Per la rubrica Lettori e Scrittori, torna un racconto di Rosa D’Aietti su alcune persone che hanno fatto parte della sua prima infanzia
Una di queste, la signora Pina Modica è venuta a mancare proprio qualche giorno fa e Rosa dedica a lei questo suo racconto
IL DIVANO CON LE FRANGE
Dopo quasi 60 anni, ho ancora nitida nella mia mente l’immagine di me bambina seduta su quel divano arancione con le frange, immobile come mi avevano insegnato.
Era Il salotto della signora Calogera, la mamma della signora Giardina, un’insegnante elementare spedita a Pantelleria dal “Continente”.
Aveva preso in affitto una camera nella casa accanto alla nostra, per la verità non proprio tanto accanto, ma dove vivevano le ragazze Modica. La loro mamma era morta e loro vivevano con il padre e la loro ‘mammina’, una signora proveniente da Paceco, un paese della Sicilia.
Avevano anche dei fratelli: Nando che poi si fece prete, Diego e boh… la mia memoria si perde. Ero molto piccola, ricordo che Nando mi adorava, tutti mi adoravano, e mi facevano il bagno in pubblico, sulla strada, dove allora non passavano macchine.
La signora Giardina, invece, era arrivata nella nostra isola con i suoi due figli. Una di loro, Erina, era mia coetanea. Si instaurò con la mia mamma una bella amicizia.
L’anno dopo la signora non alloggiò più dalle ragazze Modica, ma fu destinata in una Contrada lontana e fu perciò costretta a prendere una casa lì. Era una casa completamente disadorna e mia madre la fornì di un piccolo corredo di tazze, bicchieri e così via, togliendo quanto fosse superfluo dalla nostra credenza, per la verità non molto fornita.
Questo atto di generosità la signora lo apprezzò e non lo scordò mai e quando invitò mia madre nel suo paese, le apparecchiò la tavola con posate d’argento e bicchieri di cristallo come fosse una regina.
Conobbi così un altro mondo, quello della Sicilia borghese.
La nostra era una famiglia semplice, i miei nonni possedevano molta “roba”, ma non c’erano troppi sfarzi e la nostra casa era piena solo di allegria, gente che andava e gente che veniva.
I miei genitori avevano molti amici, possedevano una radio tipo bar e a volte espatriavano verso le contrade per andare a trovare i loro amici e ballare.
La gente entrava dalla porta-finestra della cucina, questa acrobazia la compiva in particolare Rosa, una delle sorelle Modica che abitavano al di là del cortile interno.
Le altre sorelle erano più pacate, dedite alla casa e anche al rammendo delle preziose calze di nylon che si portavano prima dell’avvento degli attuali collant.
Come cambiano i tempi, come cambia la vita! E come eravamo felici pur nella nostra semplicità! In quella casa si trasferì un parrucchiere, Pinotto, frequentato anche dalle signore snob dell’isola. Me ne ricordo una che arrivava addirittura in macchina e indossava i pantaloni: che scandalo! Sopra i pantaloni una maglia con le frange, frange come quelle del sofà arancione della Calogera.
Ho divagato ancora…
In realtà, quello che volevo dire e raccontare riguardava le sorelle Modica, loro che sono state un bel punto di riferimento nella nostra vita, amiche sincere della mia mamma. Mai la sentii parlare male di loro eppure mia madre era molto esigente. Possibile che in tanti anni non abbia mai avuto da dire di loro?
Probabilmente, erano talmente rette ed educate da non averla mai delusa oppure lei le amava talmente tanto da non vedere nessun difetto in loro e forse era grande il desiderio di dar loro quell’affetto loro mancato a causa della morte della propria mamma.
Non ricordo altro. Non capivo perché chiamassero ‘mammina’ quella signora di Paceco. Credo che anche esse abbiano contribuito a formarci e a insegnare, soprattutto alle mie sorelle maggiori, molte arti casalinghe.
Una delle sorelle si è trasferita come noi qui nell’Agro Pontino e, strano scherzo del destino, mio nipote ha sposato una sua nipote. Quell’amicizia si è consolidata qui, in questa terra che ci ospita lontane dalla nostra isola.
Rosa D’Aietti
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