“Dall’incontro in prefettura a Palermo è emersa grande preoccupazione sulla gestione dei fondi del Pnrr, che è la sfida che ci attende: è stato varato un protocollo di legalità per assicurare la massima tracciabilità alle modalità di assegnazione di appalti e subappalti, in coordinamento con alcune amministrazioni dello Stato, ferrovie e autorità portuale. Ora va esteso a tutte le amministrazioni pubbliche, dai comuni alla regione, perché il PNRR è il grande ‘lecca-lecca’ delle organizzazioni mafiose”.
Questo l’allarme lanciato da Antonello Cracolici, Presidente della Commissione Antimafia Siciliana, intervenendo a margine dell’incontro della Commissione con i vertici delle forze dell’ordine, il Prefetto di Palermo, Maria Teresa Cucinotta, il Questore, Leopoldo Laricchia, il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Palermo, Lia Sava, il Procuratore capo, Maurizio De Lucia, il Comandante provinciale dei Carabinieri, il Capo della DIA di Palermo, il Comandante provinciale della guardia di Finanza e i Sindaci dei Comuni della provincia di Palermo.
“Lo Stato ha vinto alcune battaglie importanti ma non ha ancora vinto la guerra – continua Cracolici – per questo dobbiamo affinare anche i mezzi tecnologici per contrastare cosa nostra, sostenendo le intercettazioni, le leggi sui collaboratori e utilizzando il 41bis non come una pena afflittiva, ma come uno strumento strategico per impedire ai mafiosi di continuare a esercitare il loro dominio dalle carceri. Cosa nostra è indebolita, ha difficoltà a riorganizzare il suo sistema, ma è diffusa in tutti i mandamenti e specialmente in alcuni quartieri della città, con lo spaccio di stupefacenti, soprattutto crack, importato dai clan nigeriani. Per questo la lotta alla mafia non è una partita chiusa, va isolata e colpita sul piano reputazionale. Oggi i mafiosi non godono dell’impunità del passato, sono stati aggrediti i loro patrimoni, adesso tocca a noi isolarli sul piano sociale e individuare la rete degli insospettabili che per anni hanno garantito il loro condizionamento della vita pubblica”.
Dopo l’arresto dello stragista Matteo Messina Denaro “Cosa nostra è indebolita, ma resta presente nei quartieri di Palermo e nei mandamenti. Da palermitano, vedo spesso di sera dalle nostre abitazioni giochi d’artificio e non sono feste religiose, sono modi per festeggiare i detenuti che vengono rilasciati. Dopo l’arresto di Messina Denaro dobbiamo cercare di comprendere cosa sta avvenendo nelle nostre città. Spesso chi esce dal carcere torna a delinquere. Bisogna sapere se tentano di organizzare le famiglie visto che possono sempre contare sulla presenza nel territorio. L’organizzazione può contare sui soldi che provengono dalle estorsioni e dallo spaccio di stupefacenti, cocaina eroina e crack, quest’ultimo stupefacente che abbiamo importato dalla mafia nigeriana – conclude Cracolici – Per questo ribadisco che la lotta a cosa nostra continua e la partita è tutt’altro che chiusa”.
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