Dietro un grande attore, c’e un’esile, piccola, grande donna. Per la rubrica Personaggi Panteschi, Lucia Boldi dedica a Nuccia Farina, protagonista di questa estate pantesca con spettacoli, presentazioni di libri e canzoni, un pensiero particolare
di Lucia Boldi
Se vi capitasse di passare dalla contrada di San Vito, al mattino presto, potreste vederla mentre, in pantaloncini e maglietta, annaffia le bouganville del suo dammuso. Lo stesso dammuso che ospita, dal 16 agosto e fino al 25, “La casa dei silenzi” di Gianni Bernardo.
Nuccia Farina, pantesca DOC, sembra una ragazzina esile e aggraziata e invece è una donna al quadrato, forte come l’albero di gelsi bianchi cresciuto dopo che una bomba, nel 1943, ha scavato un buco nero nel suo giardino.
La stessa energia che scorre in quell’albero dal tronco contorto scorre in lei: autrice di libri e di brani musicali, cantante lirica, ma anche popolare – stupenda quando canta in pantesco – e infine attrice, come in questa performance insieme a Gianni Bernardo.
Tutte le sere è lei che introduce gli spettatori de La casa dei silenzi verso un percorso di ricordi e fatti avvenuti tanti anni fa sull’isola. Un riflettore la illumina, tutta vestita di bianco, con la pelle diafana, ma la voce forte e prepotente, a dispetto del corpo esile: “OOOH Fimmini…”
Comincia così il suo monologo ammaliante: una storia antica, un cielo trapuntato di stelle quasi fosse carta di presepe, un’accogliente ducchena sotto la palma che ondeggia dolcemente al leggero scirocco di Pantiddrarìa.
Non ci si può distrarre quando parla Nuccia Farina, riesce a catturare l’attenzione del pubblico con una forza che non ci si aspetta, una determinazione nella voce, nei gesti e perfino nello sguardo, che non lascia scampo. Se Gianni Bernardo, in teatro, merita l’appellativo di Maestro, Nuccia Farina è di sicuro una “supplente” di alta caratura.
Alla fine della serata è lei che fa gli onori di casa accogliendo, insieme alla poetessa Caterina D’Aietti, gli spettatori di questo “teatro di nicchia” nel giardino sul retro: uno sguardo alla “Cevusa Bianca”, l’albero di gelsi ancora testimone dopo 80 anni del trionfo della rinascita sulla distruzione, un bicchierino di passito, quattro chiacchiere con il Maestro, sempre sotto il suo sguardo gentile e accogliente di padrona di casa, anzi, di dammuso.
Onore quindi al grande Gianni Bernardo e al suo teatro avanguardista che guarda al passato, ma diamo anche a Cesare-Nuccia, vestita di bianco, quel che le appartiene: un caldo applauso di riconoscimento.
Lucia Boldi, nata a Palermo nel 1961, ama definirsi una collezionista di storie e di emozioni. Da giovanissima ha firmato articoli di attualità per il giornale L’Ora. Negli anni ottanta, nella storica via Libertà, ha aperto una boutique, diventata presto luogo di nicchia per le appassionate di moda. Per quasi quarant’anni ha ricercato la bellezza nei vestiti e fatto emozionare tante donne grazie alla linea ardita di un abito, alla consistenza eterea di un caftano in seta o alla forma originale di una collana. Quando la moda ha smesso di darle il batticuore, ha scoperto che con la penna poteva ricreare lo stesso incanto. Scegliere le collezioni o scrivere libri sono due attività che, a suo dire, si somigliano: si tratta sempre di esprimere la propria personalità e i propri sentimenti, anche se in maniera diversa. Cucurummà è il suo romanzo d’esordio.