Il Partito Democratico Pantelleria apprende ed esprime preoccupazione per l’ennesimo cambio avvenuto nella squadra degli…
Editoriale. Anche a Pantelleria vince Elly Schlein. Il Pd deve ripartire da sinistra
27/02/2023Vince Elly Schlein a Pantelleria e in Italia alle primarie, mentre nei congressi aveva trionfato Bonaccini.
Cosa l’aspetta e cosa aspetta il Pd che ora deve necessariamente ripartire da sinistra?
di Francesca Marrucci
Elly Schlein vince anche a Pantelleria, già una notizia in sé visto che l’indicazione del partito locale era per Bonaccini. Anche le ultime primarie avevano sottolineato un diverso risultato tra le scelte operate dagli iscritti e dai dirigenti panteschi, rispetto a quelle fatte dagli elettori. Infatti, come evidenziava un comunicato del Pd di Pantelleria del marzo 2019 (Pantelleria: Zingaretti vince le Primarie con il 66%. Martina non ce la fa), nonostante al Congresso gli iscritti avessero preferito Martina con percentuali bulgare (l’87%), poi alla primarie gli elettori avevano preferito Zingaretti, relegando Martina ad un modesto 20%.
In quel caso, non ci era dato sapere in quanti fossero gli iscritti votanti che avevano espresso l’87% di preferenze, né quanti fossero i votanti alle primarie, perché dati non forniti nei comunicati del Pd locale, ma sicuramente erano sensibilmente meno gli iscritti dei votanti delle primarie.
Anche stavolta, al Congresso locale avvenuto i primi di febbraio scorso, i tesserati del Pd di Pantelleria hanno espresso le loro 19 preferenze scegliendo Bonaccini in 16, solo in 2 scegliendo la Schlein e 1 scegliendo Cuperlo. Nessun voto alla De Micheli. (fonte: Socialtp.it)
Alle primarie, quando i voti dai 19 degli iscritti sono diventati 101, visto che votano anche i non tesserati e, si presume, elettori o simpatizzanti Pd, i numeri sono cambiati: Bonaccini 47, Schlein 53 e 1 nulla. (fonte: Pd Pantelleria)
Questo come in buona parte dei circoli italiani che hanno decretato Bonaccini come segretario per poi dover accettare obtorto collo le percentuali maggioritarie della Schlein.
È interessante questo dato nazionale al confronto:
Candidato | Risultato Congressi | Risultato Primarie |
Bonaccini | 52,8% | 46,2% |
Schlein | 53,7% | 34,8% |
Tenuto conto che ai Congressi c’erano anche altri due candidati (Cuperlo e De Micheli) che sommati non sono arrivati al 13%, è lampante che il divario di gradimento dentro e fuori dal partito per i due candidati Bonaccini e Schlein sia enorme.
Cosa significa questo in soldoni?
Può significare tanto, la vicenda di Nicola Zingaretti segretario ce lo insegna.
Un Segretario eletto con un grande apprezzamento nazionale, che ha indotto in tanti, che con Matteo Renzi erano fuggiti dal Pd, a riconsiderare i propri passi, poi messo in minoranza all’interno del partito, dilaniato da correnti avverse e rappresentative non solo dei risultati dei congressi, ma anche di un modo di vedere la politica molto ‘Prima Repubblica’, che strizza l’occhio alla destra, cercando una collocazione al centro, spacciandosi per figliol prodigo della vecchia Democrazia Cristiana. In questo ambiente, Zingaretti ha avuto vita dura e alla fine ha dato forfait.
Succederà la stessa cosa ad Elly?
È quello che si chiedono in molti, sperando che anche quest’occasione, quest’ennesimo voto, che assomiglia ad una chiamata alle armi, non si risolva di nuovo in un’operazione di facciata.
Il fatto che dal 2007, anno delle prime primarie con Walter Veltroni a cui andarono a votare 3,5 milioni di italiani, si sia scesi a 1,6 milioni nel 2019 con Zingaretti per non arrivare nemmeno a 1,1 milioni oggi con il duo Bonaccini-Schlein, deve far riflettere anche sull’appeal che queste primarie effettivamente hanno sulla collettività dei possibili votanti Pd.
Un’alternativa alla destra?
L’Italia ha bisogno di alternative alla destra, che un’identità ce l’ha ben chiara, anche se tende a rinnegarla in campagna elettorale per poi giustificarla quando accadono fatti come l’aggressione agli studenti fiorentini.
Gli italiani hanno bisogno di avere un confronto serio di programmi, politica e visioni, non uno scopiazzamento volto a garantire i privilegi di pochi, piuttosto simile alle vicende di Gattopardiana memoria ben lungi dall’essere passate fuori moda nello Stivale.
Ma soprattutto, gli italiani hanno bisogno di avere due leader contrapposti e devono essere donne, perché una già lo è e la destra in questo ha fatto un balzo in avanti che ha annichilito la sinistra e ora la sinistra deve recuperare, arrancando, e non può farlo proponendo di nuovo un uomo, garantista di un sistema che è prettamente autoreferenziale e si ricorda dei cittadini e della ‘gente’ solo quando c’è la chiamata alle urne.
Ed Elly è quello che ci vuole per un reale contraltare di significato, di contenuto, di programma.
La sua è una contrapposizione netta alla Giorgia Meloni madre e cristiana, già nella sua biografia. Senza paura di portare avanti le proprie idee, con il coraggio di chi ormai tenta il tutto per tutto dicendo a sé stessa e alla nazione: adesso o mai più.
Sì, perché non ci può essere una nuova possibilità, un nuovo tentativo mancato, un nuovo segretario sacrificato alla pira della messinscena collettiva, perché mentre il Pd in questi anni sbagliava tutti i provini, il teatro governativo si riempiva di altri attori e purtroppo quello che portano adesso in scena non è un bello spettacolo.
Troppe sono state le occasioni perse rincorrendo ego frustrati, poltrone traballanti e soprattutto sirene centro-destrorse che hanno snaturato quella che doveva essere un’alternanza naturale. La sinistra deve imparare, perché gli elettori glielo chiedono da almeno 30 anni, che vanno bene i distinguo e le specifiche, ma poi si deve avere la capacità di fare sintesi e restare uniti, come sa fare bene la destra che sa compattarsi anche all’ultimo.
Gli elettori di sinistra sono stanchi di questa gara a chi ce l’ha più lungo, più rosso o più moderato.
Vorrebbero vedere concretezza e unità.
Vorrebbero vedere rappresentati i loro bisogni e le loro istanze.
Vorrebbero una sinistra sì, di tante anime, ma intelligenti e soprattutto dedicate al raggiungimento di uno scopo comune e non alla conquista del primato del ‘mejo figo der bigonzo’ perché poi nel bigonzo la sinistra galleggia da anni, ma stavolta rischia di affogare.
Da Elly ci aspettiamo tanto, buon senso, apertura, contenuti, concretezza. Non come parole o concetti, ma come azioni e fatti. Se non sarà abbattuta anche lei dal fuoco amico, forse si potrà cominciare a sperare ad una nuova rinascita che metta tutte le anime della sinistra insieme, proporre, sul modello spagnolo, politiche serie e per tutti, pensando prima al bene comune e mettendo da parte le poltrone.
Ho iniziato a 16 anni a scrivere sui giornali locali, per poi crearne uno, Punto a Capo, passando poi ai quotidiani e infine all’online.
Oggi, oltre a dirigere Punto a Capo Online e Punto a Capo Sport, collaboro con altri quotidiani online e dirigo l’Ufficio Stampa di Punto a Capo.
Inoltre, sono traduttrice, insegnante e Presidente della Onlus che pubblica il giornale. Faccio tante cose, probabilmente troppe, adoro scrivere, leggere e viaggiare e ho bisogno sempre di nuovi stimoli, di iniziare nuove avventure e creare nuovi progetti.