In scena LA CASA DEI SILENZI di Gianni Bernardo al Bar di Cicci fino a venerdì. Un salto in una Pantelleria d’altri tempi, piena di suggestioni, sapori, ricordi, emozioni
di Francesca Marrucci
È un viaggio nei ricordi quello che Gianni Bernardo sta proponendo in questi giorni al Bar di Cicci nel suo LA CASA DEI SILENZI. Tutti esauriti i 150 posti in meno di 48 ore e con ragione. In questo piccolo gioiello di teatro off che l’attore pantesco porta sull’isola, mutuando le grandi tradizioni delle capitali internazionali, c’è tanto, quasi troppo da assimilare. C’è il pathos, c’è la meraviglia del ricordo, c’è la voglia di vivere, nonostante tutto, c’è la scoperta dell’infanzia e della giovinezza calate in una Pantelleria che può essere qualsiasi altro luogo e nessun altro.
‘Qualsiasi’ per quelle sensazioni forti, dolci, irreali che la memoria ci riporta di episodi singoli della nostra vita, della nostra infanzia, quei sapori unici, primi e speciali che rimangono in quei frammenti di vita e difficilmente si ritrovano poi. Frammenti che ognuno di noi ha vissuto da bambino, in qualsiasi luogo del mondo.
‘Nessun altro luogo’ se non Pantelleria per quei dettagli che Bernardo narra, fa assaporare (letteralmente), descrive e dipinge con le parole che sono caratteristiche uniche della storia e della tradizione isolana.
E in questo continuo rimando al passato, al passito, alla Pantelleria e alla quotidianità che non c’è più, che Bernardo riesce a catturare attenzione e cuori degli spettatori. Alla fine, il prevedibile destino del protagonista (prevedibile se si conosce la trama de L’Uomo col fiore in Bocca di Pirandello) è quasi secondario rispetto all’empatia che lo spettatore prova per quei frammenti di una e di mille vite in cui ognuno riconosce qualcosa della sua.
La location perfetta, l’interno del Bar di Cicci, nutre questa atmosfera d’aspettativa e amarcord dolceamaro, introdotto in modo suggestivo dalla fisarmonica di Gianni Valenza che accompagna il pubblico in attesa, prendendolo per mano e conducendolo verso un altro tempo, un’altra dimensione. E si fa fatica, alla fine, a staccarsi da questo scenario irreale, e ci si guarda indietro, dubbiosi. Ce n’è ancora? Che altro ci può raccontare Gianni?
Ma a quel punto, la narrazione passa allo spettatore e la notte si chiude sulle ultime note di un tango argentino suonate da Gianni Valenza e un bicchiere riempito da Cicci in persona.
Ho iniziato a 16 anni a scrivere sui giornali locali, per poi crearne uno, Punto a Capo, passando poi ai quotidiani e infine all’online.
Oggi, oltre a dirigere Punto a Capo Online e Punto a Capo Sport, collaboro con altri quotidiani online e dirigo l’Ufficio Stampa di Punto a Capo.
Inoltre, sono traduttrice, insegnante e Presidente della Onlus che pubblica il giornale. Faccio tante cose, probabilmente troppe, adoro scrivere, leggere e viaggiare e ho bisogno sempre di nuovi stimoli, di iniziare nuove avventure e creare nuovi progetti.