Continuano le lettere dei cittadini, turbati da quanto accaduto ad Annalisa Fontana. Ospitiamo oggi tre lettere arrivate ieri in Redazione. Questa è la prima.
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Caro Direttore,
piangere sì sul “latte versato”, ma il grave danno ha prodotto guasti quasi impossibili da sanare. Bisognerebbe che lo Stato cambiasse anche atteggiamento nei confronti di un assassino (premeditato?).
Questo ignobile individuo, come disponeva di benzina? Non l’avrà comperata per commettere questa atrocità?
Perché la nostra società, nel punirlo, deve sostenere spese ingenti e non imporgli un lavoro che possa pagare il suo vivere anche da ergastolano ed i restanti proventi del detto lavoro, destinarli ai figli della defunta? Qualcuno dirà lavori forzati? Ed io dico che non è così!
Tutti noi dobbiamo lavorare o abbiamo lavorato per mantenerci e fare vivere decorosamente i componenti minori delle nostre famiglie! Allora anche noi, liberi, dovremmo dire che siamo condannati ai lavori forzati?
Facciamo “scrusciu” e costringiamo lo Stato ad intervenire e non fare diventare il carcere una prigione dorata, dove il punito vive meglio di noi anche se la sera è costretto a dormire in cella?
Salvatore Puccio
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