Dopo l’Editoriale di ieri, mi stanno arrivando tanti messaggi, telefonate e testimonianze di donne vittime di violenza come la nostra Annalisa.
Diamo voce a queste donne, portiamo testimonianze importanti che ci si può salvare.
La prima a parlarci della sua esperienza è Roberta, in attesa che altre donne si facciano coraggio ed inizino a gridare. Basta silenzio!
di Francesca Marrucci
Contatto Facebook @francescamarrucci – Scrivimi una mail
L’Editoriale su Annalisa ha avuto un effetto dirompente, un effetto che nemmeno io immaginavo, sinceramente. A prescindere dalle letture, dalle condivisioni e dai commenti, il fatto che il messaggio sia stato ascoltato e sia arrivato, è testimoniato soprattutto dai messaggi e dalle telefonate che mi stanno arrivando da ieri di donne pantesche che si sono riconosciute o hanno riconosciuto situazioni note nella vicenda di Annalisa e nella disamina fatta della situazione a Pantelleria e in Italia.
Il fatto che in troppi ancora nascondano l’esistenza di questo problema o lo neghino o, peggio, cerchino di giustificarlo, rappresenta l’ennesima ferita, l’ennesimo colpo inferto alle donne e alle ragazze che sono vittime di violenza da parte di compagni, padri, fratelli, mariti.
È confortante che le donne comincino a parlare, a venire fuori, a denunciare, soprattutto quelle che sono riuscite a farcela a dire no, a reagire.
Sono un esempio importante, fondamentale, per far capire a quante ancora non trovano il coraggio che si può fare, ci si può riappropriare della propria vita, si può sfuggire dal terrore e mettersi in salvo e, se presenti, salvare anche i propri figli.
Continueremo a parlare con forza di questo argomento, come ho sempre fatto in questi anni, con particolare impegno soprattutto a Pantelleria.
Oggi diamo voce a Roberta, che mi ha scritto una lettera toccante e commovente, forte e straziante, sulla sua esperienza personale. Roberta tocca anche un altro tema che mi sta molto a cuore: i figli delle vittime di violenza.
Non ho ritenuto di dover ‘correggere’ la sua lettera, come lei mi ha chiesto, perché esprime di cuore e d’istinto le emozioni e le fa arrivare dritte nel lettore. Cambiare questo flusso di emozioni avrebbe falsato il suo messaggio.
La ringrazio per questa lettera, anche a nome delle tante donne a cui dà voce. Il silenzio in questi casi non serve, anzi è molto pericoloso e di silenzio ce n’è stato fin troppo.
Rimango a disposizione per quante vogliano chiedere info, aiuto, sostegno o portare la loro testimonianza, ma anche di chi vuole impegnarsi e fare qualcosa per proseguire un percorso di sensibilizzazione e prevenzione sul territorio, donne e uomini.
Insieme possiamo fare tanto, insieme la comunità può fare la differenza.
ECCO LA LETTERA DI ROBERTA
Ciao cara, come va? Dopo l’episodio terribile avvenuto pochi giorni fa sull’isola, ho deciso per la prima volta di parlarne, anzi di scrivere proprio a te.
Sei una gran donna e con una forte sensibilità e sono sicura che saprai come scrivere la mia storia, sempre se lo vorrai. Io non ce la faccio ad esprimermi nel modo corretto e ancor meno vorrei far pena alle tante persone che mi conoscono.
Ho subìto molti maltrattamenti dal mio primo compagno, con il quale sono stata parecchi anni. Innumerevoli le volte che mi ha riempita di botte, fino a quando non sono finita in ospedale quasi in fin di vita…
Avevo deciso di rassegnarmi a stare con lui, perché lo amavo, ma un giorno per strada, mi sono ritrovata davanti una ragazza con un bimbo nel passeggino che prendeva sberle e calci dal suo compagno.
In un attimo mi sono rivista in lei e ho deciso che a mio figlio non avrei mai fatto vedere la sua mamma umiliata in quel modo!
L’ho mollato e sono scappata. Intanto però, sono cresciuta con un padre traditore e violento verso mia madre e non appena io e mia sorella siamo andate via di casa, ha potuto approfittare per farle vedere il vero inferno!
Ho dovuto costringere mia madre a cacciarlo di casa, minacciandola di non vedermi mai più!
Lei l’ha fatto, ma le cose sono peggiorate.
Più volte ha tentato di investirla per strada per portarla alla morte.
Le sue numerose denunce non sono servite a nulla.
Una volta, anche seguita dai Carabinieri, lui ha provato a farle del male, ma loro gli hanno semplicemente parlato e in quel momento è andato via. Quindi non si è risolto nulla.
Dopo un paio di anni c’è finalmente una causa in tribunale contro di lui. Esito?
Condannato a 3 mesi di domiciliari, ma non per quello che aveva fatto a mia madre, ma per non aver pagato le spese processuali! W l’Italia!
Con questo, vorrei poter sensibilizzare i figli delle donne maltrattare a non fingere che tutto sia normale, ma a parlare con il cuore alle loro mamme.
L’amore per un uomo ti fa fare pazzie, ma quello per i figli, ti fa ragionare.
Scusa lo sfogo e spero di non averti intristito. Per me è davvero la prima volta che racconto questo è ancora non so se sto facendo la cosa giusta.
Spero di cuore che le mie parole possano servire a far pensare a quant’è bello vivere, nonostante tutto.
Tutto si può superare, ma solo finché c’è la vita.
Roberta M.
Cara, grazie per le tue parole, non quelle che riguardano me, ma la tua storia.
L’importanza di testimonianze come la tua è inestimabile per quanti ancora negano l’evidenza, per quanti preferiscono nascondere e nascondersi, per le donne che pensano che non se ne esca, che non ci sia speranza.
La speranza c’è e tu la rappresenti appieno. Non chiederti se stai facendo la cosa giusta, perché è così. Perché è parlare direttamente a chi si trova nella stessa situazione e dire, anzi gridare, non sei sola.
Grazie di questa testimonianza.
Francesca Marrucci
Ho iniziato a 16 anni a scrivere sui giornali locali, per poi crearne uno, Punto a Capo, passando poi ai quotidiani e infine all’online.
Oggi, oltre a dirigere Punto a Capo Online e Punto a Capo Sport, collaboro con altri quotidiani online e dirigo l’Ufficio Stampa di Punto a Capo.
Inoltre, sono traduttrice, insegnante e Presidente della Onlus che pubblica il giornale. Faccio tante cose, probabilmente troppe, adoro scrivere, leggere e viaggiare e ho bisogno sempre di nuovi stimoli, di iniziare nuove avventure e creare nuovi progetti.