L’ultimo dei velieri panteschi in attività fino al 1998 è stata la Motonave Onice.
Esatto, motonave, non veliero.
L’Onice nacque infatti come veliero nel 1911 col nome Meta poi successivamente trasformato in motonave nel 1957 dove venne ribattezzato Onice) e quindi approdato alla marineria di Pantelleria nel 1966.
Affiancò i diversi velieri e motovelieri già presenti nella flotta pantesca divenendo l’ammiraglia viste le sue 182 tonnellate di stazza, ben oltre la media dei motovelieri panteschi che si aggirava intorno alle 80 tonnellate.
A partire dagli anni ’70, la flotta pantesca andava scomparendo a causa dell’arrivo di traghetti della Siremar ormai trasformati a trasporto passeggeri e mezzi. Il trasporto diveniva così sempre più comodo farlo con i mezzi a quattro ruote che a poco a poco hanno visto scomparire l’Ernesto Leoni, la Madonnina, la Madonna di Montenero, l’Impara, l’Imperia, la Giulietta e l’Onice inesorabilmente resisteva coi suoi viaggi verso Augusta, Malta, Tunisi e negli ultimi quindici anni di attività verso Marsala per garantire l’approvvigionamento di bombole di gas da cucina.
Nel Maggio del 1998, viene messo in disarmo nel porto di Trapani e abbandonato nella zona del Ronciglio per poco meno di venti anni, quando una Ordinanza della Capitaneria indicava lo smantellamento dell’ormai relitto.
Fu l’occasione giusta per impegnarsi ad evitare la definitiva conclusione del simbolo della marineria pantesca e quindi un gruppo di “visionari” decise di recuperare il relitto e riportarlo ad essere il veliero che fu.
Come recuperare un relitto di 30 metri, in ferro chiodato e ricco di una bellissima storia impregnata nelle sue lamiere?
Nasce così l’impresa Brigantes, nome che si è scelto per questa “terza vita” della nave, che dopo un buon inizio caratterizzato da risorse volontarie e appassionate, si trova adesso a “navigare” in un periodo buio che costringe i “visionari” a ricercare un ultimo e ulteriore sforzo indispensabile per portare a termine il definitivo varo del rinato veliero.
“Questa nave non vuole proprio morire” dice Vito, ingegnere, anche lui ora all’ opera per la rinascita.
Rinascita di un veliero. Ma in che senso, “pantesco”?
Il legame con l’isola è stato sentito dai promotori dell’iniziativa sempre molto forte, ed è per questo che il primo annuncio in pubblico fu proprio al castello di Pantelleria nell’ ormai lontana estate 2016.
Dal 2019 in poi, intensi sono stati i contatti con l’amministrazione comunale di Pantelleria, che ha patrocinato il varo dello scafo e vi ha partecipato. Si è cercato una modalità di cooperare, ma limitate sono state sempre le opportunità.
Brigantes, ex Onice può, e ha sempre voluto, “tornare a casa” e servire l’ isola malgrado ormai la presenza dei traghetti garantisca il trasporto delle merci.
Ma vogliamo mettere?
Vedere ritornare un simbolo della gloriosa marineria servire l’isola ed essere una utile e appassionata alternativa per i trasporti eco-sostenibili (a vela)?
Senza alcuna presunzione a voler confrontare il Brigantes coi velieri come l’Amerigo Vespucci e il Palinuro, ben più grandi e gloriosi, bisogna ammettere che “la storia” di cui è intriso dà al nostro veliero un marchio unico.
A valle quindi di un viaggio invernale in Centro America per trasportare prodotti tropicali verso l’Europa, quali il caffè, fave di cacao o rum, nella stagione estiva la nave si propone quale ambasciatrice dell’isola di Pantelleria nei festival nautici del mediterraneo come la Barcolana triestina o il Salone Nautico a Genova per citarne solo due, ma anche nel Nordeuropa.
Promozione dei prodotti locali panteschi e anche vero e proprio trasporto dei prodotti artigianali panteschi verso i clienti dell’Italia e dell’ Europa continentale.
Per fare questo la nave va finita.
L’impresa ha tutte le carte in regola per un gran successo, ma alcuni imprevisti tecnici ci stanno mettendo in serie difficoltà col rischio di impedirne la riuscita.
Contattateci se volete o potete contribuire anche voi alla rinascita dell’ ultimo veliero pantesco.
Serve un ultimo sforzo, Pantelleria se lo merita.
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