni festivi o reperibile in notturna. Uno o due anestesisti in prestito dagli altri ospedali, ma solo in maniera saltuaria.
• Nei 𝗡𝗲𝗯𝗿𝗼𝗱𝗶 la situazione non è migliore. Nel 2020, è stata disposta la chiusura del Reparto di Neonatologia dell’Ospedale di S.Agata di Militello, costringendo le partorienti a raggiungere la più lontana e difficilmente raggiungibile Patti. Tra le situazioni drammatiche che ne conseguono, procurò particolare scalpore il caso di una donna residente a Militello Rosmarino costretta a partorire in una piazzola di sosta mentre tentava di raggiungere in tempo proprio la struttura ospedaliera di Patti; analoga circostanza si è verificata nel Dicembre 2021, quando una donna proveniente da Mistretta ha partorito in autostrada, lungo il tra- gitto per Patti, un bambino successivamente deceduto.
• Anche a 𝗟𝗲𝗼𝗻𝗳𝗼𝗿𝘁𝗲, l’ospedale Ferro/Branciforti/Capra negli ultimi dieci anni è stato depotenziato e dall’inizio di questo 2022 ulteriormente impoverito. La radiologia non è in grado di dare adeguate risposte, mancano medici e strumenti diagnostici e le tre dottoresse impegnate, fra Medicina e Riabilitazione, devono coprire tre reparti senza trascurare quello di propria competenza
𝗘 𝗹𝗮 𝗹𝗶𝘀𝘁𝗮 𝘀𝗮𝗿𝗲𝗯𝗯𝗲 𝗮𝗻𝗰𝗼𝗿𝗮 𝗹𝘂𝗻𝗴𝗮…
E quindi, 𝗣𝗘𝗥 𝗖𝗢𝗦𝗔 è 𝗦𝗧𝗔𝗧𝗢 𝗨𝗦𝗔𝗧𝗢 𝗤𝗨𝗘𝗦𝗧𝗢 𝗠𝗜𝗟𝗜𝗔𝗥𝗗𝗢?
Il presidente Musumeci continua sostenendo che arriveranno altri 800 milioni grazie al PNRR. Ah certo, questo è vero. Ma evita di chiarire qual è il piano della Regione. 𝗖𝗵𝗲 𝗡𝗢𝗜 𝗮𝗯𝗯𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗴𝗶à 𝘀𝗺𝗮𝘀𝗰𝗵𝗲𝗿𝗮𝘁𝗼 𝗽𝗶ù 𝘃𝗼𝗹𝘁𝗲, 𝘀𝗼𝗽𝗿𝗮𝘁𝘁𝘂𝘁𝘁𝗼 𝗜𝗟 𝟮𝟳 𝗠𝗔𝗚𝗚𝗜𝗢 𝗱𝘂𝗿𝗮𝗻𝘁𝗲 𝗹𝗮 𝗻𝗼𝘀𝘁𝗿𝗮 𝗽𝗿𝗼𝘁𝗲𝘀𝘁𝗮 𝘀𝗼𝘁𝘁𝗼 𝗹’𝗔𝘀𝘀𝗲𝘀𝘀𝗼𝗿𝗮𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗦𝗮𝗹𝘂𝘁𝗲 𝗱𝗼𝘃𝗲 𝗜𝗟 𝗦𝗨𝗢 𝗔𝗦𝗦𝗘𝗦𝗦𝗢𝗥𝗘 𝗥𝗔𝗭𝗭𝗔 – 𝗰𝗵𝗲 𝘁𝗮𝗻𝘁𝗼 𝗼𝘀𝗮𝗻𝗻𝗮 – 𝗿𝗶𝗰𝗼𝗿𝗱𝗶𝗮𝗺𝗼, 𝗡𝗢𝗡 𝗦𝗜 è 𝗣𝗥𝗘𝗦𝗘𝗡𝗧𝗔𝗧𝗢!
In particolare, il Piano operativo regionale, prevede 3 tipologie di strutture (155 Case della Comunità, 44 Ospedali di Comunità e 50 Centrali Operative Territoriali), distribuite sul territorio, su base provinciale, in funzione del numero di abitanti interessati e della disponibilità di strutture esistenti da ammodernare o riconvertire o di edifici di proprietà di enti pubblici da utilizzare in comodato d’uso.
In linea di principio, è condivisibile l’intenzione di costituire e potenziare una rete di servizi sanitari di base e di presidi di medicina territoriale. Ma, come sempre, non sono ancora stati affrontati con decisione i nodi cruciali: 𝗰𝗮𝗿𝗲𝗻𝘇𝗲 𝗮𝘁𝘁𝘂𝗮𝗹𝗶 𝗱𝗶 𝗽𝗲𝗿𝘀𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗺𝗲𝗱𝗶𝗰𝗼 𝗲𝗱 𝗶𝗻𝗳𝗲𝗿𝗺𝗶𝗲𝗿𝗶𝘀𝘁𝗶𝗰𝗼, 𝗹𝗮 𝘀𝘁𝗿𝘂𝘁𝘁𝘂𝗿𝗮 𝗱𝗲𝗳𝗶𝗰𝗶𝘁𝗮𝗿𝗶𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗿𝗲𝘁𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗚𝘂𝗮𝗿𝗱𝗶𝗲 𝗺𝗲𝗱𝗶𝗰𝗵𝗲, 𝗹𝗮 𝘀𝗼𝗽𝗽𝗿𝗲𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗶𝗺𝗽𝗿𝗼𝘃𝘃𝗶𝘀𝗮 𝗱𝗶 𝗿𝗲𝗽𝗮𝗿𝘁𝗶 𝗶𝗻𝗱𝗶𝘀𝗽𝗲𝗻𝘀𝗮𝗯𝗶𝗹𝗶 𝗲 𝗶 𝘀𝗲𝗺𝗽𝗿𝗲 𝗽𝗶ù 𝗳𝗿𝗲𝗾𝘂𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗰𝗮𝘀𝗶 𝗱𝗶 𝗺𝗮𝗹𝗮𝘀𝗮𝗻𝗶𝘁à.
Tutte questioni cruciali avvertite con urgenza e reclamate costantemente dai territori, rimaste inascoltate e coperte da una narrazione della sanità siciliana costellata soltanto dalle sue poche eccellenze nel campo della chirurgia o della ricerca biomedica, spesso in mano ai privati.
𝗖𝗔𝗥𝗢 𝗠𝗨𝗦𝗨𝗠𝗘𝗖𝗜, 𝗮𝗹𝗹𝗼𝗿𝗮 𝘁𝗶 𝗱𝗶𝗰𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗮 𝗴𝗿𝗮𝗻 𝘃𝗼𝗰𝗲: 𝘀𝗺𝗲𝘁𝘁𝗶𝗹𝗮 𝗰𝗼𝗻 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗮 𝗳𝗮𝗿𝘀𝗮 𝗱𝗮 𝗰𝗮𝗺𝗽𝗮𝗴𝗻𝗮 𝗲𝗹𝗲𝘁𝘁𝗼𝗿𝗮𝗹𝗲, 𝗽𝗿𝗲𝗻𝗱𝗶𝘁𝗶 𝗹𝗲 𝘁𝘂𝗲 𝗿𝗲𝘀𝗽𝗼𝗻𝘀𝗮𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁à. 𝗘’ 𝗧𝗘𝗠𝗣𝗢 𝗗𝗜 𝗗𝗔𝗥𝗘 𝗩𝗢𝗖𝗘 𝗔𝗚𝗟𝗜 𝗔𝗕𝗜𝗧𝗔𝗡𝗧𝗜 𝗗𝗘𝗜 𝗧𝗘𝗥𝗥𝗜𝗧𝗢𝗥𝗜 𝗘 𝗔𝗟𝗟𝗘 𝗟𝗢𝗥𝗢 𝗘𝗦𝗜𝗚𝗘𝗡𝗭𝗘 𝗥𝗘𝗔𝗟𝗜!
Comitati per la Salute – Sicilia
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