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Pantelleria, riorganizzazione Comune: poche luci, molte ombre e vecchi privilegi

La riorganizzazione dell’Ente comunale da parte della nuova Amministrazione D’Ancona si basa su un piano probabilmente redatto da tempo da uno o più funzionari e si compone di scelte illogiche e volte a restituire i vecchi privilegi di potere e ad appesantire la macchina burocratica.

Chi ne farà le spese? I cittadini.

di Ange­lo Parisi

Nel­la sua pri­ma sedu­ta di Giun­ta, l’Amministrazione D’Ancona ha deli­be­ra­to la ride­fi­ni­zio­ne del­la macro­strut­tu­ra dell’Ente con il nuo­vo model­lo orga­niz­za­ti­vo, cui è segui­ta la deter­mi­na sin­da­ca­le di nomi­na dei vari respon­sa­bi­li dei Settori.

La rior­ga­niz­za­zio­ne del­la strut­tu­ra di un Ente è cosa mol­to impor­tan­te che va a toc­ca­re il fun­zio­na­men­to degli uffi­ci e i ser­vi­zi offer­ti alla cit­ta­di­nan­za. Ecco per­ché in gene­re una nuo­va Ammi­ni­stra­zio­ne, pri­ma di met­ter­ci mano, cer­ca di capi­re il fun­zio­na­men­to degli uffi­ci, veri­fi­ca se ci sono cri­ti­ci­tà e solo dopo inter­vie­ne. A mag­gior ragio­ne se l’organizzazione del­l’En­te è atti­va da poco meno di sei mesi e, per ovvie ragio­ni, deve anco­ra anda­re a regime.

Perché tanta fretta?

Ogni rior­ga­niz­za­zio­ne, infat­ti, com­por­ta una fase di asse­sta­men­to e ci vuo­le alme­no un anno per com­pren­der­ne appie­no il fun­zio­na­men­to. Modi­fi­ca­re l’assetto dopo sei mesi, pro­du­ce sicu­ra­men­te discon­ti­nui­tà, insta­bi­li­tà e ral­len­ta­men­to del­l’at­ti­vi­tà gestionale.

Inol­tre, come si può deci­de­re di modi­fi­ca­re l’assetto se pri­ma non si ha pie­na cono­scen­za del­le atti­vi­tà svol­te e da svolgere?

A meno che la nuo­va Ammi­ni­stra­zio­ne non abbia la pre­sun­zio­ne di aver capi­to tut­to dopo meno di una set­ti­ma­na dal suo inse­dia­men­to o, più vero­si­mil­men­te, si deve pen­sa­re che la nuo­va orga­niz­za­zio­ne è sta­ta det­ta­ta da qual­che fun­zio­na­rio che, maga­ri,  non era sod­di­sfat­to del­la pre­ce­den­te e l’a­ve­va pre­pa­ra­ta già da tempo.

Se così fos­se, si trat­te­reb­be di qual­co­sa di gra­ve, in quan­to l’organizzazione dei set­to­ri e degli uffi­ci rispon­de­reb­be solo alle esi­gen­ze dei sin­go­li fun­zio­na­ri, che non è det­to coin­ci­da­no con quel­li dell’Ente e dei cittadini.

In ogni caso la nuova struttura presenta anche altre illogicità.

Anche se il nume­ro dei set­to­ri rima­ne pari a 5, come deli­be­ra­to dal­la pre­ce­den­te Ammi­ni­stra­zio­ne, sono sta­te pre­vi­ste  alcu­ne novi­tà che inte­res­sa­no i Set­to­ri Pri­mo, Secon­do e Quarto.

Il Set­to­re Pri­mo, defi­ni­to “Area ammi­ni­stra­ti­va”, acqui­si­sce i ser­vi­zi alla per­so­na, cul­tu­ra sport e asso­cia­zio­ni, fon­den­do­si con il vec­chio Set­to­re Quar­to, e le atti­vi­tà pro­dut­ti­ve, che era­no affe­ren­ti al Set­to­re Secondo.

Vie­ne crea­to un nuo­vo Set­to­re Quar­to, deno­mi­na­to “Area urba­ni­sti­ca-edi­li­zia”, che acqui­si­sce i ser­vi­zi urba­ni­sti­ca, edi­li­zia pri­va­ta e pro­dut­ti­va e abu­si­vi­smo che nel­la pre­ce­den­te orga­niz­za­zio­ne affe­ri­va­no al Set­to­re Secondo.

Ma i dubbi nascono sulla distribuzione dei servizi all’interno delle varie aree.

Ad esem­pio, non si com­pren­de la logi­ca secon­do la qua­le l’A­rea Ammi­ni­stra­ti­va, che dovreb­be occu­par­si pre­va­len­te­men­te di quel­li che una vol­ta si chia­ma­va­no Affa­ri Gene­ra­li, deb­ba occu­par­si anche di atti­vi­tà pro­dut­ti­ve, cul­tu­ra, asso­cia­zio­ni, pub­bli­ca istru­zio­ne, ser­vi­zi socia­li, poli­ti­che gio­va­ni­li, sport, spet­ta­co­li, ecc..

Cosa c’entrano la Segre­ta­ria, il pro­to­col­lo, i ser­vi­zi demo­gra­fi­ci, la gestio­ne del  per­so­na­le e gli atti degli orga­ni poli­ti­ci con le atti­vi­tà pro­dut­ti­ve, la cul­tu­ra o i ser­vi­zi socia­li? In gene­re que­sti ulti­mi occu­pa­no un Set­to­re spe­ci­fi­co, quel­lo dedi­ca­to ai Ser­vi­zi alla per­so­na, e dif­fi­cil­men­te ven­go­no inse­ri­ti all’in­ter­no del set­to­re che si occu­pa degli affa­ri gene­ra­li. Infat­ti, i ser­vi­zi socia­li costi­tui­sco­no la secon­da fon­te di entra­ta eco­no­mi­ca di un Comu­ne e, quin­di, richie­do­no un’attenzione par­ti­co­la­re da par­te del Respon­sa­bi­le di quel settore.

Come potrà esse­re garan­ti­ta que­sta atten­zio­ne par­ti­co­la­re, se il Respon­sa­bi­le del Set­to­re dovrà anche occu­par­si di pro­to­col­lo, ana­gra­fe, segre­te­ria, atti dell’Amministrazione o atti­vi­tà produttive?

Dove pren­de­rà il tem­po per dedi­car­si a que­sta impor­tan­te fon­te di entrata?

Lo rube­rà agli altri ser­vi­zi del Settore?

Oppu­re i pan­te­schi per­de­ran­no diver­se oppor­tu­ni­tà, per­ché il respon­sa­bi­le di quel set­to­re non tro­ve­rà il tem­po per dedi­car­si a que­ste impor­tan­ti attività?

Ritorno al passato…

D’al­tron­de è già suc­ces­so in pas­sa­to che un respon­sa­bi­le di set­to­re (guar­da caso lo stes­so), per sua stes­sa ammis­sio­ne, si accor­ges­se, per caso, solo dopo due anni del­l’e­si­sten­za di una impor­tan­te cir­co­la­re, espo­nen­do così l’En­te ad un rischio giudiziario.

Anche le atti­vi­tà pro­dut­ti­ve richie­do­no un impe­gno non indif­fe­ren­te e anche in que­sto caso non è chia­ro il moti­vo per cui sono sta­te asse­gna­te al Set­to­re Pri­mo. Se non si vole­va­no man­te­ne­re all’in­ter­no del Set­to­re II, si pote­va pen­sa­re di far­le con­flui­re all’in­ter­no del Set­to­re finan­zia­rio, che non a caso vie­ne defi­ni­to “Area eco­no­mi­co finan­zia­ria – tri­bu­ti e partecipate”.

Cimiteri: un pezzo qui e un pezzo lì…

Poco sen­so ha anche la sud­di­vi­sio­ne in due dei ser­vi­zi cimi­te­ria­li con la par­te rela­ti­va alle con­ces­sio­ni che è asse­gna­ta al Set­to­re Pri­mo, men­tre quel­la rela­ti­va a tumu­la­zio­ni ed estu­mu­la­zio­ni al Set­to­re Secondo.

La gestio­ne dei cimi­te­ri ha pre­sen­ta­to nume­ro­si pro­ble­mi con un’e­mer­gen­za per la man­can­za di posti al cimi­te­ro del Pae­se con le sal­me che sono sta­te tumu­la­te nel cimi­te­ro di Kham­ma. Come denun­cia­to dal­l’ex Sin­da­co Cam­po, tale emer­gen­za è nata a cau­sa del­la non cor­ret­ta appli­ca­zio­ne del Rego­la­men­to dei Ser­vi­zi Cimi­te­ria­li da par­te del per­so­na­le responsabile.

In pra­ti­ca, il per­so­na­le che si occu­pa­va dei ser­vi­zi cimi­te­ria­li non ha pre­di­spo­sto gli avvi­si annui riguar­dan­ti le sca­den­ze del­le con­ces­sio­ni cimi­te­ria­li. Sen­za tali avvi­si, le sal­me han­no con­ti­nua­to ad occu­pa­re il posto oltre la sca­den­za, sen­za paga­re il rela­ti­vo cano­ne. In pochi anni, ciò ha pro­vo­ca­to l’e­sau­ri­men­to dei posti con un dis­ser­vi­zio per i paren­ti dei defun­ti che sono sta­ti tumu­la­ti a Khamma.

Il pro­ble­ma non fini­sce qui. Infat­ti, le sal­me che sono sta­ti por­ta­te a Kham­ma, dovran­no poi esse­re tra­sfe­ri­te pres­so il Cimi­te­ro del Pae­se con costi a cari­co del Comu­ne, una vol­ta che si ren­de­ran­no dispo­ni­bi­li nuo­vi posti. Un dop­pio dan­no eco­no­mi­co. Da una par­te il Comu­ne non ha incas­sa­to i cano­ni a cau­sa del man­ca­to avvi­so annua­le riguar­do la sca­den­za del­le con­ces­sio­ni e dal­l’al­tra dovrà anche far­si cari­co del tra­sfe­ri­men­to del­le cen­ti­na­ia di sal­me tumu­la­ta a Khamma.

Per tale ragio­ne l’ex Sin­da­co Cam­po ha invia­to gli atti alla Pro­cu­ra del­la Cor­te dei Con­ti, per­ché valu­ti l’e­ven­tua­li­tà di un dan­no era­ria­le e indi­vi­dui gli even­tua­li colpevoli.

L’Am­mi­ni­stra­zio­ne D’An­co­na ha pen­sa­to bene di spez­zet­ta­re in due le com­pe­ten­ze pas­san­do la pata­ta bol­len­te del­le estu­mu­la­zio­ni dal Set­to­re I al Set­to­re II. La cosa più ovvia da fare è che chi gesti­sce i ser­vi­zi demo­gra­fi­ci, rila­sci le con­ces­sio­ni cimi­te­ria­li, auto­riz­zi le tumu­la­zio­ni, pre­di­spon­ga gli avvi­si per le estu­mu­la­zio­ni e le orga­niz­zi. Per­ché occu­pa­re due Set­to­ri per un ser­vi­zio che può esse­re svol­to benis­si­mo da uno? 

Urbanistica: le scelte poco logiche e senza spiegazioni

Appa­re pri­vo di logi­ca anche lo scor­po­ro dal­l’A­rea tec­ni­ca di urba­ni­sti­ca, edi­li­zia pri­va­ta e pro­dut­ti­va e abu­si­vi­smo. Anche que­sti ulti­mi sono ser­vi­zi di tipo tec­ni­co che in un pic­co­lo Comu­ne, per eco­no­mi­ci­tà, dovreb­be­ro con­flui­re nel­lo stes­so Settore.

Tra l’al­tro, non essen­do­ci dispo­ni­bi­li in orga­ni­co un tec­ni­co di cate­go­ria D, la respon­sa­bi­li­tà del set­to­re è sta­ta affi­da­ta ad un tec­ni­co di cate­go­ria C e oltre­tut­to, e qui sareb­be inte­res­san­te ci fos­se spie­ga­to il per­ché, l’u­ni­co ad ave­re l’in­ca­ri­co per un solo anno, men­tre agli altri capi set­to­re è sta­to con­fe­ri­to l’in­ca­ri­co per 3 anni.

Così come la deci­sio­ne di sepa­ra­re gli spor­tel­li uni­ci, quel­lo per le atti­vi­tà pro­dut­ti­ve e quel­lo per l’edilizia, appa­re illo­gi­co. Il SUAP, nel­la mag­gior par­te dei casi, si occu­pa di que­stio­ni che riguar­da­no l’edilizia pro­dut­ti­va. Basti osser­va­re che per­si­no la modu­li­sti­ca è iden­ti­ca. Per­ché sepa­rar­li? In que­sto modo non si crea una inefficienza?

Con la situa­zio­ne del per­so­na­le del Comu­ne di Pan­tel­le­ria, due istrut­to­ri ammi­ni­stra­ti­vi che potreb­be­ro occu­par­si sia di SUAP che di SUE, sosti­tuen­do­si l’u­no all’al­tro in caso di biso­gno, ades­so si tro­va­no sepa­ra­ti in due Set­to­ri differenti.

Chi si occu­pe­rà del­le pra­ti­che quan­do uno o entram­bi gli istrut­to­ri saran­no assen­ti per malat­tia o per ferie?

Si chiu­de­ran­no gli spor­tel­li sug­ge­ren­do agli uten­ti di pre­sen­ta­re le richie­ste al rien­tro dell’istruttore tem­po­ra­nea­men­te assente?

Quan­do ci si tro­va di fron­te a scel­te poco logi­che, l’unica pos­si­bi­le rispo­sta che può esse­re data ai nume­ro­si que­si­ti è che si è volu­to pri­vi­le­gia­re l’interesse di qual­cu­no a disca­pi­to di quel­lo generale.

E que­sta, pur­trop­po, è la cosa più tri­ste di tut­ta la vicenda.

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