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Pantelleria, femminicidio. Un lettore: e la pena all’aguzzino?

Salvatore Puccio

Salvatore Puccio

Continuano le lettere dei cittadini, turbati da quanto accaduto ad Annalisa Fontana. Ospitiamo oggi tre lettere arrivate ieri in Redazione. Questa è la prima.

Leg­gi la secon­da – Leg­gi la ter­za

Caro Diret­to­re,

pian­ge­re sì sul “lat­te ver­sa­to”, ma il gra­ve dan­no ha pro­dot­to gua­sti qua­si impos­si­bi­li da sana­re. Biso­gne­reb­be che lo Sta­to cam­bias­se anche atteg­gia­men­to nei con­fron­ti di un assas­si­no (pre­me­di­ta­to?).

Que­sto igno­bi­le indi­vi­duo, come dispo­ne­va di ben­zi­na? Non l’a­vrà com­pe­ra­ta per com­met­te­re que­sta atrocità?

Per­ché la nostra socie­tà, nel punir­lo, deve soste­ne­re spe­se ingen­ti e non impor­gli un lavo­ro che pos­sa paga­re il suo vive­re anche da erga­sto­la­no ed i restan­ti pro­ven­ti del det­to lavo­ro, desti­nar­li ai figli del­la defun­ta? Qual­cu­no dirà lavo­ri for­za­ti? Ed io dico che non è così!

Tut­ti noi dob­bia­mo lavo­ra­re o abbia­mo lavo­ra­to per man­te­ner­ci e fare vive­re deco­ro­sa­men­te i com­po­nen­ti mino­ri del­le nostre fami­glie! Allo­ra anche noi, libe­ri, dovrem­mo dire che sia­mo con­dan­na­ti ai lavo­ri forzati?

Fac­cia­mo “scru­sciu” e costrin­gia­mo lo Sta­to ad inter­ve­ni­re e non fare diven­ta­re il car­ce­re una pri­gio­ne dora­ta, dove il puni­to vive meglio di noi anche se la sera è costret­to a dor­mi­re in cella?

Sal­va­to­re Puccio

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