Ha fatto scalpore a Pantelleria uno dei nomi finiti nell’inchiesta Selinus della Guardia di Finanza che ieri ha portato all’adozione di misure cautelari per 6 tra impiegati e funzionari del Parco Archeologico di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria e imprenditori privati, misure che riguardano l’interdizione dai pubblici uffici e divieto di contrattare con la Pubblica Amministrazione.
Il nome che risulta noto all’isola di Pantelleria è quello dell’ex-Direttore Bernardo Agrò, che stamattina, a seguito dell’inchiesta, ha rassegnato le dimissioni dai nuovi incarichi assunti lo scorso anno sotto il Governo Musumeci al Parco Archeologico della Valle di Templi e al Parco di Lilibeo a Marsala.
L’accusa avanzata dal Magistrato è di appalti a imprese “amiche”, a volte assegnati con procedura di somma urgenza, in cambio di lavori di ristrutturazione e giardinaggio, ma anche di mazzette e assunzioni durante l’estate del 2020, quando Agrò era Direttore del Parco.
L’inchiesta si basa su indagini delle Fiamme Gialle di Castelvetrano, avviate dall’estate del 2020, che, secondo l’accusa, hanno “consentito di accertare molteplici irregolarità nella concessione di appalti pubblici da parte dell’Ente archeologico” e “numerosi episodi illeciti a carico dell’allora direttore del Parco, due funzionari regionali e tre privati imprenditori”.
Secondo l’accusa a “fronte dell’assegnazione di pubblici lavori, gran parte dei quali attribuiti in somma urgenza ed attraverso uno strumentale utilizzo del Mercato elettronico della pubblica amministrazione (Mepa), il responsabile dell’Ente percepiva dalle imprese affidatarie varie utilità, tra le quali opere di ristrutturazione presso abitazioni private nella disponibilità del Pubblico Ufficiale e di familiari di quest’ultimo, nelle Province di Palermo ed Agrigento, nonché interventi di trasloco, giardinaggio e disinfestazione presso i predetti domicili”.
“Analoghe condotte corruttive”, contesta la Procura, “venivano rilevate a carico del funzionario di Favara, il quale, in qualità di Rup di vari appalti contestati dalla Guardia di Finanza, facilitava l’illecita assegnazione delle commesse a favore di talune ditte, da queste ricevendo utilità monetarie e l’assunzione lavorativa di propri familiari”.
Tra gli episodi illeciti maggiormente significativi, la Procura di Marsala cita gli appalti legati ai lavori di adeguamento Covid-19 svolti al Museo del Satiro Danzante di Mazara del Vallo nel giugno 2020 e quelli relativi alla preparazione dell’evento di commemorazione di Vincenzo Tusa e la moglie Aldina Cutroni tenutosi nel dicembre dello stesso anno presso l’area archeologica selinuntina.
Per costruire un quadro probatorio solido i finanzieri hanno analizzato banche dati e tabulati telefonici, a cui si sono aggiunti accertamenti bancari, intercettazioni telefoniche, telecamere nascosto e altre tecnologie investigative.
La svolta sarebbe arrivata grazie al cellulare di uno degli imprenditori indagati, amico dell’ex direttore del Parco, in cui è stato installato un “trojan” che è riuscito a registrare delle conversazioni dalle quali è emerso un “patologico sistema clientelare preso il Parco archeologico preordinato all’assegnazione di pubbliche commesse a un cartello di imprese, perlopiù agrigentine, riconducibili alle figure dei tre imprenditori”.
La rotazione degli operatori economici chiamati a lavorare all’interno del parco, secondo l’accusa, sarebbe stata solo fittizia. I finanzieri infatti avrebbero costatato che le imprese beneficiarie erano riconducibili a dei prestanome, di fatto legati sempre agli stessi imprenditori. Le procedure di somma urgenza avviate dall’Ente, nonostante l’utilizzo del Mercato elettronico della pubblica amministrazione, in realtà avrebbero costituito il meccanismo per “organizzare scientemente e artatamente ‘a tavolino’ sulla base di rapporti collusivi tra funzionari pubblici e imprese private”.
Bernardo Agrò, nella nota di questa mattina in cui ha annunciato le sue dimissioni, dichiara: “Ho presentato le mie dimissioni a seguito di un’ordinanza del Gip di Marsala che fa seguito a un’indagine a carico di terzi avente per oggetto presunte irregolarità in alcuni appalti al Parco archeologico di Selinunte, di cui sono stato per un periodo direttore. Ripongo piena fiducia nella magistratura e confido al più presto di poter dimostrare la mia totale estraneità ai fatti contestati, ma non intendo in alcun modo intralciare il lavoro degli uffici da me diretti, che invece devono proseguire in totale serenità tutte le attività già intraprese. Per tale motivo ho ritenuto di adottare questa grave, ma necessaria decisione”.
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