Stefano Scaltriti ha lasciato per un po’ le palme di Pantelleria e si è arrampicato sugli alberi maestri della Brigantes. Un’intervista piena di emozioni, prospettiva e sogni. Per Stefano e per Pantelleria
di Francesca Marrucci
Stefano Scaltriti ha abbandonato per un po’ le sue palme a Pantelleria e ha condiviso la sua esperienza e competenza con la crew del Brigantes a Trapani. La nave, l’ex-Onice di Pantelleria, è stato sottoposto in questi anni ad una rivoluzionaria trasformazione nel ‘Brigantes’, un veliero il cui scopo sarà quello di ripercorrere le vie commerciali marine nel Mediterraneo e nei Caraibi, trasportando le merci delle isole, iniziando dal caffè fino ai capperi e ai prodotti panteschi.
In questi 3 anni di trasformazione, si è ormai giunti alle battute finali e anche Stefano Scaltriti che ha seguito da subito il progetto, è stato chiamato a dare una mano. La risposta è stata subito entusiasta anche se l’esperienza ha motivato alla fine ancor di più il ‘modenese pantesco’, come ci ha confessato.
A che punto è il Brigantes?
“Il progetto Brigantes sta andando avanti con difficoltà, ma con decisione. La nave è ora in secca a Trapani per sistemazioni strutturali allo scafo e una volta finiti questi lavori si rimetterà in acqua per fare l’armamento. I ragazzi intanto stanno facendo il sartiame, alberetti, pennoni e tutto quello che serve per montare l’armamento velico. La nostra speranza è che per maggio-giugno la nave sia finita e posso iniziare a girare per il Mediterraneo e in inverno ci si dirigerà ai Caraibi a caricare il caffè. L’idea è quello di trasformare il Brigantes in ambasciatore dell’isola di Pantelleria”
Cosa ha significato creare da una nave a motore dismessa un veliero?
“È stato un lavoro immane, basato su studi e senza precedenti. Questo è un lavoro che non si fa più da 150 anni e viene presa a modello proprio per la costruzione di un veliero antico. Stiamo studiando come far fare le cuscinerie e la tappezzeria interna a Pantelleria, perché oltre che cargo, il Brigantes avrà anche le cabine e parti ricreative e dedicate alla didattica e alla divulgazione sull’importanza di proteggere il mare.”
La sua esperienza lavorando su questo nuovo veliero qual è stata?
“A livello emotivo è una cosa commovente. L’ultima volta che ho visto questa nave era quasi affondata a Trapani e vederla oggi rimata grazie al lavoro di questi ragazzi lascia senza parole. Il lavoro che stanno portando avanti è veramente complesso, di altri tempi e altre epoche, quasi dimenticato. Si disegna tutto a mano ed è un impegno gigantesco. Ci stanno aiutando tanti comandanti del nord Europa che sono gli unici ad avere esperienza in questo settore e per me è stato un onore essere chiamato a collaborare.”
Prossimo passo?
“Per Pantelleria si tratta di aprirsi ad un mercato sì di nicchia, ma enorme. Stiamo pensando di prendere un’altra barca a settembre, una 12 metri antica di legno per fare un primo carico di prodotti panteschi da vendere intanto in un bar che i ragazzi hanno aperto a Trapani. È un primo passo per iniziare questo commercio e far conoscere Pantelleria ai trapanesi, perché in molti non sono mai venuti sull’isola.”
Dalle palme di Pantelleria agli alberi maestri del Brigantes. Cos’ha significato per lei?
“Si tratta di realizzare il sogno di una vita. In questo momento mi sento molto ‘pirata’. La traversata atlantica a vela è il primo sogno di chiunque abbia la patente nautica e se tutto va bene, lì ci sarò anche io. A 55 anni questo progetto mi dà la possibilità di imparare un nuovo mestiere e non è una cosa da tutti. Questa è una cosa davvero nuova, è vero che ho già esperienza, ma questa è cosa totalmente diversa. Non è come montare una vela su una barca a vela, qui si tratta di costruirla la nave, cucire le vele una a una a mano, una figata e un sogno che si sta realizzando, non solo per me, ma anche per la comunità pantesca e per questi ragazzi che ci stan mettendo tutte le loro vite. Il Brigantes offre un’opportunità di lavoro per tanti a Pantelleria e spero davvero che funzioni.”
Ho iniziato a 16 anni a scrivere sui giornali locali, per poi crearne uno, Punto a Capo, passando poi ai quotidiani e infine all’online.
Oggi, oltre a dirigere Punto a Capo Online e Punto a Capo Sport, collaboro con altri quotidiani online e dirigo l’Ufficio Stampa di Punto a Capo.
Inoltre, sono traduttrice, insegnante e Presidente della Onlus che pubblica il giornale. Faccio tante cose, probabilmente troppe, adoro scrivere, leggere e viaggiare e ho bisogno sempre di nuovi stimoli, di iniziare nuove avventure e creare nuovi progetti.