Intervista alla cantautrice Serena Ganci in visita a Pantelleria. All’isola ha dedicato un canto straordinario. Abbiamo parlato di arte, di cultura, di spiritualità, dell’isola…
di Francesca Marrucci
In visita sull’isola di Pantelleria, la cantautrice e attrice Serena Ganci, ha portato anche la canzone ‘Pantiddraria’, composta dopo aver letto il romanzo di Lucia Boldi ‘Cucurummà’.
A cappella, Serena ha eseguito a sorpresa per il pubblico, la sua canzone durante la presentazione del libro presso la Cantina D’Ancona, un amore viscerale quello per Pantelleria, che si conferma musa ispiratrice per tanti artisti.
Abbiamo approfittato della presenza sull’isola della cantautrice e attrice, insegnante presso la Salvo D’Amico, per parlare del suo lavoro e di Pantelleria, di spiritualità e di solidarietà femminile. Ne è uscita una chiacchierata per niente scontata e che offre tanti altri spunti di riflessione.
Il libro di Lucia Boldi, Pantiddraria ti ha ispirato il bellissimo canto che ci hai regalato alla fine dell’evento, ma cos’è dell’isola di Pantelleria che ti ha affascinato di più?
Credo che la cosa più affascinante di questa isola sia la sua potenza. Un’isola primitiva, difficile, complessa e più potente persino di chi la abita. Nonostante queste difficoltà e questa potenza, è capace anche di una grande accoglienza. Secondo me Pantelleria è una di quelle isole che o ti innamori perdutamente o la detesti.
Sei un’attrice, musicista, cantautrice, vincitrice di Musicultura 2010, un’artista completa. Dopo la parentesi pantesca, a cosa stai lavorando?
Prossimamente terrò un concerto all’Orto Botanico di Palermo al Festival Metamorphosis che si terrà a partire dal 24 agosto, dove mi esibirò con un quintetto che mi accompagnerà nell’esecuzione di miei brani. Il 2 settembre sarò al Museo Archeologico Regionale Salinas, dove mi esibirò in un reading del libro che ha vinto l’ultimo Premio Strega, ‘Come d’aria’ di Ada D’Adamo, insieme ad un’attrice, Danila Macaluso. Ad ottobre poi inizierà la nuova stagione, ma ancora non posso rivelare nulla…
Pensi di tornare a Pantelleria e realizzare qui qualche progetto?
L’idea di tornare a Pantelleria per fare qualcosa mi stimola tantissimo. Mi piacerebbe venire sia in veste di interprete, quindi venire a portare un progetto mio, ma anche sarebbe bello, secondo me, l’organizzazione di una rassegna. Quello di cui mi sono resa conto in questi giorni sull’isola, è che la proposta culturale non è molto presente. Sembra più un’isola da festa, forse perché è sempre stato così. Eppure credo ci sia un’utenza predisposta, anzi curiosa, di poter accedere a spettacoli culturali, teatro, concerti, performance.
In effetti, Serena non sa che fino allo scorso anno c’era una ricca Stagione Culturale Estiva con più di 50 eventi tra quelli che ha nominato. Ma si sa, la cultura è interpretata in modo differente a seconda delle Amministrazioni che governano e quella attuale ha fatto campagna elettorale proprio contro questo tipo di rassegne. Un ritorno al passato che però i panteschi hanno preferito e scelto, quindi bisogna rispettare la loro scelta.
Sei molto impegnata sui temi sociali, a febbraio hai diretto un coro di 30 elementi con la tua Ninna Nanna legata a un episodio realmente avvenuto. Ci vuoi parlare di questo progetto?
Quel progetto è nato da un’urgenza, sono mamma anche io. Un fatto di cronaca orribile, una mamma che ha perso la figlioletta per soffocamento per essersi addormentata stremata dopo un lungo travaglio, che ha portato l’urgenza e la necessità di raccontare le madri in un modo diverso.
Le madri non sono delle supereroine, sono semplicemente delle persone come tutte, che hanno le loro fragilità e debolezze che hanno una pressione sociale pazzesca che vuole che aderiscano ad un modello perfetto ed impossibile da raggiungere.
L’idea di coinvolgere tutte queste donne in un canto corale era da un lato l’idea del sostegno a questa madre, dall’altro un urlo femminile e femminista sotto una forma tradizionale che è quella della preghiera e del rito.
A giugno, al Sicilia Jazz Festival hai portato il tuo spettacolo ‘Come una preghiera’ dove il canto, proprio come in ‘Pantiddraria’ ritorna al suo stato più originale e privo di orpelli. Parlaci di questo spettacolo.
Come ti dicevo, per me l’idea di preghiera è qualcosa di profondo, primitivo. Mio padre era un Pastore, io sono Valdese, quindi sono cresciuta in un ambiente in cui il senso della preghiera era molto forte, molto netto.
Ovviamente, anche nella mia vita di adulta, ho sperimentato in modo diverso cosa vuol dire preghiera. L’atto della preghiera, l’atto del rito è un atto sacro, che prescinde, secondo me, da qualsiasi credo.
È proprio la connessione più profonda con la parte più spirituale dell’uomo. Io sono convinta che oltre ad essere anima e cervello, siamo anche spirito. È come se questi tempi ci abbiano allontanato dalla nostra dimensione spirituale.
Per tornare allo spirito, bisogna tornare al rito. Il rito è una formula, è una modalità, che ci permette di entrare in connessione con questa parte spirituale, quindi ‘Come una preghiera’ è uno spettacolo che parla della modalità per entrare in contatto con questa parte che è la più profonda dell’uomo.
Non si parla di Dio o di religione, ma come ritrovare la nostra parte più spirituale.
Chi è Serena Ganci?
Serena Ganci nasce a Palermo il 25 dicembre 1979 in una famiglia di artisti. Studia pianoforte al Conservatorio di Palermo e all’età di 18 anni comincia gli studi universitari in Musicologia. Dopo la laurea, si trasferisce a Parigi per un dottorato di ricerca su i Tre Concerti Sacri di Duke Ellington.
Nello stesso anno prosegue gli studi di jazz al Conservatorio del 13° Arrondissement de Paris, producendosi nei jazz club proponendo un hommage à Luigi Tenco.
Nel 2007 inizia a scrivere le sue canzoni: un mélange di jazz e musica d’autore; nel gennaio 2008 pubblica il suo primo disco “Scirocco” con il nome in arte Serenella, distribuito da FNAC.
Nel luglio 2008 l’album esce in Italia distribuito da Family Affair e riceve ottimi consensi da parte della critica e della stampa musicale nazionale.
Nell’agosto 2008 Serena riceve il primo premio della rassegna “Memorial Rosa Balistreri”. Collabora con diversi jazzisti della scena francese tra cui Stephane Belmondo, Aldo Romano, Romain Brizemur, Laurent de Olivera, Nicola Stilo.
Nel 2010 è stata la vincitrice assoluta della XXI Edizione di “Musicultura” con la canzone “Addio”. Nel 2011 è il suo secondo disco Divento viola, che la vede in duo nel progetto Iotatòla con Simona Norato.
Vince anche il premio AFI come miglior progetto discografico a Musicultura. Pubblica due dischi con il progetto Iotatola con la produzione di Maurizio Filardo. Con Iotatola si esibisce in italia e all’estero (Carroponte, Rrock in Roma, Premio Tenco, Alimentation Generale Paris, Pop Kom Berlino) partecipa anche a PARLA CON ME di Serena Dandini ed é ospite di Radio 2 Social Club Asiago, Live Isoradio…)
Dal 2013 Serena Ganci comincia un importante sodalizio con la regista Emma Dante con la quale va in scena come performer e compositrice con “Io, Nessuno e Polifemo”.
Lavora come compositrice per “Odissea A/R”, ” Le baccanti” e nel 2018 per il ciclo delle tragedie greche di Siracusa “Eracle” dove si ritrova in scena come musicista c e performer.
Le sue musiche sono state eseguite nei piu importanti teatri italiani (Teatro Argentina, Teatro Carignano, Teatro Bellini, Teatro Olimpico, Teatro Biondo, Teatro Greco di Taormina, Teatro Vittoria, Teatro Greco di Siracusa, Teatro Greco di Pompei e Teatro Romano di Verona).
Serena Ganci ha scritto anche alcune musiche per il film di Paolo Genovese “Tutta colpa di Freud” e per il film francese della regista Caroline Deroix “L’Indompté”.
Serena attualmente è docente di canto alla scuola dei mestieri dello spettacolo del Teatro Biondo diretta da Emma Dante e docente all’Accademia Nazionale D’Arte Drammatica Silvio D’Amico di Roma.
Ho iniziato a 16 anni a scrivere sui giornali locali, per poi crearne uno, Punto a Capo, passando poi ai quotidiani e infine all’online.
Oggi, oltre a dirigere Punto a Capo Online e Punto a Capo Sport, collaboro con altri quotidiani online e dirigo l’Ufficio Stampa di Punto a Capo.
Inoltre, sono traduttrice, insegnante e Presidente della Onlus che pubblica il giornale. Faccio tante cose, probabilmente troppe, adoro scrivere, leggere e viaggiare e ho bisogno sempre di nuovi stimoli, di iniziare nuove avventure e creare nuovi progetti.