Lettori e Scrittori. DUE BAMBINI ATTENTI AL LUPO di Antonio Valenza

Lettori e Scrittori. DUE BAMBINI ATTENTI AL LUPO di Antonio Valenza

28/08/2023 0 Di Redazione

Per la rubrica Lettori e Scrittori, oggi ospitiamo un racconto di Antonio Valenza che ci riporta ai Carnevali degli anni 90 nei Circoli panteschi e a due bambini che cantavano ‘Attenti al lupo’. E Antonio fa un appello: chi erano quei due ragazzini e dove sono oggi?

DUE BAMBINI ATTENTI AL LUPO

Mi accin­go a scri­ve­re que­ste righe con una cer­ta rilut­tan­za e con mol­ta pudi­ci­zia per un fat­to che con­si­de­ro inti­mo, ma sono spe­ran­zo­so che quan­to scri­ve­rò pos­sa esse­re di spro­ne per acqui­si­re mag­gior sicu­rez­za e con­sa­pe­vo­lez­za di sé stes­si nei lettori.

Come cre­do mol­ti di voi san­no, per cir­ca una tren­ti­na d’anni ho fre­quen­ta­to i pal­chi musi­ca­li dei Cir­co­li duran­te il Carnevale.

Tan­ti sono i ricor­di bel­li lega­ti a que­sta mia espe­rien­za, ma pochis­si­mi i momen­ti di pura feli­ci­tà lega­ta a que­sti ricor­di. Uno di que­sti momen­ti è avve­nu­to duran­te il Car­ne­va­le ‘90-’91.

Anni pri­ma ave­vo avu­to un pro­li­fi­co perio­do posi­ti­vo, duran­te il qua­le, assie­me ai miei com­pa­gni di allo­ra, ave­va­mo rivo­lu­zio­na­to il modo di frui­zio­ne del­la musi­ca da bal­lo a Pan­tel­le­ria, espe­rien­za a mio pare­re ine­gua­glia­ta da altri in segui­to e a tutt’oggi, anche se i ten­ta­ti­vi di imi­ta­zio­ne sono sta­ti molteplici.

A cau­sa di incom­pren­sio­ni però, dopo que­sta espe­rien­za mi sono ritro­va­to a dover cam­bia­re tre for­ma­zio­ni in tre anni. Il mio mora­le e la mia fru­stra­zio­ne ave­va­no ormai rag­giun­to i livel­li massimi.

carnevale circoli pantelleria

La for­ma­zio­ne di cui face­vo par­te nel Car­ne­va­le ‘90-’91 ave­va oltre­tut­to un difet­to non tra­scu­ra­bi­le: anni pri­ma, con la vec­chia for­ma­zio­ne, ave­va­mo intro­dot­to bra­ni can­ta­ti rigo­ro­sa­men­te di musi­ca pop ita­lia­na e ingle­se; il pub­bli­co si era ormai abi­tua­to a que­sto e quel­la for­ma­zio­ne del Car­ne­va­le ‘90-’91 non ave­va un cantante.

Nono­stan­te io non aves­si mai avu­to espe­rien­ze cano­re, dovet­ti cede­re alle insi­sten­ze del mio grup­po che vole­va asso­lu­ta­men­te mi cimen­tas­si. Scel­si una can­zo­ne in voga in quel perio­do e che tro­va­vo par­ti­co­lar­men­te adat­ta alle mie cor­de: “Atten­ti al lupo” di Lucio Dal­la, suc­ces­so che sicu­ra­men­te in mol­ti anco­ra ricordano.

Le pro­ve anda­ro­no benis­si­mo, sia quan­to riguar­da l’interpretazione del bra­no, sia quan­to riguar­da la ridu­zio­ne dell’arrangiamento per pic­co­la for­ma­zio­ne, tra­mi­te la mia riscrit­tu­ra del­la par­ti­tu­ra e la mia pro­gram­ma­zio­ne di un sin­te­tiz­za­to­re, all’epoca pri­vo di suo­ni pre­im­po­sta­ti. Oltre­tut­to, in quel perio­do ero l’unico in gra­do di tra­scri­ve­re par­ti­tu­re e a pos­se­de­re un sin­te­tiz­za­to­re in gra­do di simu­la­re i più sva­ria­ti stru­men­ti musi­ca­li. Il bra­no fu mes­so in sca­let­ta e devo immo­de­sta­men­te dire che ebbe par­ti­co­la­re suc­ces­so, sicu­ra­men­te più per la novi­tà disco­gra­fi­ca che per la mia interpretazione.

Il momen­to di pura feli­ci­tà di cui vole­vo par­la­re è solo indi­ret­ta­men­te col­le­ga­to alle nostre esi­bi­zio­ni del Car­ne­va­le ‘90-’91. Nel pome­rig­gio dell’indomani di una nostra esi­bi­zio­ne al Cir­co­lo, mi recai a pie­di al tabac­chi­no vici­no casa per com­pra­re le siga­ret­te. Al ritor­no fui rag­giun­to da due ragaz­zi­ni di 6/7 anni che scor­raz­za­va­no alle­gra­men­te in bici­clet­ta. Arri­va­ti alla mia altez­za, aven­do­mi rico­no­sciu­to, uno di essi si mise a can­tic­chia­re il solo ver­so del tito­lo di “Atten­ti al lupo”. Feli­ce del loro can­tic­chia­re, sor­ri­si loro, nel frat­tem­po anda­ro­no via schia­maz­zan­do e io ritor­nai fuman­do a casa.

Si fos­se trat­ta­to di due adul­ti con il loro atteg­gia­men­to spes­so di fac­cia­ta, quel can­tic­chia­re pro­ba­bil­men­te mi avreb­be infa­sti­di­to per­ché pen­sa­to irri­ve­ren­te. Ma trat­tan­do­si di bam­bi­ni, anco­ra inno­cen­ti e sin­ce­ri, quell’attimo di feli­ci­tà improv­vi­sa e impre­vi­sto, lasciò in me spa­zio al pen­sie­ro che il mes­sag­gio del­la mia comu­ni­ca­zio­ne musi­ca­le era arri­va­to e a loro vol­ta i bam­bi­ni incon­scia­men­te me lo sta­va­no dicendo.

Ero diven­ta­to con­sa­pe­vo­le che gli anni pas­sa­ti a impa­ra­re l’artigianato musi­ca­le non era­no sta­ti spre­ca­ti inva­no e nel frat­tem­po ave­vo anche svi­lup­pa­to la capa­ci­tà di comu­ni­ca­re le mie emo­zio­ni e que­ste arri­va­va­no al pub­bli­co. Per­ché una cosa è ese­gui­re pedis­se­qua­men­te dei pal­li­ni neri stam­pa­ti in una par­ti­tu­ra, men­tre cosa ben diver­sa è dar­ne un sen­so, interpretandole.

For­te del­la con­sa­pe­vo­lez­za di riu­sci­re a comu­ni­ca­re tra­mi­te la musi­ca, con l’arrivo dell’estate feci quel pas­so al qua­le da un anno mi pre­pa­ra­vo: appro­fit­tan­do di un’offerta di lavo­ro per una tour­née con Bia­gio Anto­nac­ci, mi fer­mai a Mes­si­na per sei lun­ghi e pro­fi­cui anni. Poi, pur­trop­po o per for­tu­na, il richia­mo del­la fore­sta mi ripor­tò a Pantelleria.

A distan­za di ormai oltre trent’anni, mi pia­ce­reb­be incon­tra­re nuo­va­men­te quei due bam­bi­ni, ormai diven­ta­ti adul­ti. Vor­rei sem­pli­ce­men­te dir loro grazie.

E gra­zie a tut­ti voi per la vostra attenzione.

Anto­nio Valenza

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