Pantelleria: ripristinati i percorsi archeologici subacquei di Cala Gadir e di Punta Tracino. Ripartono le visite
L’assessore Samonà: “Un ricco patrimonio archeologico di terra e mare, tradizioni immutate nel tempo e un paesaggio mozzafiato. Così la Perla Nera del Mediterraneo ammalia i visitatori”
Anche gli itinerari archeologici sommersi di Pantelleria tornano ad essere fruibili grazie alla campagna di messa in sicurezza e collocazione delle boe di ormeggio realizzata dalla Soprintendenza del Mare in collaborazione con i diving center presenti nell’Isola.
L’attività di manutenzione è stata effettuata, in particolare, grazie alla collaborazione e al supporto del Diving Center DIVEX di Edoardo Famularo, Ispettore Onorario per i beni culturali sommersi dell’Isola di Pantelleria, che ha affiancato con il suo staff la SopMare nella riattivazione degli itinerari, collocando le boe in prossimità dei percorsi così da fornire ai sub un ormeggio sicuro e un ingresso in acqua in sicurezza.
“La possibilità di effettuare immersioni in sicurezza nei siti archeologici sommersi di Pantelleria – sottolinea l’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – costituisce un forte elemento di attrattività per il turismo culturale dell’Isola. La ricchezza dell’offerta archeologica di Pantelleria, con itinerari di terra e di mare, esprime, all’interno di un micrcosmo di grande pregio ambientale, tutta la ricchezza e la peculiarità della Sicilia, con un patrimonio che si esprime attraverso monumenti, resti archeologici, ambienti naturalistici eccezionali, cibo, cultura e, da alcuni anni, anche attraverso il riconoscimento della tecnica colturale della vite come patrimonio Unesco. Un viaggio, quello nel cuore della perla nera del Mediterraneo, che difficilmente può essere dimenticato”.
L’itinerario di Cala Gadir, si sviluppa all’interno dell’insenatura del piccolo porticciolo e prevede due tipologie di visita. La prima, che si sviluppa fino ai 18 metri di profondità, prevede una comoda entrata da terra e un percorso che parte con un primo reperto, una parte lignea di un antico scafo a circa 12 metri di profondità, per poi proseguire fino ad un pianoro alla profondità di 18 metri dove si possono ammirare una grande quantità di anfore di varia tipologia ed epoca. La seconda parte dell’itinerario è riservata a subacquei in possesso di brevetto di secondo livello. Dalla boa di ormeggio, si scende in piena sicurezza lungo la catena e si arriva su un pianoro a 30 metri di profondità in prossimità di un grosso ceppo d’ancora in piombo di epoca romana del III-II secolo a.C.. Si prosegue lungo un percorso che consente di ammirare un’ancora in pietra di grosse dimensioni e numerose anfore che vanno dal III secolo a.C. al II secolo d.C. L’immersione prosegue, infine, fino al pianoro dei 18 metri in un susseguirsi di anfratti e cadute ricchi di flora e fauna che offrono un contesto naturalistico incontaminato.
Nella parte più profonda dell’itinerario, a 30 metri di profondità, è collocato un sistema di videocontrollo subacqueo che consente la visione delle immagini in diretta dal fondo del mare. Si tratta di un sistema realizzato per garantire la tutela del sito archeologico ma anche per rendere fruibile il patrimonio sommerso regalando l’emozione della scoperta anche a chi non si immerge. Il sistema, in fase di manutenzione, verrà ripristinato a breve.
A poche miglia dal primo itinerario, in prossimità di Punta Tracino e a poca distanza da Cala Levante e Cala Tramontana, un secondo itinerariosi sviluppa partendo dalla boa di ormeggio collocata su un fondale di 12 metri. Da qui si segue un percorso che consente di vedere da vicino una serie di ancore all’interno di un arco cronologico molto vasto, e che quindi dà l’opportunità di ammirare l’evoluzione della tipologia di ancore, da quelle in pietra a tre fori a quelle in piombo, fino alle recenti “bizantine”, testimoni dell’utilizzo del ridosso come luogo di ancoraggio in diverse epoche. Completano l’itinerario un’anfora Dressel 1B, una Keay25 e un gruppo di lingotti in piombo.
“Prosegue – dichiara il Soprintendente del Mare, Ferdinando Maurici – il lavoro di messa in sicurezza e ripristino degli itinerari subacquei siciliani. Nonostante il ritardo nello stanziamento delle somme necessarie per la manutenzione dei siti archeologici subacquei, la Soprintendenza del Mare grazie al supporto dei diving center siciliani sta rendendo fruibili i percorsi culturali istituiti lungo le coste dell’Isola. L’aiuto che i privati stanno fornendo per la riapertura di siti – aggiunge Maurici – conferma ancora una volta che la politica di sinergia e collaborazione stabilita già da molti anni risulta vincente per la necessaria azione di valorizzazione del patrimonio sommerso”.
Per tutti gli itinerari della Soprintendenza del Mare, è consentita la visita esclusivamente accompagnati dai diving center autorizzati. Sono previste, in prossimità dell’inizio percorso, boe di ormeggio che consentono di effettuare l’immersione in piena sicurezza.
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