Per la rubrica Lettori e Scrittori, oggi ospitiamo un racconto di Antonio Valenza che ci riporta ai Carnevali degli anni 90 nei Circoli panteschi e a due bambini che cantavano ‘Attenti al lupo’. E Antonio fa un appello: chi erano quei due ragazzini e dove sono oggi?
DUE BAMBINI ATTENTI AL LUPO
Mi accingo a scrivere queste righe con una certa riluttanza e con molta pudicizia per un fatto che considero intimo, ma sono speranzoso che quanto scriverò possa essere di sprone per acquisire maggior sicurezza e consapevolezza di sé stessi nei lettori.
Come credo molti di voi sanno, per circa una trentina d’anni ho frequentato i palchi musicali dei Circoli durante il Carnevale.
Tanti sono i ricordi belli legati a questa mia esperienza, ma pochissimi i momenti di pura felicità legata a questi ricordi. Uno di questi momenti è avvenuto durante il Carnevale ‘90-’91.
Anni prima avevo avuto un prolifico periodo positivo, durante il quale, assieme ai miei compagni di allora, avevamo rivoluzionato il modo di fruizione della musica da ballo a Pantelleria, esperienza a mio parere ineguagliata da altri in seguito e a tutt’oggi, anche se i tentativi di imitazione sono stati molteplici.
A causa di incomprensioni però, dopo questa esperienza mi sono ritrovato a dover cambiare tre formazioni in tre anni. Il mio morale e la mia frustrazione avevano ormai raggiunto i livelli massimi.
La formazione di cui facevo parte nel Carnevale ‘90-’91 aveva oltretutto un difetto non trascurabile: anni prima, con la vecchia formazione, avevamo introdotto brani cantati rigorosamente di musica pop italiana e inglese; il pubblico si era ormai abituato a questo e quella formazione del Carnevale ‘90-’91 non aveva un cantante.
Nonostante io non avessi mai avuto esperienze canore, dovetti cedere alle insistenze del mio gruppo che voleva assolutamente mi cimentassi. Scelsi una canzone in voga in quel periodo e che trovavo particolarmente adatta alle mie corde: “Attenti al lupo” di Lucio Dalla, successo che sicuramente in molti ancora ricordano.
Le prove andarono benissimo, sia quanto riguarda l’interpretazione del brano, sia quanto riguarda la riduzione dell’arrangiamento per piccola formazione, tramite la mia riscrittura della partitura e la mia programmazione di un sintetizzatore, all’epoca privo di suoni preimpostati. Oltretutto, in quel periodo ero l’unico in grado di trascrivere partiture e a possedere un sintetizzatore in grado di simulare i più svariati strumenti musicali. Il brano fu messo in scaletta e devo immodestamente dire che ebbe particolare successo, sicuramente più per la novità discografica che per la mia interpretazione.
Il momento di pura felicità di cui volevo parlare è solo indirettamente collegato alle nostre esibizioni del Carnevale ‘90-’91. Nel pomeriggio dell’indomani di una nostra esibizione al Circolo, mi recai a piedi al tabacchino vicino casa per comprare le sigarette. Al ritorno fui raggiunto da due ragazzini di 6/7 anni che scorrazzavano allegramente in bicicletta. Arrivati alla mia altezza, avendomi riconosciuto, uno di essi si mise a canticchiare il solo verso del titolo di “Attenti al lupo”. Felice del loro canticchiare, sorrisi loro, nel frattempo andarono via schiamazzando e io ritornai fumando a casa.
Si fosse trattato di due adulti con il loro atteggiamento spesso di facciata, quel canticchiare probabilmente mi avrebbe infastidito perché pensato irriverente. Ma trattandosi di bambini, ancora innocenti e sinceri, quell’attimo di felicità improvvisa e imprevisto, lasciò in me spazio al pensiero che il messaggio della mia comunicazione musicale era arrivato e a loro volta i bambini inconsciamente me lo stavano dicendo.
Ero diventato consapevole che gli anni passati a imparare l’artigianato musicale non erano stati sprecati invano e nel frattempo avevo anche sviluppato la capacità di comunicare le mie emozioni e queste arrivavano al pubblico. Perché una cosa è eseguire pedissequamente dei pallini neri stampati in una partitura, mentre cosa ben diversa è darne un senso, interpretandole.
Forte della consapevolezza di riuscire a comunicare tramite la musica, con l’arrivo dell’estate feci quel passo al quale da un anno mi preparavo: approfittando di un’offerta di lavoro per una tournée con Biagio Antonacci, mi fermai a Messina per sei lunghi e proficui anni. Poi, purtroppo o per fortuna, il richiamo della foresta mi riportò a Pantelleria.
A distanza di ormai oltre trent’anni, mi piacerebbe incontrare nuovamente quei due bambini, ormai diventati adulti. Vorrei semplicemente dir loro grazie.
E grazie a tutti voi per la vostra attenzione.
Antonio Valenza
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