Recuperato a Pantelleria aereo della Seconda Guerra Mondiale

Recuperato a Pantelleria aereo della Seconda Guerra Mondiale

06/07/2023 0 Di Redazione

RECUPERATO A PANTELLERIA UN VELIVOLO DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE

IL MACCHI C.202 SI ERA INABISSATO A 30 METRI DI PROFONDITÀ NEL 1943

 Gra­zie ad un’operazione con­giun­ta che ha visto pro­ta­go­ni­sti l’Aeronautica Mili­ta­re – Distac­ca­men­to Aero­por­tua­le di Pan­tel­le­ria, la Soprin­ten­den­za del Mare, la Guar­dia Costie­ra – Uffi­cio Cir­con­da­ria­le di Pan­tel­le­ria e il 3° Nucleo Subac­quei del­la Guar­dia Costie­ra di Mes­si­na, è sta­to recu­pe­ra­to dai fon­da­li in loca­li­tà Mur­sia a Pan­tel­le­ria, un veli­vo­lo Mac­chi C.202 Folgore.

Di ciò che resta del veli­vo­lo impie­ga­to nel cor­so del­la secon­da guer­ra mon­dia­le, indi­vi­dua­to già nel 2010, era sta­ta recu­pe­ra­ta l’elica tri­pa­la metal­li­ca pro­dot­ta dal­la Piag­gio (un’elica a pas­so varia­bi­le in volo e velo­ci­tà costan­te del dia­me­tro di 3,05 metri), già musea­liz­za­ta pres­so la sede dell’Aeronautica Mili­ta­re di Pantelleria.

Già nel mese di apri­le di quest’anno, le pri­me ope­ra­zio­ni di recu­pe­ro han­no con­sen­ti­to di rea­liz­za­re una docu­men­ta­zio­ne video foto­gra­fi­ca com­ple­ta, un rilie­vo foto­gram­me­tri­co e una rico­stru­zio­ne tri­di­men­sio­na­le di det­ta­glio, non­ché ripor­ta­re alla luce il pro­pul­so­re del veli­vo­lo: un moto­re 12 cilin­dri invertito.

Gra­zie all’intervento del 3° Nucleo Subac­quei del­la Guar­dia Costie­ra di Mes­si­na, nei gior­ni scor­si è sta­ta com­ple­ta­ta la deli­ca­ta ope­ra­zio­ne di recu­pe­ro del pia­no ala­re. Gra­zie ad un sup­por­to crea­to diret­ta­men­te sul fon­da­le di 30 metri e l’utilizzo di pal­lo­ni di sol­le­va­men­to, con una deli­ca­ta ope­ra­zio­ne dura­ta due gior­ni, è sta­to ripor­ta­to in super­fi­cie dopo 80 anni di per­ma­nen­za sul fon­do del mare il fra­gi­le reper­to che con­ser­va anco­ra intat­te mol­te del­le sue componenti.

Tut­ti i reper­ti sono sta­ti col­lo­ca­ti pres­so la base dell’Aeronautica Mili­ta­re di Pan­tel­le­ria per il pri­mo trat­ta­men­to di desa­li­niz­za­zio­ne. Un’attività mul­ti­di­sci­pli­na­re di stu­dio già avvia­ta da qual­che mese e alcu­ni inter­ven­ti di con­so­li­da­men­to strut­tu­ra­le e restau­ro, con­sen­ti­ran­no a bre­ve la musea­liz­za­zio­ne del veli­vo­lo all’interno del con­te­ni­to­re natu­ral­men­te voca­to: l’hangar “Ner­vi” di Pantelleria.

La storia del velivolo Macchi C.202

L’aereo fu pro­get­ta­to dal­la ita­lia­na Aero­nau­ti­ca Mac­chi e rima­se in pro­du­zio­ne tra il 1941 ed il 1943; si trat­ta­va di un cac­cia inter­cet­ta­to­re diur­no inte­ra­men­te metal­li­co, mono­mo­to­re, mono­po­sto, mono­pla­no ad ala bas­sa a sbal­zo con car­rel­lo retrat­ti­le. Impie­ga­to nel­la secon­da guer­ra mon­dia­le dal­la Regia Aero­nau­ti­ca, era equi­pag­gia­to ini­zial­men­te con il moto­re tede­sco DB 601A, in segui­to costrui­to su licen­za dall’Alfa Romeo, e mon­ta­va un arma­men­to di due mitra­glia­tri­ci da 12,7 mm, cui ven­ne­ro aggiun­te nel­le serie suc­ces­si­ve, due armi ala­ri da 7,7 mm. Dota­to di tut­te le carat­te­ri­sti­che più moder­ne per un cac­cia dell’epoca, come iper­so­sten­ta­to­ri e tet­tuc­cio chiu­so, tro­vò il suo uti­liz­zo pri­vi­le­gia­to nel­lo scac­chie­re del Nord Afri­ca, dove si alter­na­ro­no gran par­te degli stor­mi che impie­ga­ro­no il “Fol­go­re”.

Il veli­vo­lo recu­pe­ra­to a Pan­tel­le­ria è un Mac­chi C.202 bis serie XI, dota­to del più poten­te moto­re DB605. Dal­le infor­ma­zio­ni fino ad ora dispo­ni­bi­li, si sa che fu costrui­to dal­la dit­ta Bre­da di Mila­no a Novem­bre del 1942 e che pro­ba­bil­men­te fu abbat­tu­to men­tre difen­de­va Pan­tel­le­ria dai bom­bar­da­men­ti anglo-ame­ri­ca­ni duran­te le fasi fina­li del­la ope­ra­zio­ne Cork­screw a Giu­gno del 1943.

L’inquadramento storico

I mari e i cie­li del­la Sici­lia furo­no tea­tro di inten­si e dram­ma­ti­ci avve­ni­men­ti bel­li­ci nel cor­so del­la II Guer­ra Mon­dia­le, fino (e oltre) allo sbar­co del 10 luglio 1943.

L’operazione “Husky”, avvia­ta dal­le trup­pe allea­te con l’obiettivo di apri­re sul suo­lo ita­lia­no un fron­te per l’Europa con­ti­nen­ta­le, tro­vò nell’antefatto del­la con­qui­sta dell’isola di Pan­tel­le­ria uno dei pun­ti di partenza.

Bat­tez­za­ta dagli ingle­si “La Gibil­ter­ra ita­lia­na” e defi­ni­ta da Win­ston Chur­chill “Una spi­na nel fian­co”, l’isola di Pan­tel­le­ria è sta­ta al cen­tro di ope­ra­zio­ni pre­ven­ti­ve fina­liz­za­te all’eliminazione dei pre­si­di stra­te­gi­ci pre­sen­ti sul­le iso­le a Sud del­la Sicilia.

Dopo la resa del­le for­ze dell’Asse in Afri­ca set­ten­trio­na­le tra l’11 e il 12 mag­gio 1943, gli Allea­ti ini­zia­ro­no i pre­pa­ra­ti­vi del­lo sbar­co in Sici­lia del 10 luglio, avvian­do l’operazione “Cork­screw”, così da toglie­re final­men­te il “tap­po” che ostrui­va il Cana­le di Sicilia.

Il pri­mo e più impor­tan­te obiet­ti­vo fu l’isola di Pan­tel­le­ria, per i suoi impian­ti radar, il cam­po d’aviazione e l’annesso l’hangar “Ner­vi”, l’aviorimessa pro­tet­ta più gran­de dell’epoca che pote­va acco­glie­re fino a 80 aerei. Dal 9 mag­gio al 11 giu­gno 1943 l’isola ven­ne bom­bar­da­ta con­ti­nua­men­te dagli aerei USAF e RAF e, in segui­to, iso­la­ta via mare da un bloc­co nava­le. La guar­ni­gio­ne dell’isola si arre­se l’11 giu­gno 1943 dopo qua­si un mese di bom­bar­da­men­ti aerei duran­te i qua­li furo­no sgan­cia­te oltre 6.200 ton­nel­la­te di bombe.

Nei suoi fon­da­li giac­cio­no, come testi­mo­nia que­sto recu­pe­ro, mol­te­pli­ci relit­ti di mez­zi nava­li e aerei, testi­mo­ni dram­ma­ti­ci di una vicen­da ter­ri­bi­le e nel con­tem­po gran­dio­sa, di cui ricor­re quest’anno l’ottantesimo anniversario.