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Pantelleria, norme urbanistica: l’Assessore Parisi spiega quali si applicano

Angelo Parisi

Angelo Parisi

Nell’ultimo Consiglio Comunale l’Assessore Parisi ha risposto all’interrogazione del Consigliere Comunale Stefano Scaltriti chiarendo quali sono le regole da applicare per lo svolgimento delle attività edilizie sull’isola.

Riportiamo interrogazione e risposta in dettaglio

Qui il video del Consiglio Comunale: https://pantelleria.videoassemblea.it/dettaglio_seduta.php?id_seduta=69

L’INTERROGAZIONE DEL CONSIGLIERE SCALTRITI

Modifiche alle Norme Tecniche di Attuazione di cui alla Delibera Consiliare n. 88 del 30/09/2014.

Pre­mes­so che:

Con­si­de­ra­to che le Nor­me Tec­ni­che di Attua­zio­ne sono uno degli ela­bo­ra­ti più impor­tan­ti del Pia­no Rego­la­to­re Gene­ra­le in quan­to det­ta­no le moda­li­tà e i limi­ti in cui si pos­so­no por­re in atto gli inter­ven­ti edilizi.

Rite­nu­to che per la ragio­ne di cui sopra è impor­tan­te defi­ni­re a qua­li Nor­me biso­gna con­for­ma­re l’attività edilizia.

Inter­ro­ga

l’Assessore all’Urbanistica per sape­re se:

Si chie­de rispo­sta scritta.

Pan­tel­le­ria, 27/12/2022

Ste­fa­no Scaltriti

RISPOSTA DELL’ASSESSORE PARISI

Con l’interrogazione in ogget­to si chie­de di sape­re se:

“l’iter segui­to per l’approvazione del­le modi­fi­che alle Nor­me Tec­ni­che di Attua­zio­ne si è con­clu­so con l’approvazione del­la Deli­be­ra Con­si­lia­re n. 88 del 30/09/2014”.

Mi scu­so per­ché la rispo­sta al que­si­to è abba­stan­za lun­ga e articolata.

Si pre­met­te che il Pia­no Rego­la­to­re del Comu­ne di Pan­tel­le­ria è sta­to appro­va­to con Decre­to del Diri­gen­te Gene­ra­le del Dipar­ti­men­to Urba­ni­sti­ca del­la Regio­ne Sici­lia­na n. 384 del 17/05/2005 e con Decre­to del Respon­sa­bi­le del Ser­vi­zio 2 del Dipar­ti­men­to Regio­na­le Ter­ri­to­rio e Ambien­te n. 572 del 03/07/2007, suc­ces­si­va­men­te modi­fi­ca­to con D.R.S. n. 834 del 05/10/2007.

Fino all’entrata in vigo­re del­la nuo­va disci­pli­na urba­ni­sti­ca del 2020, in Sici­lia l’iter segui­to per l’approvazione e le varia­zio­ni degli stru­men­ti urba­ni­sti­ci in Sici­lia era quel­lo pre­vi­sto dal­la Leg­ge 17/08/1942 n. 1150, così come inte­gra­ta e modi­fi­ca­ta dal­la Leg­ge Regio­na­le n. 71/1978.

Riguar­do le com­pe­ten­ze, l’art. 12 del­la Leg­ge Regio­na­le 31/05/1994 n. 17 ha chia­ri­to che “Le com­pe­ten­ze dei con­si­gli comu­na­li e pro­vin­cia­li in mate­ria di pia­ni ter­ri­to­ria­li ed urba­ni­sti­ci sono limi­ta­te all’a­do­zio­ne dei pia­ni, gene­ra­li ed attua­ti­vi, e del­le rela­ti­ve varian­ti, non­ché alla appro­va­zio­ne del­le diret­ti­ve gene­ra­li e degli sche­mi di mas­si­ma”.

Per­tan­to i Con­si­gli Comu­na­li appro­va­no le diret­ti­ve gene­ra­li e gli sche­mi di mas­si­ma e adot­ta­no i pia­ni rego­la­to­ri gene­ra­li e i pia­ni par­ti­co­la­reg­gia­ti e le rela­ti­ve varianti.

Pro­prio per le varian­ti, l’ultimo com­ma dell’art. 10 del­la Leg­ge n. 1150/1942 affer­ma che “la varia­zio­ne del pia­no è appro­va­ta con la stes­sa pro­ce­du­ra sta­bi­li­ta per l’approvazione del pia­no stes­so”.

Que­sto vuol dire che dopo l’adozione degli atti da par­te del Con­si­glio Comu­na­le, biso­gna pro­ce­de­re con la pub­bli­ca­zio­ne degli atti pres­so la Segre­te­ria del Comu­ne per la pre­sa visio­ne e la pre­sen­ta­zio­ne di obie­zio­ni e oppo­si­zio­ni, le con­tro­de­du­zio­ni alle obie­zio­ni e oppo­si­zio­ni da par­te del Con­si­glio Comu­na­le e la tra­smis­sio­ne di tut­ta la docu­men­ta­zio­ne all’Assessorato Regio­na­le del Ter­ri­to­rio e dell’Ambiente per l’approvazione definitiva.

A segui­to dell’adozione del Pia­no, o del­la sua varia­zio­ne, da par­te del Con­si­glio Comu­na­le, si appli­ca­no le “misu­re di sal­va­guar­dia” le qua­li pre­ve­do­no che i pro­get­ti pre­sen­ta­ti al Comu­ne devo­no rispet­ta­re sia il Pia­no vigen­te che quel­lo adottato.

Le modi­fi­che alle NTA e al Rego­la­men­to Edi­li­zio del Comu­ne di Pan­tel­le­ria si sono rese neces­sa­rie, da quan­to ripor­ta­to nel­la Deli­be­ra Con­si­lia­re n. 88 del 30/09/2014 pro­po­sta dall’allora Respon­sa­bi­le del VI Set­to­re Geom. Gabrie­le, per­ché una vol­ta avvia­ta la fase di appli­ca­zio­ne del PRG appro­va­to con i Decre­ti nn. 384/2005, 572/2007 e 834/2007, “sia l’Ufficio Tec­ni­co del Comu­ne, che gli ope­ra­to­ri pri­va­ti del set­to­re edi­le ed i tec­ni­ci pro­get­ti­sti, han­no riscon­tra­to alcu­ne incon­gruen­ze all’interno del Rego­la­men­to Edi­li­zio e del­le Nor­me tec­ni­che di attua­zio­ne che ren­do­no di dif­fi­ci­le appli­ca­zio­ne gli stes­si, non­ché la defi­ni­zio­ne di alcu­ne pra­ti­che di edi­li­zia pro­va­ta avvia­te suc­ces­si­va­men­te ai Decre­ti appro­va­ti­vi, e che sono sta­te segna­la­te dall’amministrazione comu­na­le”.

Per tali ragio­ni, l’Ufficio Urba­ni­sti­ca ha pre­di­spo­sto una pro­po­sta di modi­fi­che del­le Nor­me Tec­ni­che di Attua­zio­ne e del Rego­la­men­to Edi­li­zio che è sta­ta sot­to­po­sta all’esame del Con­si­glio Comunale.

Le vicis­si­tu­di­ni che han­no por­ta­to all’approvazione del­la Deli­be­ra Con­si­lia­re n. 88 del 30/09/2014 sono sta­te ogget­to di tre sedu­te del­la Com­mis­sio­ne Con­si­lia­re “Ter­ri­to­rio Zero”: le nn. 5, 6 e 7 del 2019.

Nel­la pri­ma di que­ste tre sedu­te, tenu­ta­si il 26 mar­zo 2019, si è discus­so del cam­bio di desti­na­zio­ne d’uso del­le aree D1 pre­vi­ste nel­le Nor­me Tec­ni­che vota­te con Deli­be­ra Con­si­lia­re n. 88 del 30/09/2014. Il Geom. Gabrie­le, all’epoca respon­sa­bi­le del VI Set­to­re, rife­ri­va che la “pro­po­sta è sta­ta fat­ta dall’Ufficio su indi­ca­zio­ni poli­ti­che”.

Nel­la secon­da sedu­ta, tenu­ta­si gior­no 4 apri­le 2019, lo stes­so affer­ma che “ha accer­ta­to la legit­ti­mi­tà dell’atto con­si­lia­re in que­stio­ne. Affer­ma che even­tual­men­te la Giun­ta potreb­be adot­ta­re un atto di indi­riz­zo ai fini dell’esame ed appro­va­zio­ne di un ritor­no alle vec­chie nor­me di attua­zio­ne limi­ta­ta­men­te alle zone D”.

Nel­la ter­za sedu­ta, tenu­ta­si gior­no 9 apri­le 2019, veni­va invi­ta­to anche l’ex Pre­si­den­te del­la Com­mis­sio­ne con­si­lia­re che ave­va esa­mi­na­to la pro­po­sta di modi­fi­ca alle Nor­me Tec­ni­che, Sig. Lui­gi Fontanarosa.

Il Geom. Gabrie­le pro­du­ce la nota prot. 6719 del 9 apri­le 2019, con alle­ga­ta l’attestazione dell’allora Segre­ta­rio Comu­na­le, Dott.ssa La Gras­sa, prot. 1091 del 22 gen­na­io 2015.

Nel­la nota, il Geom. Gabrie­le affer­ma che “le ret­ti­fi­che alle Nor­me Tec­ni­che di Attua­zio­ne ed al Rego­la­men­to Edi­li­zio, non costi­tui­sco­no varian­ti al P.R.G., in quan­to non gra­va­no sul ter­ri­to­rio di alcun ‘peso urba­ni­sti­co’, non pre­ve­do­no alcu­na nuo­va volu­me­tria, non varia­no gli stan­dard pub­bli­ci obbli­ga­to­ri per leg­ge, non risul­ta­no in con­tra­sto con la nor­ma­ti­va regio­na­le di set­to­re”.

L’attestazione del Segre­ta­rio Comu­na­le, alle­ga­ta alla sud­det­ta nota, ripor­ta che “con deli­be­ra con­si­lia­re n. 88 del 30/09/2014 è sta­to adot­ta­to ‘Ade­gua­men­to ed inte­gra­zio­ne del Rego­la­men­to Edi­li­zio e del­le Nor­me Tec­ni­che di attua­zio­ne appro­va­ti uni­ta­men­te al P.R.G., da par­te dell’Assessorato Regio­na­le Ter­ri­to­rio e Ambien­te con D.Dir. n. 384 del 17/5/2005’”.

L’ex Pre­si­den­te Fon­ta­na­ro­sa affer­ma: “noi non abbia­mo fat­to varian­ti al PRG tan­to è vero che se noi pren­dia­mo il cor­po del­la deli­be­ra che abbia­mo appro­va­to in Con­si­glio nell’oggetto c’è scrit­to ade­gua­men­to e inte­gra­zio­ne del rego­la­men­to edi­li­zio e del­le nor­me tec­ni­che di attua­zio­ne appro­va­te uni­ta­men­te al PRG dall’Assessorato Regio­na­le Ter­ri­to­rio e Ambien­te”. In segui­to affer­ma “io mi ricor­do che in Com­mis­sio­ne era­no  pre­sen­ti sia i com­po­nen­ti del­la mag­gio­ran­za che del­la mino­ran­za e che la pro­po­sta dell’Ufficio è sta­ta let­ta arti­co­lo per arti­co­lo e dove si dice­va che era un ade­gua­men­to a nor­me di leg­ge, si anda­va avan­ti, dove si pote­va anda­re a met­ter­ci del pro­prio, lì c’è sta­ta la volon­tà poli­ti­ca. Per esem­pio sul­le pisci­ne c’è sta­ta la volon­tà poli­ti­ca del­la mag­gio­ran­za che quan­do si rila­scia un’autorizzazione per pisci­na biso­gna pre­ve­de­re un allac­cio per i vigi­li del fuo­co per l’utilizzo dell’acqua in caso di incen­dio. Una volon­tà poli­ti­ca del­la mino­ran­za rap­pre­sen­ta­ta dal Con­si­glie­re Leo­nar­do Valen­za, è sta­ta quel­la di con­sen­ti­re i muret­ti di altez­za non supe­rio­re a due metri, per­ché c’erano muri a tre metri. La vera volon­tà poli­ti­ca è sta­ta la ridu­zio­ne del lot­to mini­mo che pri­ma era pre­vi­sto dai due ai cin­que­mi­la metri e noi sap­pia­mo che mol­ti pan­te­schi se non tut­ti non han­no gros­se esten­sio­ni, ma han­no mil­le, mil­le­cin­que­cen­to metri, la volon­tà poli­ti­ca è sta­ta, volen­do uti­liz­za­re quel­la zona, di fare un lot­to mini­mo di mil­le metri. Qua si è fer­ma­ta la volon­tà poli­ti­ca”.

Alla doman­da se ci fos­se sta­ta un’interlocuzione con l’ARTA, il Geom. Gabrie­le rispon­de che “è sta­ta comu­ni­ca­ta l’ado­zio­ne del­la deli­be­ra, ma che l’ARTA non ha rispo­sto”.

Quin­di dal­la bre­ve rico­stru­zio­ne del­le vicen­de che han­no riguar­da­to l’approvazione del­la Deli­be­ra Con­si­lia­re n. 88 del 30/09/2014, si evin­ce che l’Ufficio Urba­ni­sti­ca, sul­la base di quan­to riscon­tra­to e sul­le segna­la­zio­ni degli ope­ra­to­ri del set­to­re edi­le e dei tec­ni­ci, non­ché su del­le non meglio pre­ci­sa­te “indi­ca­zio­ni poli­ti­che”, ha redat­to una pro­po­sta di modi­fi­ca alle NTA e al Rego­la­men­to Edi­li­zio e l’ha sot­to­po­sta al Con­si­glio Comu­na­le soste­nen­do nel cor­po del­la Deli­be­ra sud­det­ta che lo stes­so “non costi­tui­sce varian­te al P.R.G.”.

Da quan­to affer­ma­to dall’ex Pre­si­den­te Fon­ta­na­ro­sa, inve­ce, la “volon­tà poli­ti­ca” espres­sa nel­le sedu­te di Com­mis­sio­ne nel­le qua­li sono sta­te esa­mi­na­te le nuo­ve NTA, ha riguar­da­to solo le pisci­ne, l’altezza dei muret­ti e la ridu­zio­ne del lot­to mini­mo edi­fi­ca­bi­le a 1000 metri quadri.

Tut­to il resto è sta­to pre­sen­ta­to dall’Ufficio al Con­si­glio come un ade­gua­men­to neces­sa­rio det­ta­to dal­la Leg­ge o neces­sa­rio per supe­ra­re le pre­sun­te dif­fi­col­tà riscon­tra­te nell’applicazione del PRG.

Quin­di, ad esem­pio, l’elencazione del­le desti­na­zio­ni d’uso pos­si­bi­li nel­le zone D1 non è sta­ta frut­to di una pre­ven­ti­va espres­sio­ne di una “volon­tà poli­ti­ca”, anche se poi il Con­si­glio Comu­na­le ha accol­to tale modifica.

Sia l’ex Pre­si­den­te Fon­ta­na­ro­sa che il Geom. Gabrie­le, inve­ce, con­cor­da­va­no nell’affermare che le modi­fi­che appor­ta­te non costi­tui­va­no varian­te urba­ni­sti­ca, per­ché non pro­du­ce­va­no “peso urba­ni­sti­co”.

Que­sta pre­ci­sa­zio­ne, secon­do loro, è rile­van­te per­ché da ciò sca­tu­ri­reb­be il fat­to che non è neces­sa­ria l’approvazione regio­na­le di tali modi­fi­che, anche se il Geom. Gabrie­le il 9 apri­le 2019 ave­va par­la­to di ado­zio­ne comu­ni­ca­ta all’ARTA.

Dopo vari appro­fon­di­men­ti, il Sin­da­co ed il sot­to­scrit­to, con nota prot. n. 22867 del 03/12/2019, han­no dato indi­ca­zio­ni all’Ufficio Urba­ni­sti­ca riguar­do le nuo­ve NTA.

Il Geom. Gabrie­le, riscon­tra­va con la nota prot. 24027 del 19/12/2019, affer­man­do che “con la Deli­be­ra Con­si­lia­re n. 88 del 30.09.2014 sono sta­te appro­va­te e non adot­ta­te le modi­fi­che aven­ti valo­re rico­gni­ti­vo ed inter­pre­ta­ti­vo del Rego­la­men­to Edi­li­zio e del­le Nor­me Tec­ni­che di Attua­zio­ne del P.R.G.”, que­sto in vir­tù del fat­to che ai sen­si dell’art. 11 del­la L.R. n. 37/1985 pre­ve­de­va che le modi­fi­che alle NTA e al Rego­la­men­to edi­li­zio “non sono sog­get­te alla pre­ven­ti­va auto­riz­za­zio­ne dell’Assessorato Regio­na­le del Ter­ri­to­rio e dell’Ambiente”.

Sem­pre nel­la sud­det­ta nota, il Geom. Gabrie­le ha soste­nu­to che “in for­za del mede­si­mo art. 12 del­la L.R. 71/78, resta di com­pe­ten­za dell’Assessorato Regio­na­le del Ter­ri­to­rio e dell’Ambiente l’approvazione dei pia­ni par­ti­co­la­reg­gia­ti…”.

Tali affer­ma­zio­ni, però, sono smen­ti­te dall’art. 4 del­la L.R. 71/78 che al com­ma 1 affer­ma “il Pia­no Rego­la­to­re gene­ra­le è appro­va­to con decre­to dell’Assessore regio­na­le per il ter­ri­to­rio e l’ambiente”, dall’ultimo com­ma dell’art. 10 del­la Leg­ge n. 1150/1942 che affer­ma che “la varia­zio­ne del pia­no è appro­va­ta con la stes­sa pro­ce­du­ra sta­bi­li­ta per l’approvazione del pia­no stes­so”, dall’art. 12 del­la Leg­ge Regio­na­le 31/05/1994 n. 17 in cui si affer­ma che “Le com­pe­ten­ze dei con­si­gli comu­na­li e pro­vin­cia­li in mate­ria di pia­ni ter­ri­to­ria­li ed urba­ni­sti­ci sono limi­ta­te all’a­do­zio­ne dei pia­ni, gene­ra­li ed attua­ti­vi, e del­le rela­ti­ve varian­ti, non­ché alla appro­va­zio­ne del­le diret­ti­ve gene­ra­li e degli sche­mi di mas­si­ma”, dall’attestazione del Segre­ta­rio Comu­na­le Dott.ssa La Gras­sa prot. 1091 del 22/01/2015 dove si affer­ma che “con deli­be­ra con­si­lia­re n. 88 del 30/09/2014 è sta­to adot­ta­to ‘Ade­gua­men­to ed inte­gra­zio­ne del Rego­la­men­to Edi­li­zio e del­le Nor­me Tec­ni­che di attua­zio­ne appro­va­ti uni­ta­men­te al P.R.G., da par­te dell’Assessorato Regio­na­le Ter­ri­to­rio e Ambien­te con D.Dir. n. 384 del 17/5/2005’” e dal­le paro­le det­te dal­lo stes­so Geom. Gabrie­le nel cor­so del­la sedu­ta del­la Com­mis­sio­ne Con­si­lia­re del 9 apri­le 2019 quan­do affer­ma­va che all’ARTA era “sta­ta comu­ni­ca­ta l’adozione del­la deli­be­ra”.

Che le modi­fi­che alle NTA e al Rego­la­men­to edi­li­zio non pos­so­no esse­re appro­va­te con una Deli­be­ra Con­si­lia­re è anche con­se­guen­za del fat­to che con il Decre­to di appro­va­zio­ne del PRG, lo stes­so e gli alle­ga­ti sono par­te inte­gran­te del mede­si­mo Decre­to. Ogni modi­fi­ca, anche par­zia­le, di uno solo di tali atti, quin­di, com­por­ta una modi­fi­ca di un Decre­to regio­na­le che non può avve­ni­re per mez­zo di una Deli­be­ra Consiliare.

Per tali ragio­ni, la Deli­be­ra Con­si­lia­re n. 88 del 2014 è un atto di ado­zio­ne e non di appro­va­zio­ne, per cui dopo la fase di pub­bli­ca­zio­ne e la deli­be­ra con­si­lia­re di con­tro­de­du­zio­ne alle obie­zio­ni ed osser­va­zio­ni pre­sen­ta­te, tut­ti gli atti anda­va­no tra­smes­si all’Assessorato del Ter­ri­to­rio e dell’Ambiente per la defi­ni­ti­va appro­va­zio­ne. Que­sto, anche nel caso in cui si sareb­be­ro dovu­te appor­ta­re del­le modi­fi­che impo­ste da nor­me di legge.

A segui­to di tale ado­zio­ne, si devo­no appli­ca­re le “misu­re di sal­va­guar­dia” per un perio­do di 5 anni, se gli atti ven­go­no tra­smes­si alla Regio­ne entro un anno dall’adozione, o di 3 anni nel caso in cui gli atti ven­go­no tra­smes­si dopo tale ter­mi­ne, o non ven­go­no trasmessi.

Dal­le ricer­che ese­gui­te dal Segre­ta­rio Comu­na­le Dott. Liot­ta, non si sono tro­va­te note di tra­smis­sio­ne o di rice­zio­ne degli atti rela­ti­va­men­te a tali modi­fi­che né negli archi­vi del Comu­ne né in quel­li dell’ARTA.

Quin­di si deve dare per asso­da­to che le stes­se non sono sta­te tra­smes­se. Per tale ragio­ne, le misu­re di sal­va­guar­dia, e con esse le modi­fi­che alle Nor­me Tec­ni­che di Attua­zio­ne e al Rego­la­men­to Edi­li­zio adot­ta­te con la Deli­be­ra n. 88 del 2014, sono deca­du­te nel mese di set­tem­bre 2017.

Tali pro­ble­ma­ti­che, sono sta­te anche ogget­to dell’ordine del gior­no del­la riu­nio­ne del­la Com­mis­sio­ne Tec­ni­ca Con­sul­ti­va del 21/01/2020. Dopo la disa­mi­na del­la pro­ble­ma­ti­ca, la Com­mis­sio­ne si pro­nun­cia­va sug­ge­ren­do “di pro­ce­de­re alla ria­do­zio­ne dell’atto secon­do la pro­ce­du­ra pre­vi­sta dal­le nor­me di leg­ge in atto vigen­ti”. Per­tan­to anche la Com­mis­sio­ne Tec­ni­ca Con­si­lia­re con­di­vi­de­va il fat­to che le Nor­me Tec­ni­che di Attua­zio­ne e il Rego­la­men­to Edi­li­zio era­no sta­te adot­ta­te con la Deli­be­ra con­si­lia­re n. 88/2014 e deca­du­te in quan­to nes­sun atto è sta­to tra­smes­so all’ARTA per la defi­ni­ti­va approvazione.

Un ragio­na­men­to ulte­rio­re andreb­be fat­to con riguar­do al con­cet­to di “nuo­vo peso urba­ni­sti­co”.

Con il ter­mi­ne “peso urba­ni­sti­co”, infat­ti, deve inten­der­si ogni atti­vi­tà edi­li­zia di tra­sfor­ma­zio­ne del territorio.

A tito­lo di esem­pio si ripor­ta­no alcu­ne modi­fi­che alle NTA che han­no com­por­ta­to “nuo­vo peso urba­ni­sti­co”.

L’art. 2 del­le NTA appro­va­te dall’Assessorato vie­ta­va la pos­si­bi­li­tà di rea­liz­za­re pisci­ne negli ambi­ti di tute­la e nel­le zone CT, CT1 e CT2. Con le modi­fi­che adot­ta­te con la deli­be­ra n. 88 del 2014, inve­ce, tale divie­to è venu­to meno, oltre­tut­to in vio­la­zio­ne del Pia­no Ter­ri­to­ria­le Pae­si­sti­co che, appun­to, non con­sen­te la rea­liz­za­zio­ne di pisci­ne all’interno del­le zone di tutela.

Nel­le zone B1, le NTA ori­gi­na­li pre­ve­de­va­no che l’altezza mas­si­ma fos­se “pari alla media arit­me­ti­ca del­le altez­ze degli edi­fi­ci adia­cen­ti. Qua­lo­ra l’altezza media risul­tas­se infe­rio­re a mt. 7, l’altezza mas­si­ma ammis­si­bi­le dovrò con­si­de­rar­si pari a n° 3 ele­va­zio­ni fuo­ri ter­ra e sarà di mt. 10,00”.

Con le nuo­ve NTA, inve­ce, si pre­ve­de che “l’altezza mas­si­ma ammis­si­bi­le sarà di m. 10,00. Nel rispet­to dell’indice di edi­fi­ca­zio­ne sono ammes­se altez­ze mag­gio­ri a con­di­zio­ne che le pare­ti poste a quo­ta mag­gio­re di quel­la ammis­si­bi­le sia­no arre­tra­te di 45°”. Quin­di si fis­sa un’altezza mas­si­ma e con­tem­po­ra­nea­men­te si dice che può esse­re dero­ga­ta, can­cel­lan­do anche il limi­te del­le 3 ele­va­zio­ni fuo­ri ter­ra. In que­sto modo si dà la pos­si­bi­li­tà di rea­liz­za­re mag­gio­re cuba­tu­ra di quel­la con­sen­ti­ta dal­le vec­chie NTA, sep­pur nel rispet­to degli indi­ci di edi­fi­ca­zio­ne, lad­do­ve l’altezza media degli edi­fi­ci adia­cen­ti è infe­rio­re a 10 m..

Discor­so ana­lo­go vale per le zone B2, dove non solo l’altezza mas­si­ma ammis­si­bi­le vie­ne dero­ga­ta con la stes­sa rego­la del­le zone B1, ma vie­ne pure can­cel­la­to il limi­te del­le 2 ele­va­zio­ni fuo­ri terra.

Anche la dimi­nu­zio­ne del­la super­fi­cie del lot­to mini­mo per la rea­liz­za­zio­ne di inter­ven­ti nel­le zone D1 a 1000 metri qua­dra­ti è una modi­fi­ca che può com­por­ta­re “nuo­vo peso urba­ni­sti­co”, per­ché così facen­do il nume­ro di uni­tà edi­li­zie rea­liz­za­bi­li aumenta.

Nel­la nota prot. 24027 del 19 dicem­bre 2019, il Geom. Gabrie­le rife­ri­va che la spe­ci­fi­ca­zio­ne del­le desti­na­zio­ni d’uso nel­le zone D1 ha “solo reso leg­gi­bi­le quan­to già pre­vi­sto dal D.M. 1444/68 art. 2 ove si rile­va che le zone D) sono le par­ti del ter­ri­to­rio desti­na­te a nuo­vi inse­dia­men­ti per impian­ti indu­stria­li o ad essi assi­mi­la­ti; peral­tro anche il pare­re lega­le n. 204.11.01 reso dall’Ufficio Legi­sla­ti­vo e Lega­le del­la Regio­ne Sici­lia­na, ha chia­ri­to che una atti­vi­tà com­mer­cia­le ‘non sia ipo­tiz­za­bi­le una sua assi­mi­la­zio­ne alla cate­go­ria di atti­vi­tà indu­stria­li – sep­pu­re come impre­sa di ser­vi­zi’” con­clu­den­do che “indi­pen­den­te­men­te dal­la pre­ci­sa­zio­ne o meno del­le atti­vi­tà con­sen­ti­te nel­le zone D, anche in pre­sen­za del­le nor­me ori­gi­na­rie solo quel­le atti­vi­tà avreb­be­ro potu­to esse­re ammes­se”.

Quin­di da tali affer­ma­zio­ni sem­bre­reb­be che tali scel­te sono sta­te det­ta­te dal­la Leg­ge, e quin­di la pri­ma doman­da da por­si è: l’ARTA, appro­van­do il PRG, ha pre­vi­sto del­le desti­na­zio­ni non con­sen­ti­te dal­la Legge?

Tra l’altro, affer­ma­re che le zone D sono riser­va­te agli inse­dia­men­ti indu­stria­li o ad essi assi­mi­la­ti, esclu­den­do le altre atti­vi­tà, signi­fi­ca che nes­su­na atti­vi­tà che non sia indu­stria­le è con­sen­ti­ta nel­le zone D2 e D3. Ovve­ro che nes­su­na atti­vi­tà com­mer­cia­le è con­sen­ti­ta nel­le zone D di Pan­tel­le­ria, com­pre­sa la zona D2 dove sono sta­te pre­vi­ste a segui­to del­le modi­fi­che alle NTA di cui alla Deli­be­ra n. 88 del 2014.

Il D.M. 1444/68, all’art. 5 par­la di inse­dia­men­ti pro­dut­ti­vi ricom­pren­den­do anche quel­li com­mer­cia­li e dire­zio­na­li. Quin­di gli inse­dia­men­ti pro­dut­ti­vi che pos­so­no esse­re col­lo­ca­ti all’interno del­le zone D, com­pren­do­no, se non diver­sa­men­te spe­ci­fi­ca­to, anche quel­li commerciali.

Per tale ragio­ne, il pri­mo com­ma dell’art. 18 del­le NTA dice che le zone D1 “sono le aree desti­na­te a inse­dia­men­ti indu­stria­li, comun­que pro­dut­ti­vi”. Con­sen­ten­do anche le atti­vi­tà com­mer­cia­li. Con le modi­fi­che alle NTA, nel­lo stes­so arti­co­lo è sta­to aggiun­to un com­ma che affer­ma: “le desti­na­zio­ni d’uso ammes­se sono: indu­stria­le com­pre­sa la pic­co­la indu­stria di com­ple­ta­men­to e di nuo­vo impian­to; arti­gia­na­le”, con­trad­di­cen­do quan­to ripor­ta­to nel pri­mo com­ma del­lo stes­so arti­co­lo. Quin­di tali modi­fi­che, inve­ce che chia­ri­re con­fon­do­no anco­ra di più.

Il pare­re dell’Ufficio legi­sla­ti­vo e lega­le del­la Regio­ne Sici­lia­na n. 204.11.01, cita­to dal Geom. Gabrie­le, poi, riguar­da la pos­si­bi­li­tà di rea­liz­za­re un com­ples­so cine­ma­to­gra­fi­co mul­ti­sa­la all’interno di un Con­sor­zio A.S.I..

Quin­di un con­te­sto diver­so da quel­lo in ogget­to. Infat­ti, biso­gna tener con­to del­la dif­fe­ren­za tra le zone D comu­na­li e le zone indu­stria­li A.S.I.. Que­sto per­ché l’obiettivo dei Con­sor­zi A.S.I., come vie­ne spe­ci­fi­ca­to nel sud­det­to pare­re, “è quel­lo di pro­muo­ve­re lo svi­lup­po ‘dell’attività obiet­ti­va­men­te indu­stria­le’ all’interno del­le aree dagli stes­si gesti­te”. Men­tre quel­lo del­le zone D Comu­na­li è quel­lo di indi­vi­dua­re le zone in cui con­sen­ti­re pre­va­len­te­men­te le atti­vi­tà produttive.

A tal fine, nel “Rego­la­men­to in mate­ria di com­mer­cio” del PRG, alle­ga­to al n. 58 al D.D. n. 384 del 17/05/2005, si pre­ve­de che le nuo­ve atti­vi­tà clas­si­fi­ca­bi­li come medie strut­tu­re di ven­di­ta dei pro­dot­ti del 1° e 3° rag­grup­pa­men­to, la cui super­fi­cie di ven­di­ta non può supe­ra­re i 600 metri qua­dra­ti, devo­no esse­re ubi­ca­te nel­le zone C di espan­sio­ne e nel­le aree D1 e D2.

Tale Rego­la­men­to non è sta­to modi­fi­ca­to, per cui le pre­vi­sio­ni con­te­nu­te nel­le nuo­ve NTA riguar­do le zone D1 crea­no ulte­rio­re con­fu­sio­ne e si pon­go­no in con­tra­sto con lo stesso.

Ma anco­ra, anche nel caso in cui si voles­se­ro assi­mi­la­re le zone D comu­na­li alle Aree indu­stria­li dei Con­sor­zi A.S.I., biso­gne­reb­be tener con­to di quan­to pre­vi­sto dall’art. 30 del­la L. R. 4 apri­le 1995, n. 29 che pre­ve­de che “le atti­vi­tà di distri­bu­zio­ne com­mer­cia­le sono equi­pa­ra­te all’attività di pro­du­zio­ne indu­stria­le pur­chè gli eser­ci­zi com­mer­cia­li abbia­no un fat­tu­ra­to annuo pari alme­no a lire 1.000 milio­ni ed alme­no cin­que dipen­den­ti”.

La scel­ta di desti­na­re le aree D1 alle atti­vi­tà indu­stria­li e arti­gia­na­li, esclu­den­do quel­le com­mer­cia­li, non discen­de quin­di da un obbli­go di Leg­ge, ma da una pre­ci­sa scel­ta poli­ti­ca. La con­se­guen­za di tale scel­ta è quel­la di limi­ta­re le super­fi­ci del ter­ri­to­rio in cui poter ubi­ca­re le atti­vi­tà com­mer­cia­li clas­si­fi­ca­bi­li come medie strut­tu­re di ven­di­ta. Così facen­do aumen­ta il “peso urba­ni­sti­co” di tali zone, il che costi­tui­sce una varian­te signi­fi­ca­ti­va allo stru­men­to urbanistico.

Per tut­te le ragio­ni espres­se, rispon­den­do al que­si­to posto dall’interrogante, si può con­clu­de­re affer­ma­re con cer­tez­za che l’iter di appro­va­zio­ne del­le modi­fi­che alle NTA non si è con­clu­so con l’approvazione del­la Deli­be­ra Con­si­lia­re n. 88 del 2014 in quan­to gli atti anda­va­no tra­smes­si all’ARTA per la defi­ni­ti­va approvazione.

Inol­tre, essen­do tra­scor­si oltre 3 anni dal­la sud­det­ta deli­be­ra­zio­ne con­si­lia­re, le sud­det­te modi­fi­che devo­no esse­re con­si­de­ra­te deca­du­te nel 2017.

Que­sto è quan­to si doveva.

Cor­dia­li saluti.

Ange­lo Parisi

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