Dalla fake dell’attribuzione a Nervi all’intenzione di deportare l’intera popolazione pantesca da parte del regime fascista, la visita dell’hangar di questa mattina ha portato sorprese e rivelazioni che hanno incuriosito panteschi e turisti
di Francesca Marrucci
Grande successo di presenze sia tra i panteschi che tra i turisti per la prima parte dell’Open Day organizzato da Areonautica Militare e Capitaneria di Porto. Dopo il primo evento del 15 giugno, molte richieste erano arrivate all’Assessorato al Turismo per riproporre l’apertura. A questo punto il Comune ha chiesto al Colonnello Linzalone e al T. V Terrone di riorganizzare l’evento e si è giunti alla nuova data di oggi 20 luglio.
Questa mattina, dalle ore 9.30 alle 12.30, sono state diverse centinaia i visitatori che hanno visitato l’Hangar costruito tra il 1937 e il 1939.
Ad accoglierli due elicotteri, la mostra storica, l’illustrazione delle ultime scoperte del M.llo Roberto Picone, proprio del giugno scorso, all’Archivio Storico di Roma, con le foto dettagliate di Pantelleria com’era prima dell’aeroporto e come è stato costruito l’hangar e le piste man mano sconvolgendo completamente il paesaggio pantesco. Sono state sbancate due kuddie e il materiale è man mano servito a riempire i terrazzamenti che caratterizzavano la zona. Un lavoro immane, fatto da un’escavatrice e soprattutto da braccia e picconi. Un’esperienza entusiasmante che è piaciuta a tutti, dai più piccoli ai nonni, alcuni dei quali aspettavano da anni di poter visitare l’hangar.
Svelato anche il famoso fake dell’attribuzione a Nervi dell’Hangar. La verità, come si evince dalle piante dello stesso, è che fu progettato dallo studio dei Fratelli Damioli, studio di cui ad oggi si sa poco o niente. L’attribuzione a Nervi non si sa bene a chi sia dovuta, in epoca certamente posteriore alla guerra, ma seppur totalmente falsa, è rimasta nella credenza popolare tanto che ancora oggi si trovano guide che si riferiscono a quello di Pantelleria come all’Hangar Nervi.
Altri aneddoti interessanti su come Pantelleria era vista dal regime fascista dipingono uno scenario molto diverso da quello narrato in genere sull’isola, tendenzialmente bonariamente accomodante ed entusiasta sul Ventennio.
Siccome l’isola intera era vista come base militare, non l’aeroporto che appunto si costruì poi, ci si rese presto conto che a fronte di una popolazione di circa 11.000 panteschi e l’imminente arrivo di 17.000 militari, non sarebbe stato possibile sfamare tutti e proteggere la popolazione in caso di assedio, essendoci il blocco navale e non essendo ancora attivo l’aeroporto. La soluzione auspicata fu in pratica quella di deportare l’intera popolazione pantesca, lasciando l’isola solo come colonia militare, incuranti di millenni di insediamenti umani. Le vicende del periodo bellico fecero sì che non si arrivasse alla fine del piano, ma certo la considerazione del Regime Fascista per Pantelleria risulta da questa scoperta tutt’altro che positiva se non come mero strumento di strategia militare.
Altro aneddoto raccontato riguardava le strade dell’isola. Prima della costruzione dell’hangar c’era una sola strada rotabile ed era quella che da Pantelleria portava a Scauri. Nel 1938, le autorità militari indirono un referendum popolare a Khamma per chiedere ai khammioti se volevano che fosse costruita una strada diretta tra Khamma e Pantelleria centro. La riposta però fu un NO secco.
La stessa perimetrale fu costruita dai militari non per favorire la popolazione, ma nell’ottica di una base militare diffusa su tutta l’isola, aveva lo scopo di collegare in modo veloce le varie postazioni militari sparse sul perimetro dell’isola.
Tanto c’è ancora da scoprire della storia recente di Pantelleria e molti documenti devono ancora essere esaminati e studiati. Non escludiamo quindi che in futuro ci saranno altre sorprese e altre fake da sfatare.
Ho iniziato a 16 anni a scrivere sui giornali locali, per poi crearne uno, Punto a Capo, passando poi ai quotidiani e infine all’online.
Oggi, oltre a dirigere Punto a Capo Online e Punto a Capo Sport, collaboro con altri quotidiani online e dirigo l’Ufficio Stampa di Punto a Capo.
Inoltre, sono traduttrice, insegnante e Presidente della Onlus che pubblica il giornale. Faccio tante cose, probabilmente troppe, adoro scrivere, leggere e viaggiare e ho bisogno sempre di nuovi stimoli, di iniziare nuove avventure e creare nuovi progetti.