Intervista all’Assessore Angelo Parisi, candidato alle Regionali in provincia di Enna, con il Movimento 5 Stelle.
Gli inizi politici, la situazione attuale e Pantelleria che: ‘è sempre nel mio cuore’.
di Flavio Silvia
L’Assessore Angelo Parisi, originario di Leonforte, è candidato all’ARS per il Movimento 5 Stelle nella sua provincia, Enna. In questi giorni sta conducendo lì la sua campagna elettorale e lo abbiamo raggiunto per sapere cosa propone ai suoi elettori e che ne sarà del suo incarico a Pantelleria nel caso venisse eletto.
Come si è arrivati alla tua candidatura alla Regione Siciliana?
Mi sono avvicinato al Movimento 5 Stelle nel 2012, quando Grillo annunciò la traversata dello Stretto di Messina a nuoto. Fino ad allora ero un appassionato di politica, ma non attivamente. Di giorno in giorno, sentendo le parole pronunciate da Grillo e dai candidati alle elezioni regionali del 2012, cominciai a capire di condividerne i principi fondanti: la funzione del politico visto come portavoce delle istanze dei cittadini, la moralizzazione della politica, il coinvolgimento dei cittadini nelle scelte politiche attraverso gli strumenti della democrazia diretta, la durata limitata dell’attività politica.
Dopo le elezioni collaborai con i deputati regionali e, successivamente, con quelli europei, soprattutto per gli aspetti che riguardavano le energie rinnovabili.
Nel 2014 ho contribuito alla presentazione di un’interrogazione riguardante il capitolo dei prodotti fotovoltaici del prezziario regionale con prezzi eccessivi e prodotti fuori mercato, che portò alla sua sospensione e alla successiva revisione.
Poi, nel 2016, ho coordinato un gruppo di lavoro che portò alla redazione di un piano energetico regionale i cui risultati confluirono nel programma delle elezioni del 2017. In quell’occasione, Giancarlo Cancelleri mi designò come Assessore all’Energia e ai Servizi di Pubblica Utilità di un eventuale Governo regionale. Le elezioni le vinse il centrodestra e quindi ritornai alla mia attività.
Poi, come ben sai, nel 2019 fui contattato da Vincenzo Campo e da Stefano Scaltriti, e accettai la nomina di Assessore al Comune di Pantelleria. A seguito di questa esperienza amministrativa, gli attivisti della Provincia di Enna mi hanno chiesto di candidarmi alle elezioni regionali e, dopo una riflessione e un confronto con la Giunta e il Gruppo consiliare, ho accettato.
Quanto pensi peseranno le elezioni politiche su quelle regionali?
In effetti, quando accettai di candidarmi, le elezioni si dovevano tenere a novembre. Quindi pensavo di avere più tempo. Le dimissioni del Governo nazionale, lo scioglimento del Parlamento e le dimissioni del Presidente Musumeci, hanno dato un’accelerazione a tutto. Quindi posso dire che le elezioni nazionali non ci hanno certo favorito in quanto non ci hanno dato il tempo necessario per preparare la campagna elettorale, costringendoci a correre.
Dall’altro lato, però, penso che la concomitanza delle due elezioni possa aiutare sul fronte dell’affluenza alle urne per le elezioni regionali. Gli ultimi dati dell’affluenza in Sicilia mostrano un dato sopra il 60% per le politiche e sotto il 50% per le regionali. La concomitanza delle due elezioni potrebbe spingere verso l’alto l’affluenza alle regionali e questo è sempre un bene.
La mancata candidatura di Musumeci ha secondo te rafforzato i partiti rivali?
La mancata candidatura del Presidente uscente, che è stato premiato con una candidatura al Senato, dimostra solo la debolezza della coalizione che lo appoggiava e il fatto che non è riuscito in questi cinque anni a diventarne il leader. L’essere autoritario, come spesso si è dimostrato il Presidente Musumeci, infatti, non significa essere autorevole. Direi che la sua maggioranza l’ha mal sopportato solo perché non gli conveniva sfiduciarlo. Basta vedere tutte le occasioni in cui è stato sconfitto all’ARS e persino la recente minaccia di ritiro delle deleghe a tutti gli Assessori, rientrata dopo 24 ore.
Questa situazione interna non ha permesso all’esecutivo di governare la Sicilia e la naturale conseguenza è stato l’immobilismo che è sotto gli occhi di tutti, con tanti proclami di cambiamento e pochissimi risultati. Se guardiamo a ciò che è successo in queste settimane con la scomparsa dell’UDC tra i soggetti politici, il passaggio di esponenti politici del centrodestra con Cateno De Luca, la candidatura del Vice Presidente della Regione con la lista Calenda-Renzi e la candidatura di Renato Schifani alla presidenza della Regione, direi che il centrodestra è meno forte di cinque anni fa.
Il fatto che il M5S non corra insieme al PD neppure in Sicilia è a causa di vedute differenti tra le parti oppure per una ripicca a quanto fatto da Letta a livello nazionale?
Premetto che io non sono tra quelli spaventati da un’alleanza con il PD. Il Movimento ha dimostrato di riuscire a raggiungere i propri obiettivi programmatici a prescindere dalla forza politica che lo ha affiancato. La rottura dell’alleanza tra PD e M5S in Sicilia, secondo me, è una conseguenza di ciò che è avvenuto a Roma. I rapporti tra PD e M5S si sono incrinati nel momento in cui è nato il Governo Draghi e alla segreteria del PD è stato eletto Enrico Letta, dopo una parentesi in cui il PD ha condiviso diverse misure con il M5S tanto che sembrava essere nata una coalizione che poteva andare oltre il Governo nazionale.
Dopo le dimissioni di Zingaretti, la linea politica del PD è cambiata al punto che si è avuta l’impressione che l’alleanza con il M5S fosse mal digerita. I tanti silenzi degli esponenti del PD ogni volta che dal Governo provava a demolire le misure approvate dal Governo Conte, quali il Reddito di Cittadinanza e il Superbonus, la diversa posizione sull’incremento delle spese militari, gli ammiccamenti a Di Maio dopo la fuoriuscita dal Movimento, la forzatura sull’inceneritore di Roma e l’appiattimento su una non ben definita “agenda Draghi” sono alcuni indizi della volontà del PD di rompere.
La mancata votazione della fiducia al Governo Draghi è poi stato il pretesto utilizzato dal PD per giustificare una rottura che avrebbe avuto un senso solo se il Governo Draghi fosse stato un governo politico. Una rottura di quella portata non poteva non avere ripercussioni anche a livello locale, soprattutto se ci si trovava di fronte a due elezioni che si sarebbero tenute nello stesso giorno.
Comunque il cambio di atteggiamento che si è registrato a livello nazionale, si è visto anche a livello regionale, dove il PD ha provato un po’ a tirare la corda. Un esempio è come ha eluso la richiesta di non inserire il nome della Chinnici nel simbolo per evitare di etichettarla come la candidata del PD e non di coalizione o il tema della candidatura di persone con problemi con la giustizia. Se al governo nazionale ci ritroveremo la peggiore destra d’Europa, la colpa non potrà che essere della fallimentare politica di Letta e della sua segreteria.
Quali saranno le linee guida della tua politica nel caso in cui tu venga eletto?
Naturalmente non potrò non portare avanti le tematiche che sono nel mio DNA: le energie rinnovabili, la sostenibilità ambientale, l’economia circolare. A queste tematiche dovrò affiancare quelle che serviranno a trovare una soluzione ai problemi atavici del territorio che andrò a rappresentare.
La carenza infrastrutturale, la valorizzazione delle risorse del territorio che diano una prospettiva ai giovani e impediscano lo spopolamento che si sta registrando negli ultimi decenni, lo sviluppo del turismo rurale, esperienziale e sostenibile, un intervento sulla sanità per dare maggiore sicurezza ai cittadini.
Dalle altre parti sento solo vecchie proposte. Sembra come aver preso una macchina del tempo ed essere tornati agli anni ’90. Sento ancora parlare di Ponte sullo Stretto e di inceneritori, come soluzione dei problemi siciliani, ma agli abitanti di Enna che aspettano da decenni la ricostruzione di una strada crollata o a quelli di Gagliano Castelferrato quasi isolati a causa di un cantiere infinito per la realizzazione di una strada che li colleghi con il resto della provincia, cosa gliene importa del ponte?
A parte la scellerata scelta dell’incenerimento, che va contro ogni logica e contro le direttive europee, mi piacerebbe sapere che vantaggio avranno domani mattina i cittadini costretti a pagare una TARI aumentata a causa dei costi di conferimento aumentati per la mancanza di impianti di trattamento della frazione umida.
Si pensa davvero che la soluzione per abbassare nell’immediato le tariffe sia la realizzazione di impianti che, se va bene, vedranno la luce tra cinque anni?
Naturalmente non dimenticherò Pantelleria e, se eletto, mi spenderò, anche se il mio collegio è un altro, per aiutare l’isola. Pantelleria è sempre nel mio cuore.
Hai timore di una campagna elettorale così corta? Crede che sarebbe stato più responsabile da parte di Musumeci concludere il proprio mandato?
Certo, una campagna elettorale breve non aiuta in termini di organizzazione e ci costringerà a correre. Però dall’altro lato mostrerà ogni candidato e ogni forza politica per quello che sono perché non ci sarà il tempo per cambiare in corso d’opera. Non è un caso che molti candidati sembrano nascondersi. Si vedono poco e sfuggono ai confronti. Su Musumeci credo di aver detto abbastanza. Certo non credo che abbia dato un bel segnale dimettendosi per poi candidarsi al Senato.
Se verrai eletto manterrai il tuo incarico a Pantelleria?
Prima vediamo se sarò eletto.
Sono il corrispondente di Punto a Capo per la Regione Sicilia, in particolare, per l‘isola di Pantelleria. Affronto le maggiori tematiche riguardanti il mio territorio, portando le notizie siciliane anche fuori dall’isola.
Cerco di trasmettere tramite i miei articoli la mia passione per la scrittura che sempre mi ha distinto e che oggi è arrivata anche a diventare metodo per la diffusione di notizie. Sono molto legato al mio territorio, questo è quello che mi porta a scrivere; oltre anche, sicuramente, alla passione che provo nei confronti delle tematiche che tratto.
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